CARLA MALERBA, Una riflessione su “Finzioni” di Giorgio Moio

In Finzioni di Giorgio Moio, opera originale di indagine sulla società e sulla cultura del Novecento tramite interviste proposte dall’autore a intellettuali ben noti nel loro tempo e a noi posteri , notiamo la volontà di far scorgere al lettore una società che potrebbe essere talvolta comparata a quella attuale e anch’essa connotata da elementi comuni a quelli che si erano delineati già dalla fase conclusiva dello scorso secolo.
L’incipit dell’opera è alquanto divertente perché Moio afferma, tra serio e faceto che, a fine giornata, quando prende un libro dalla sua libreria… gli compare il fantasma dell’autore! E ci fa intendere non solo di non aver paura dei fantasmi che interagiscono con lui, ma addirittura di instaurare con loro il rapporto empatico necessario al buon esito dell’intervista.
Tra gli autori che vengono intervistati ci sono – per dirne solo alcuni – Sibilla Aleramo, Hannah Arendt, Paul Éluard, Fabrizio De André, Pino Daniele, Garcia Lorca, Ennio Flaiano.
Mi è rimasta in mente la domanda che l’autore di Finzioni pone a Éluard nel corso dell’intervista immaginaria: «cosa può dire a questi uomini lei che ha scritto: gli uomini sono fatti per comprendersi, per amarsi…».
Vero, risponderà il poeta… per prima cosa devono pensare ai figli che saranno padri di uomini, che forse da grandi saranno senza casa, senza patria e aggiungerà che occorre la gioia perché l’umanità la vuole, occorre il cuore, il sentimento per sentirsi in pace, occorre la forza della poesia.
Finzioni è dunque opera di indagine sulla forza propositiva della ricerca del singolo artista che sia egli scrittore, poeta, musicista o filosofo al fine di far emergere la valenza del proprio operato come contributo morale nella storia dell’uomo.
La prima intervistata, la scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo, nota non solo per la drammaticità della sua vita, ma anche per la sua adesione al Movimento femminista e per aver messo in luce la condizione femminile del primo Novecento nel suo romanzo Una donna, ribadisce la necessità di un attivismo femminile proteso verso la conquista dei diritti sociali in un periodo storico dove il ruolo di moglie e madre era considerato sufficiente ed appagante. Molto altro ricorda Sibilla e la sua storia è tutta contenuta nel romanzo che, attraverso le vicissitudini della protagonista che è lei stessa, narra del percorso di vita di una donna fino alla sua realizzazione nel tempo in cui visse.
L’intervista riesce a evidenziare verità e dicerie sul conto della Aleramo, ma soprattutto a delineare con sensibilità questo profilo di donna che, a una domanda sull’amore, risponde che esso è la ragione dell’esistenza. Ci appaiono nel suo raccontarsi i bagliori di vita nel fervore degli anni Venti a Napoli e a Roma, il suo trovare rifugio nella poesia e il suo dolersi perché il suo fine, l’amore per gli altri, non || si è compiuto.
Di grande spessore l’intervista successiva a Hannah Arendt e le parole che il suo fantasma pronuncia. Le sue parole sul male, definito “soltanto estremo” si collocano nella storia come pietre miliari da cui nessuno di noi può prescindere.
E ancora: «Quando l’impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto impunibile e imperdonabile» (e che ancora oggi grava sul presente che viviamo).
In tutte le interviste le domande si fanno pressanti, ravvicinate, tirano in ballo la storia, gli eventi… «la storia che non ha fine», afferma l’intervistatore mentre risuona ancora il ben noto concetto sulla banalità del male.
Il filo conduttore di Finzioni è quanto mai concreto: vuol essere viaggio nei linguaggi spaziando dal poetico a quello critico, dal linguaggio artistico al filosofico e mettendo sempre in evidenza la valenza della parola letteraria nella sua intrinseca ricerca morale.
Interessante è l’intervista all’artista Bentivoglio autrice di testi verbo-visuali in cui si fa riferimento alla parola come immagine considerando il ricorso ad essa “una necessità di molti poeti d’avanguardia”. E qui occorre rammentare l’importanza della didattica della funzione creativa della lingua che ricorre all’acrostico o al calligramma e giunge alla poesia visiva per potenziare il messaggio poetico.
Obiettivo è l’importanza della parola, di quella parola che talvolta in poesia non è capace di esprimere tutto il pathos , la parola incompiuta o non detta che rivela nella sua impotenza ancor più fortemente la necessità di esserci.
Finzioni perché? Se oggi siamo immersi nella finzione, nell’assenza di verità dobbiamo – come scrive Borges – trovare una lingua universale atta a farci decifrare la realtà che potrebbe essere tragicamente persa di vista.
E questo percorso ha seguito anche Finzioni di Giorgio Moio attraverso una carrellata di interviste agli intellettuali più significativi del nostro tempo che sa suscitare nel lettore interesse, curiosità e divertimento.

Giorgio Moio
Finzioni. Interviste fantasma
Edizioni Mondo Nuovo, 2022, pp. 234

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Biografia di Carla Malerba

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