ALFONSINA CATERINO, Un’animazione sommessa, urgente e precisa, trasfigura la pittura in poesia e viceversa, nell’immensa opera artistica di Franco Panella

S’accende molto precocemente ritmica, fortemente comunicativa, tonale, la grande energia artistica di Franco Panella e si manifesta con segnali che prendono spunto da idee, ipotesi, parole sottratte alla realtà, per configurare il suo mondo interiore forgiandone evidenze e visioni d’un altrove trasmutante, siderale e disincarnato. Diremo un luogo individuato dalla precoce vena artistica di Panella e via di fuga ideata con impegno e dedizione, al suo dissenso sui fatti della vita le cui vicissitudini terrificanti, ingiuste e catastrofiche, egli inizia a conoscere sin da ragazzo.


Panella nasce a Montevago, una ricca località in provincia di Agrigento che affaccia sulla valle del Belice. Qui nel 1968, un violento sisma, nella notte tra il 14 e 15 gennaio, colpì una vasta area della Sicilia occidentale, la valle del Belice, compresa tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo. I danni riportati in questi territori furono gravissimi con vittime e feriti, fino a proibire, dopo l’ultima scossa avvenuta il 25 gennaio, l’ingresso nelle rovine dei paesi di Gibellina, Montevago e Salaparuta. Disastrosi gli avvenimenti lasceranno nell’artista, allora diciottenne, il ricordo indelebile d’un paesaggio prima florido, assolato e il giorno dopo, ammasso di macerie con interi paesi rasi al suolo nel silenzio assordante di morti e feriti. La potenza mostruosa ed il fenomeno apocalittico con cui la terra si aprì distruggendo intere frazioni, paesi, località poche ore prime scenario di vita laboriosa e creativa, resteranno fissate nella memoria del ragazzo, per sempre.


Proprio l’essere stato egli stesso testimone della dissoluzione che improvvisa l’aveva accerchiato, lo inizierà alla consapevolezza della precarietà emblematica e disarmante d’ogni cosa. Più tardi Panella, non ancora ventenne, si trasferisce nella città di Lecce. Qui, nel grandioso paesaggio architettonico barocco, il suo linguaggio espressivo, artistico e pittorico comincia a nutrirsi del concetto empatico, emotivo, scattante nell’idea volitiva della mutazione la quale gli anima la voglia di annusare nello spazio-tempo, l’infinità delle forme, gli aromi materici, le essenze che l’arte umana lascia nell’aria a depositarsi in concentrazioni energetiche e, con le quali egli comincerà ad instaurare il suo personale rapporto quale respiro inconscio risucchiato al mondo ed al suo ritmo.

Cessazione temporanea

Memoria, contemplazione, meditazioni sul flusso vitale e dinamico che lega l’esistenza al vuoto, sono gli elementi fondamentali su cui si fonda la coscienza estetica ed ideologica di Franco Panella. Solo la tensione immaginativa e costruttiva dell’arte può raccordare, per mezzo della creatività, rispondenze e stratificazioni con la superficie silente e vuota che sarebbe il passaggio dell’umanità, senza l’ardimento, la pianezza ed il coraggio delle creature, di forgiare, attuare ed oltrepassare il nulla e assicurare la luce al divenire . Tele, tavole, sculture, pitture, monumenti, scritture e narrazioni assicurano la continuità alla condizione umana, la quale si rivela infine, come un cantiere perpetuamente aperto.


Tante sono le mostre collettive a cui l’artista comincia a partecipare, sin dal 1970-1971-1972. Del 1986 è la sua prima mostra personale. Negli anni 1988-1999, su commissione del Comune di Montevago, realizza il monumento alle “Vittime del sisma 1968”. Anche in questo caso Franco porta a termine l’opera, usando materiali poveri, come risultanze di macerie (quelle del terremoto) il quale nel suo animo non si è mai fermato… Le sorgenti esperienziali, in uno snodo continuo, rivelano dell’artista, un’espressività pittorica ispirata da propositi ostinati, compulsivi potremmo dire, a volersi ritrarre da ogni forma mimetica e referenziale, nell’esigenza impetuosa di attestare la “verità” che estratta dalle macerie “del sisma”, si afferma come idea d’arte e dissenso, per porre al centro del progetto creativo, la sensibilità con le sue parole, lettere, frammenti, pezzi di manifesti, di cartoni, di stoffe, di materia povera, umile, semplice e precaria come egli sente la realtà, indagata in maniera capillare dal terzo occhio dell’artista.


E’ dunque dall’informale materico che nasce l’opera e si trasfigura in sé, figurale, pittorica, poesia visiva la cui immediatezza segnica dei contorni, rattoppi, aggiunte, legature, smembramenti, concentrano tutta la ragionata emozione del pensiero, sulla visione che nasce in mano per aderire all’uomo ed egli alla terra, attraverso un cordone ombelicale misterico come la pelle dell’anima… Così contestualizzata, la ricerca artistica di Franco appartiene essenzialmente, alla fenomenologia dell’informale. Le sue opere insorgono nello spazio-tempo come folgorazioni che affrescate, dipinte, scolpite con materiali febbrili, spiritualizzati, sequenziano in modo simmetrico, l’espressione storica della realtà, caratterizzata da un universo ancestrale, popolato da strutture comunicanti tra di loro con linguaggi la cui pulsione conoscitiva svia lo sguardo oltre il visibile e lo emerge dove nessuna legge umana può intervenire o cambiare la connotazione concepita in sé, nell’unicità del pensiero. Solo la natura e la sua incontrovertibile precarietà potranno sovvertire l’ordine dei simboli incisi ed evocati nella mente dello spettatore, come nidi concettuali.


Dagli anni 2005 al 2008, numerose sono le mostre personali e non a cui Panella è chiamato a partecipare. è del 2001 l’installazione “Onde Rosse Catturate”, opera con frammento poetico di Vincenzo Consolo. Per la rassegna “Il Dono della Bellezza” realizza l’opera in ferro, installazione “Finestra/Memoria”, dal buio alla luce, a S. Margherita del Belice. Su commissione del Comune di Montevago, crea una scultura-celebrativa dedicata alle vittime delle Torri Gemelle, dal titolo: “Vittime dell’11 settembre 2001”. Se, come ha detto Pablo Picasso, uno dei maggiori artisti del secolo scorso e della storia della narrazione umana, «l’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità», tale magia in Franco Panella si attua affiorando, al posto della polvere, un talento alchemico mescolato da raffinate abilità le quali, seguendo un iter di transizioni stilistiche, estetiche e rinnovandosi continuamente, esplicitano la grande sensibilità dell’artista, nei passaggi del processo creativo.


Dapprima suggestionato dall’inseguimento di realtà epifaniche e primordiali, col tempo tende ad essere concettualizzato sul piano ideale, fino a giungere al concepimento di una dimensione artistica tessuta su strutture rigorose, accurate e dirette da una regia consapevole di voler ripensare tutti i dettami linguistici, razionalizzati e non, insiti nell’uomo post-contemporaneo che dissente tutto, in maniera assolutistica e disarmante, ma al contempo ricerca nel magma della comunicazione globale, fruizioni che al di là dell’apparente insondabilità, proprio nelle ombre nidifica nuove forme di bellezza. Imprevedibile essa situa nelle profondità della meditazione, ove l’artista e l’uomo vanno ad interrogare e ad interrogarsi, come una prima volta, sul significato della vita…

Pagine dispari

In “Corsi e Ricorsi”, mostra di libri d’artista, “Libri Di-Versi, Scritture Asemiche”, curata da Nicolò D’Alessandro, l’opera è costituita da pezzi di marmo attraversati da funi sottili come giunchi che si innalzano fino al piano sovrastante dove vanno a depositarsi, oscurate da una linea verticale, evidente che taglia in due, una massa dall’improbabile forma di nave … Nel libro d’artista sfogliabile, “Pagine Dispari”, il linguaggio poetico visivo, prorompe nella realtà, come un gettito di lapilli irruenti ed incontenibili che esplosi improvvisamente, irrompono nella realtà e la sovvertono, come sotto l’impulso di una forza apocalittica…


Tutti i libri d’artista di Panella sono realizzati da pagine che pronunciano la firma come stilema e ciò lo conferma lo sgretolamento della materia la quale catapultata in tutte le direzioni, respira a pieni polmoni, il messaggio contro ogni tipo di violenza, di guerra, di sopraffazione, di ingiustizia e prepotenza che l’uomo, miseramente continua ad osare nei confronti dell’altro. Contro la violenza di genere, egli scrive chiaro in alcune pagine: “MAI PIù”…

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