ELÍ URBINA, Tre poesie da “L’abisso dell’uomo”* (traduzione dallo spagnolo di Maria Borio)

PARADO EN ESTA SOMBRA

Parado en esta sombra,

en silencio, delante

de mi aislada ventana

repaso desde arriba

la gris monstruosidad

de todo este lugar,

con un triste letrero

luminoso en cada ojo.

Ya nada me depara

la mano del presente.

Ya no tarda el aciago

espectro del dolor,

el rapto del recuerdo,

la voz de la locura.

Ya todo alrededor,

inexorablemente,

sin ruido se desploma

como gastado tapiz

bajo el lento zarpazo

del brusco desengaño.

Solo me queda el sueño,

la libertad del sueño.

Olvidado de todo

con el cuerpo vencido

remonto por completo

el peso de mi vida.

FERMO IN QUESTA OMBRA

Fermo in questa ombra,

nel silenzio, di fronte

alla mia finestra isolata

osservo dall’alto

la grigia mostruosità

di tutto questo luogo,

con un cartello triste

luminoso su ogni occhio.

E non mi porta più niente

la mano del presente.

E non tarda il fatidico

spettro del dolore,

il rapimento del ricordo,

la voce della follia.

E tutto intorno,

inesorabilmente,

si rovina senza rumore

come un vecchio arazzo

sotto l’artiglio lento

del disinganno improvviso.

Mi resta solo il suono,

la libertà del suono.

Immemore di tutto

con il corpo sconfitto

ritorno per il peso

pieno della mia vita.

*

EL SUEÑO DEL EXILIO

De pronto me hallo solo

ante el verdor del bosque.

Bajo la luz del sol

camino entre la hierba.

Distante queda el caos

de la ciudad oscura.

El pulso de la tierra

circula por mi sangre.

Extasiado, me adentra

por un camino oculto.

La espesura del bosque

es umbrosa, dentada.

Por un pausado instante

el espanto me colma.

Pero una clara luz

asoma de repente.

Este es el centro

de la calma, el espacio

donde el silencio brilla

en toda su existencia.

Ya desciende la sombra

inquisitiva de la muerte

en espiral, veloz,

por sobre mi cabeza.

Yo busco, dentro

de la tierra, un espejo.

IL SOGNO DELL’ESILIO

All’improvviso sono solo

davanti al verde del bosco.

Sotto la luce del sole

cammino fra l’erba.

Resta il caos in lontananza

della città scura.

Il polso della terra

circola nel mio sangue.

In estasi mi addentro

in un sentiero segreto.

Lo spessore del bosco

è ombra frastagliata.

Un lento istante

e il terrore mi riempie.

Ma una luce chiara

ad un tratto si solleva.

Questo è il centro

della calma, lo spazio

dove brilla il silenzio

in tutta la sua esistenza.

E scende l’ombra

curiosa della morte

in una spirale, veloce,

sopra la mia testa.

E io trovo, dentro

la terra, uno specchio.

*

TRAMPANTOJO

De madrugada, bajo la luz del alumbrado,

con la mirada en la calle desierta

pienso en el corredor

de Borromini en el Palacio Spada.

Como tal corredor, oh pobre alma tediosa,

que te seduce con su longitud

por una ideada suerte de astuta perspectiva

la luz de la pantalla te embelesa

sin pausa ni reposo, siembra en ti solo olvido.

Toda tu historia irremediablemente

es este simulacro desolado,

el dominio absoluto del ojo por la imagen.

INGANNA L’OCCHIO

La mattina presto, sotto la luce artificiale,

con lo sguardo sulla strada deserta

penso al corridore

di Borromini a Palazzo Spada.

Come il corridore, povera anima noiosa,

che ti seduce con la sua lunghezza

per il destino calcolato di un’astuta prospettiva

la luce dello schermo ti cattura

senza paura né riposo, semina in te, solo, senza memoria. 

Tutta la tua storia irrimediabilmente

è questo simulacro desolato,

l’assoluto dominio dell’occhio sull’immagine.

* Buenos Aires Poetry, 2020

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