CRESTOMAZIA
Testi verbovisuali di: József Bíró, Carlo Marcello Conti, Mauro Dal Fior, Cinzia Della Ciana, Cinzia Farina, Oronzo Liuzzi, Bruno Mohorovich, Ina Ripari, Antonio Spagnuolo, Davide Uria, Michela Zanarella
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JÓZSEF BÍRÓ
Killer virus
stuttering haiku / concrete poem
co co vid 19 co
vid co vid co vid co 19
co co vid 19 co
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CARLO MARCELLO CONTI
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CINZIA DELLA CIANA
A Arthur
Cos’avrebbe scritto quassù
Rimbaud? Versi ebbri
di morte nella Vita che sovrasta
e s’accampa
indifferente sul niente.
Il bosco è un battello
incagliato nella sabbia
mitragliata di verde
e la morte solo un granello
giallo pallido nella corrente
della mente di chi muore.
Non esiste
se non il Mare
putrido di ronzio di vespe
e rododendri
in questa spiaggia detta Vita.
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MAURO DAL FIOR
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CINZIA FARINA
Mythos
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ORONZO LIUZZI
duezeroduezero
mi incammino mi fermo dentro un
mondo dopo e vedo fili sottili di
meraviglia dialogo sui destini dell’uomo
cresco insieme al grano e alla zizzania il
sogno avanza guardo l’invisibile
l’imprevedibile futuro che mi
attende forse l’atto di fede o forse ci
attende rabbia disperazione e
abusi e violenze
c’era una volta un nemico
noi lasciamo una clausura imposta
affrontiamo una nuova vita
loro restano in una clausura scelta
non rinnovano la vita
l’ultima parola l’ultimo gemito tutto in
fretta a scorrimento veloce
un bizzarro tempo triste qualcuno morto
più solo degli altri qualcuno
è rimasto solo anche dopo la morte
c’è un momento per gli abbracci
c’è un momento per i non abbracci
eri stanco e io ero lì
non c’ero
tu sprofondavi e io ero lì
non c’ero
viaggio nel racconto del colore inquieto e
segreto per selve oscure incontro il
paesaggio osservo e respiro l’odore
intimo delle foglie i
fili sommersi dell’erba
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BRUNO MOHOROVICH
È per te
l’aria di questa sera
che lava il cielo,
incantesimo di magie
in questo vuoto di voci.
È per te
la mia penna di pensieri
che vado versando
sul foglio del tuo volto.
Parole alla rinfusa
che riempiono
il tempo del nostro tempo
mai spezzato nel suo fluire
sono per te
che sei colore
d’un concerto notturno.
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INA RIPARI
Elettroencefalogramma piatto
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ANTONIO SPAGNUOLO
Primo Maggio
Il vessillo ha il tremore delle braccia
per quella forza incandescente
ed una certa dose di incoscienza
che serpeggia nell’urlo della folla.
Non cerca dubbio nel futuro la luce
della legge dei padri, che traspira
ancora una volta e scava nel selciato
l’imperterrita volontà delle vittorie.
Vacanza in trasferta la vertigine
che rassicura l’opera inviolabile,
schianto di promozioni in lunga serie
di lotte aspettando il traguardo del lavoro.
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DAVIDE URIA
Una poesia tratta dal progetto
Vorrei volare
ma non posso,
non ho ali
e quattro mura
restano sempre
quattro mura.
Ti saluto
dalla mia finestra,
ed è tutto quello
che posso fare.
È come finire
in trappola
in una ragnatela
dove le mie parole
diventano fili
che misurano
la distanza
tra me, te,
e il mondo.
(da Panacea. Al di là dell’abisso, autoprod., con illustrazioni di Mariateresa Quercia)
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MICHELA ZANARELLA
Tra le falde del cielo
Non è mai facile abituarsi all’urto del tempo
né tantomeno ai colpi di vento alle spalle
la salvezza è star legati alla memoria senza eccedere
incrociare le assenze e renderle decorso naturale
chinarsi tra le ombre accovacciare gli occhi
e sentire ancora tra le falde del cielo
gli echi di quelle risate, la voce consumata
a rimuovere le spine dal silenzio.