ANTONIO TRUCILLO, Dieci poesie inedite (da Mingati)

L’asciuga-lacrime

                  Odicina alla bambina mancina

Dico: lunedì daremo
il ballerino in pegno
e capirai la gerarchia
delle mantelle –
Più appiccicato di questo
“sadico” Justine
dai nerissimi capricci
alla velocità
dei nascondigli …
Scandire uno-due-tre,
l’alito abitare
e più gaudioso entrare nel votivo
boccuccia: maneggiare per uso
la candida rosa.

*

Il viaggio del pugilatore
                                       
Sono ritornato nel canzoniere del delitto
al netto del lirismo
come ogni perdutamente
onore –
la specie elementare
ricomincia la solfa al buio
tossico, andiamo su per giù
in pace …
simbolo nigredo a memoria:
il mallo, guinzaglio dell’alfabeto,
a me, che sia moncherino boria,
le odorosissime sere.

*

She’s a diamond that she wants to stay coal

Ora scordano il peso
dei giacinti e dell’ape
sopra la brezza.

E la nostra sensibilità sulle spalle
che trasse la notte
in modo chimico
oggi è il cieco che dentro un fremito -
barlume smaglia
nel buio accusato.

Chi sa la vita che torce
e chi dice se trasuda o se perla
è la bocca o se è aceto
oppure è guizzo di 

disarmonia dei satiri, oh Yanaihara!
la devozione muso-giallo cenobita.

*

Giardino d’inverno
                           
                   Paradoxa stoicorum

Il progetto è malinconico. Abbiamo impiegato
tanta saliva per la messinscena invernale.

                                            Ogni dramma al suo posto
                                            e qualche stupefatto Vivaldi, che credi?

Finiremo per allucinarci
in tutta sacralità alla rovescia

                                 se questo sogno ha le tettine contate.

Per ogni bosco che vieni si comincia al mondo,
troppo zoppo perciò a scatti.
  
                                          Infinitiva.

*

Con il cuore di Marx e Engels

Insieme il povero Antoine
ho paura.
Il lupo ha corpo
nell’ospedale, insidia
le ossa.

Come volevasi prima, l’ignobile
morente – e l’eroe proletario:
Non chiamarlo così! Gesuita!
Vuoi che elenchi l’amore
da cima a fondo?
L’effetto? Pauroso? Tutti gli effetti?
Come è resecata la sogliola nel mezzo,
millesimali pulsazioni:
ci sono tutti i sintomi
da Plotino al padroncino,
virano da seriali predatori.
Tutto combina nell’ipotesi violenta
a quei rioni.

*

La volpe teatro

Mia nipote operetta cuce viaggi,
fa i suoi giri,
ha perso la storiografia invece,
riprende a comporre
chi abbaia
bis sillabando.

Entrando a piè pari qualche volta
sopra numeri primi (e chi sa sa): la viola da gamba,
il corno inglese
ognuno interpreta poi,
da Senesino, il serpente boa.

Svernare slavofili –
Ipotesi del mondo
(le alate posture) (ma metti che) ecco
sia più puro.

*

Il bastone di san Patrizio

                         Manikarnika ghat - racconto di Benares

Il cameriere col burro
sulla vescica
sobillava i santi eunuchi
presenti alla gala “Lenin è stato
l’uomo più grande su questa terra!”
massaggiando scroto e acerbi manghi,
diceva in preda a saggezza antropofaga
(in effetti il tipetto ostentava sul bavero
un bottoncino dell’eroe immenso
con il pizzetto a punta)…
“E che ne sarà di tutti noi?” (di rimando
domandava agli dèi il folle Orozco)
(gettandosi dal ballatoio dell’albergo)
(lo salvò il servo fedele al dio scimmia).

Il teosofo Artaud riportò dall’Irlanda
sulle spalle del bifolco la tragedia
dell’ebreo errante
e l’Intifada che arde.

*

Honneur aux maquis

“Che dice il marpione ginecologo?”
“Fa soffrire
il coltivabile, e che inizio
portaborse, un assaggio, e come mai?”
“C’è disattenzione
alla palpebra?”

Ora o mai più. Si dice, quando.
Ma è una questione di morte,
quest’ipotesi compassionevole.
Sì, a rassegnarsi, sì a fingersi
occhiali grandi: Watt: Virgilio mago: minnesanger.

*

Gandhiji all’arcolaio

Piuttosto tutto ai suoi piedi
anche i più biechi sacri
senza contare quelle nozze verità
delle ciminiere.

C’è un passaggio 
in quest’ordine nuovo
che fa a pugni
con le cosce
a serramanico
dei Thugs.

Da questo lapis mi congedo.

Va’ all’ordito
anima mia dei secoli
se scola agonizzare la tramatura.
E all’ennesima potenza la tenerezza,
tremola.

*

La vecchia rivoluzione
                                
                      Sturm und drang II

Per margine il gonfiore macina
reame, non ha mai peso specifico
la pallina e la magica, per inciso
futuristica.

°°°   °°°   °°°

Da sudario altre some oltre
l’onorato uffizio mai accudito
al rilascio perché, andiamo! non è più
che movenza, tracima
movenza.

°°°   °°°   °°°
Il damasceno
Fruttifica dal seme in poi,
coraggio dell’animale
ma lui, lui, per J., è un despota, che diavolo!
Attiva nella crosta il magnifico,
il suffragabile.

°°°   °°°   °°°
Raccomando l’impossibile,
uomo-perdiana, ridotto
a questo prezzo, un esemplare
al dì, al minimo
scandaglio e sia pietra.

°°°   °°°   °°°
J. o Giulia
Occhio per occhio, a fidarsi, è
popolo che trova
riparo arcaico
sul ponte levatoio, visto che è talmente
rara la transizione
al santo.

°°°   °°°   °°°

Che vada al macero la baracca
con i cecchini
coltivando dicembrino e Troia la grande,
in assedio da lupo,
ogni fideiussione strascinando.

J. o Giulia

E il traditore? Per l’attracco bretone:
residuo vanamente,
insegue vanamente,
Marcabru. Cova la masnada.

J. o Giulia

Trucco da trafficante: non c’è
accendersi meglio 
del novizio orecchino,
addosso Bafometto,
il trovarobe.

°°°   °°°   °°°
Malattia per malattia si paga
un tot al chilo
in cambio a scalare intermittente
il paterno taglio.

°°°   °°°   °°°
Il damasceno
Di maggio: vigliacco Malebranche:
à la page al limite boschivo,
è Pluribelle soave, e dentro la bava
mangiatoia. 

Biografia di Antonio Trucillo

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