(Poesie quasi tutte inedite e senza titolo facenti parte di una raccolta in corso di stampa)
È qui la tigre
mi spezza il respiro mi fissa
in un gioco di specchi
Tre passi avanti e la punta di un fioretto alla gola
ad ogni scatto di lancetta
tra l’istante e il nulla
Da qui mi vedo isolare l’attimo
scalando formulari indocili da cui
mi sporgo in bilico sul fiato
è qui la tigre è qui che ustiona
l’intero sguardo
adesso che questa voce di viva carne
entra a ricalco nella parola scritta
(inedito)
*
Inquieto sulla pagina l’occhio
è un’ala bianca in volo che lampeggia
tra gli spazi vuoti di questo foglio
suo compito è bucare lo schermo
Sa in anticipo del pensiero
che la modella nello spazio
e ti viene incontro a dirtelo
Guarda le tue parole darle forma
sul filo teso di una rifrazione amplissima
nel tragitto d’ali che si riflette in acqua
e tu sei ora all’interno
del suo movimento
tra gl’infiniti punti di un disegno
scagliato in aria
nel gorgo incandescente che l’assorbe
nella magia della visione
(inedito)
*
Se mi sposto lo sai
rompo l’assetto delle immagini
che hanno in corpo l’enigma
la sacca rossa di aromi di malizie
sul limitare di soglie strette
sillabando sottolingua una
sonata patafisica gettata in mare
in queste acque fervide di senso
che ci specchiano
occultando le tracce tra l’istante e il nulla
dove tutto si rompe
per la caduta di un sassolino
dove di nuovo tutto ritorna
(da Se questo è il gioco)
*
Tieni la mano ferma metti a fuoco
c’è una distanza campo che comanda
il senso di una forma appesa al moto
Tentare di tener ferma la visione
nell’urto di uno scatto
allora entrare in quel conoscere folle
estraneo all’occhio e non saperlo
Forse è allora che sul fiato raggiungi
una strana aggregazione
un solo tocco nel fondo di ogni tasto
ed ora sai che è quello che dà voce a tutto
(inedito)
*
Se entri in gioco lo spiraglio è aperto
nulla c’è che ti annunci
sei nel mio movimento
puoi guardare come esplode
una forma mentre mi zufoli
sotto la maschera strani contagi
vocali anomale tra la voce e il foglio
in queste acque gravide di senso
che ti specchiano
mentre ti spacchi svenata fino
a restare muta
senza sillaba dentro
(da Se questo è il gioco)
*
Se mi gioco sul nero è perché a quest’ora
il matto dei tarocchi
sta prendendo il mio posto
tra gli interstizi di questo sogno
dispone i posti assegnati
le regole del gioco le sinapsi
sul piano vibratile del foglio
chiama l’ombra ai muri
Gioco e dramma fanno appesi al fiato
strani contagi in scorci e affondi dove
strizziamo ciechi il sangue alle parole
come una sentenza mai scontata
ed è lì a taglio di respiro che
sperimenti il vuoto sulla sillaba
tu che spii il tuo nulla stando fermo
io sulla ruota girevole presa a coltellate
(inedito)
*
Al rifluire dei contrari l’impronta
di te al mio posto
su questo schermo sotto le ossa
noi uccelli acquatici pesci volanti
in mutazione
dialoganti a ricalco entro carte sensibili
qui che ti vedo
spostare con dita indocili
parole dall’interno
contemplare il limite il flash sonoro
di una rifrazione
e sai che nulla resta di ciò che era
tutto diviene furiosamente altro
(inedito)
*
Sul limitare di soglie strette
l’ora senza lancette ha un suono assente
ed io dispongo segni e cifre sulla tela
e vedo prender forma sotto le dita il mio novembre
dentro cerchi di nebbia ed ora è spazio
che si contrae in smog torcendo l’aria
coi colori fiammanti della tarda estate
che vedo esplodere dalla mia finestra
ma è il ritorno delle rondini
da tempo estinte a muovere le tende
è il polline di marzo
che mi fa starnutire
(inedito)
Biografia di Marisa Papa Ruggiero