La lettura di L’@nticamera del cervello, mi suggerisce qualche considerazione.
I
Credo che esista una dimensione dell’essere prossima al non essere, ma già vicina al divenire, a cui non addiviene per tara ontologica, che ritrova una sua facies mentale in una possibile anticamera del cervello, all’autore, psicanalista, certo cara per molti motivi e suggestioni.
Un prelogico non del tutto privo di logos e che ritiene ancora molto del caos.
II
D’altronde se La macchina è l’inconscio collettivo, potrà, allora, sussistere un terreno intermedio tra l’individuato e ciò che pure abita l’individuo come sotterraneo motore sociale e collettivo.
III
Seguono relazioni tra l’artefice e l’artificio.
Meccanismi sempre più elaborati, minaccerebbero di usurpare, bestemmia!, prerogative esclusivamente proprie della specie del graphopitheco.
In Hom. Il. 18.417 – 421. Leggiamoche Efesto a colloquio con Teti, viene accompagnato da due automi femmina (…autome, forse, qualcuno oggi direbbe …ma non saprei se veramente tanto bene…). Queste macchine d’oro hanno senno nel cuore e sono abili ad opere umane per volere divino:
Venne fuori zoppicando (Efesto)
due ancelle si davano da fare a sostenere il signore
auree, simili a fanciulle vive,
avevano mente nel cuore e voce e forza
conoscevano le opere per concessione degli dei immortali….
Forse, solo ad un dio è possibile costruire macchine assennate e operose come si suppone dovrebbe essere un uomo….
Forse solo un dio può aspirare a macchine complete di φρήν e νόος.
IV
Dacché l’artefice esprime la sua qualità attraverso l’artificio appunto, ci si potrà chiedere se mai l’artificiale possa eguagliare il suo demiurgo, divenire un suo doppio.
L’uomo più bello, ci dice Eraclito, è una scimmia paragonato a dio, potrà, oggi o un domani lontano, divenire uomo un automa, come pinocchio diviene bambino?
V
Già nel ‘700 abili artigiani avevano costruito meccanismi dall’aspetto realisticamente umano in grado, una volta messi in funzione da un operatore, di disegnare, scrivere o suonare.
Attualmente i sogni di Asimov paiono concretizzarsi e automi sempre più abili ad imitare il graphopitheco fanno la loro comparsa inquietante e morbosamente fascinosa, in tv, sui giornali, sul web.
Un automa artista, in grado di produrre opere pittoriche, sarebbe addirittura stato arrestato dalla polizia egiziana preoccupata che l’Arte fosse solo una copertura di attività di spionaggio e che quell’Artemisia Gentileschi cibernetica fosse in realtà una scaltra Mata Hari elettronica.
VII
Il libero arbitrio si contrappone angosciosamente ad un mechanico arbitrio.
Non piace l’idea che oggi o domani una macchina possa……
Nessuno può dire con certezza cosa sarà o già è, a nostra insaputa, al riguardo, tuttavia l’autore, come chi scrive, non crede molto probabile una tale disturbante eventualità.
VIII
Forse, Può darsi, questa angoscia ne potrebbe celare un’altra più grave, se possibile, ovvero che noi stessi non siamo altro che macchine, sia pure di un tipo eccellente e prodigioso… una ipotesi più reale ed accessibile alla nostra osservazione.
Che il libero arbitrio non sia in realtà che un macchinoso arbitrio.
Mi viene alla mente Minnie la candida, che nell’omonimo racconto di Massimo Bontempelli, ragazza tenera e suggestionabile, viene indotta a credere che, prima alcuni pesci, poi alcuni umani infine lei stessa, sia “fabbricata”, artificiale. La protagonista si suicida di fronte a questa intollerabile rivelazione… che forse è una rivelazione della morte… o ha a che fare con essa.
IX
Quanto appare specifico di questa strana macchina dall’arbitrio libero o macchinoso, è una indefettibile tendenza all’artificio, inteso come atto creativo e non previsto, a produrre protesi di vario tipo ed oggetti estetici.
Una di queste sue protesi riuscirà, per di più senza un corpo di carne, senza phrenes, con un noos cibernetico, ad essere macchinosa, non prevedibile ed imprevista come la scimmia che scrive?
Biografia di Carlo Bugli
– / 5
Grazie per aver votato!