FRESCHI DI STAMPA
MARCELLO CARLINO
(prefazione)
Affascina in questo libro la trasferibilità bidirezionale – l’equivalente di un passaggio osmotico ad alta e nobile produzione metabolica – tra i generi: il racconto e il saggio, di taglio biografico, si scambiano di continuo le parti, infatti. Né va dimenticato l’intervento di accompagno, e di sostegno dialogico, di una profferta di poetica, la cui dichiarazione traluce tra le righe e che ha impegnato da sempre e perdura ad impegnare le scelte, tanto creative quanto critiche, di Carmen Moscariello.
Aver arruolato a protagonista Amedeo Modigliani, sotto questo profilo, è fortemente indiziario; ed è ancor più indicativo che non solo l’arte del grande livornese ma anche la rete complessa dei suoi rapporti, familiari ed amicali oltreché culturali, sia qui chiamata al proscenio.
Carmen Moscariello è persuasa, e la sua persuasione ha radici profonde, che l’invenzione artistica e il suo transustanziarsi nelle forme, pittoriche o plastiche, non siano mai spaiabili dal vissuto; e che anzi tra l’uno e l’altro ambito si dia interconnessione come secondo un pendolare movimento ininterrotto di andata e ritorno.
Pertanto, mentre dedica alcune note analitiche alle opere di Modigliani, non mancando di esibire con acribia la documentazione necessaria, Carmen Moscariello ne elegge altre a refrain, quasi nodi simbolici e pietre miliari di un percorso leggibile su di uno spartito musicale che richiede leitmotiv; e intanto entra ed esce dai personaggi, di quando in quando prestandolo loro, per mimesi, la parola.
La sua è quindi una biografia che prende le mosse da una osservazione partecipe; è, per dire più precisamente, una biografia con un io narrante intradiegetico, e talvolta finanche omodiegetico, che vive dall’interno le rappresentazioni scultoree o su tela incontrate, e i luoghi, e gli avvenimenti dei quali a suo modo si rende attore più che semplice testimone.
Che il piano delle emozioni, nel racconto biografico che è saggio – e contemporaneamente nel saggio che si muta in un racconto biografico –, si intersechi con quello dell’intelligenza e del pensiero, è tutt’affatto conseguente. Così come è conseguente che la scrittura a sua volta assuma un andamento oscillante e, interessata da un moto di risacca che fa frequenti i ritorni, sospenda il suo tempo e, ricusato uno sguardo da lontano, insieme con il tempo sospenda un’algida pronuncia del giudizio, preferendo l’abbandono al flusso ondivago di una narratività come circolare, che si fa ospite di una voce in diretta e ne rilancia in alta frequenza presenza e suono.
Modigliani è il protagonista, allora; ma protagoniste con lui, allo stesso titolo, sono le donne che egli ha amato tra tante contraddizioni, tra tanta dedizione riamato fino al sacrificio, e protagonisti, dallo sfondo riportati in primo piano, sono gli anni di primo Novecento a Parigi, vera fucina di cultura: anni ricchi di tensioni innescate da serrate dinamiche di cambiamento nel contesto sociale e pure stracolmi di un fervore indomabile, instabili e trascorrenti e nondimeno aperti a prefigurazioni del futuro, contraddittori epperò esaltanti come ciò che è foriero delle più stimolanti ricerche e delle più innovative esperienze del secolo ventesimo, il cui valore è da considerare di assoluto rilievo: anni sui quali l’autrice punta la sua macchina da ripresa con coinvolta intensità.
In essi, interpretati ed espressi particolarmente ed elettivamente da Modigliani, si rintracciano l’unirsi e il disunirsi, il diramarsi e lo svolgersi su di una linea di continuità di tradizione e avanguardia, che inoltre segnano per Carmen Moscariello i termini relazionali della sua poetica e forse ancora oggi, dal suo punto di vista, conservano una utile, suggestiva forza di proposta. Una ragguardevole e raccomandabile forza di proposta.
GIUSEPPE IULIANO
(postfazione)
Una scrittura a più fili. Tutti insieme, resistenti integri «spezzati, male annodati» eppure ben stretti per comporre un’unica compatta tessitura. È la trama del lavoro, ordita da Carmen Moscariello, scrittrice e giornalista fascinosa, maestra di grazia e spola, per ri-scrivere la storia umana ed artistica di Amedeo Modigliani, il geniale pittore italo-francese, noto agli appassionati di pittura coi vezzi di Modì e Dedo. Un lavoro corposo, intreccio di legami in cui trovano omogeneità e sintesi, letteratura filosofia filologia; le arti visive (pittura e scultura); la musica l’ambiente le incursioni e gli abbandoni creativi; la necessità dell’uso di lingue madri, humus che favorisce la diffusione dei semi linguistici e il loro radicamento. Sono tutti capi che vengono sgomitolati, esistenze spiegate nella ricchezza straordinaria del mito e nella smania delle Parche, capaci di avvolgere e sbrogliare, di ferire o cucire ferite storie verità, perché le storie di vita ‒ capriccio di mistero e destino ‒ sono sempre verità da cercare. E qualche volta, in rigeneranti rinascite, autentiche risurrezioni che aiutano a ri-vivere e ad amare.
In questa combinazione polisemica confluiscono gli elementi cardini dell’universo (stoicheia), impasto primigenio di fuoco acqua aria e terra che, al soffio vivificatore dell’uomo artigiano di sogni e spirito, diventano forme e ravvivano colori; suscitano accensioni e refrigeri, magmi e lave che si stemperano e solidificano in tensioni e sbalordimenti; eccitano pensiero e voglie di fisicità, materica e carnale, carichi di ogni slancio fino alla sublimazione.
Arte ed estro, passione ed amore ‒ quello che Giordano Bruno chiamava eroico furore ‒ sommuovono la ricerca spasmodica di rendere vivo e palpabile un’intuizione un impulso una necessità intima. L’autorevole lavoro di Moscariello Modigliani. L’anima dipinta, un libro finora mancante per ricchezza documentaristica e finezza psicologica, permette, con tutti i suoi pegni, di penetrare tra pagine e decenni e di riattraversarli.
L’autrice, pellegrina di curiosità e scienza, ha percorso un viaggio pionieristico per una ricognizione sul campo, traendone vicende e aneddoti, nella consultazione di cataloghi e manuali, nella visitazione di musei atelier quadri e disegni, conferme puntuali di una ricercatrice mai doma, animata da un’energia sempreviva. La manifesta adesione, necessario bisogno dell’anima, consente una presenza ammaliata e romantica, proprio nel senso del lemma tedesco drang quale successione ad un impeto che turba e travolge.
La sua incursione da geniere, merito e competenze di biografa gallerista esegeta, è un impegno circolare. Un solido ponteggio per un cantiere/galleria che deve recuperare un “monumento” ed i beni artistici in esso conservati, attraverso lavori di cuci-scuci consolidamento analisi e raffronti. Cerca, inoltre, di raccogliere conferme novità ed approfondimenti per restituire a Modigliani umanità somiglianze e fattezze.
Dedo, genio e sregolatezza, artista elegante aristocratico sdegnoso superbo, ci irretisce con la sua vita breve e feconda, impreziosita dall’approdo francese e dall’unicità parigina, crogiolo del mondo, che permette di parlare il linguaggio di ogni universalità; sceglie Parigi (1906), rifugio/desiderio di ogni artista, in fuga da Livorno e dalla famiglia che ama profondamente, “convinto che il seme potente dell’arte dovesse trovare un particolare terreno per germogliare», ma la città, tanto amata ed odiata, spesso gli si manifesta estranea e nemica.
Ecco il sapiente efficace “ritratto” della scrittrice: «Egli era sempre elegante, in verde, con foulard rosso legato stretto al collo e ben sporgente dalla giacca; l’estrema cura dei dettagli lo rendeva un po’ dannunziano, la sua ostinata eleganza esaltava i suoi lineamenti: era bello come un angelo. Galante, con la sua parola pari al magma di un vulcano, vastamente articolata. Aveva un comportamento fascinoso, calmo; era l’invelamento di un Dio». Ma anche, per consenso e complicità, inveramento, ovvero interazione e idealizzazione de Il tormento e l’estasi rivivibile ‒ nuova ed altra storia ‒ come il romanzo michelangiolesco di Irving Stone.
Ecco la relativa fascinazione: se Modigliani incanta, Parigi trascina con le sue promesse ed attese da Montmartre a Montparnasse con mostre ed atelier, rifugi e nicchie da Matisse a Picasso, da Derain a Utrillo a Braque a Chagall; insomma un Parnaso parigino, culto della liberalità delle arti, voce e testimonianza delle libertà ideali, soggettive e culturali.
Modigliani è un inguaribile passionale nostalgico. Si sente esiliato, sradicato da religione (ebreo-sefardita) e dalla madre terra labronica ma conserva fino alla fine occhi e cuore per la sua terra/mare/cielo. Bohémien, dissoluto in un ambiente permissivo, aduso a scorte di oppio ed assenzio, trova nella fée verte la compagna stregante dei poeti maudit e parimenti dei pittori impressionisti, licenza di eccessi ed abbandoni, scintilla creativa ma anche viatico di sogno estasi delirio ed incoscienza. Modigliani, uno dei grandi maestri dell’arte italiana, qui si caratterizza come ricercatore e divulgatore di archetipi, a cui, anticonformista con occhi pieni di antico (senso classico della forma e amore per l’arte egizia) tra spiriti rivoluzionari e gruppi d’avanguardia (fauves), dà indirizzi di stile tendenze e gusti; lui così «tenebroso, ma anche artista splendente, limpido come un calice di cristallo, ma delicato per cui un minimo soffio l’avrebbe potuto frantumare».
Moscariello conta passi, soste e voli. Indaga, come un investigatore. Medita e comunica, a voce alta, suggestioni che diventano finitezza di racconto perché l’arte è coralità, contemplazione di capacità talentuose che, avendo come mira l’umanità e le sue aspirazioni ad essere ed avere, devono diventare bene comune. Così la sua visione della vita, significativa di scrittura ed amore, una serie di costruzioni corteggiamenti imprevisti cadute e coincidenze; uno scavare nelle latebre e trovarvi nervi scoperti, lacerti sanguinanti, polmoni deboli affannosi, prigionieri del mal sottile, ma anche linfa pronta ad inarcarsi tra vene ed arterie e a rinvigorire l’anima, sempre prossima a cercare nuove possibilità e certezze; una vena sorgiva rigenerante ed incontaminata che si differenzia dall’alveo destinato a raccogliere cascate e corsi carsici con relativi detriti e tracimazioni.
Moscariello conosce bene, per vivace radicata virtù, l’arte del racconto. Anzi, per collaudata esperienza, nel raccordare in narrazione aspetti fisici e metafisici, riesce a egotizzare i personaggi, un’interpretazione personificante pensieri relazioni e dialoghi (transfert).
Moscariello/Modigliani pratica l’esercizio di arte e creatività come un dio e un demone. Coltiva interiorizzazione e macerazione, portati alla pubblica curiosità: dramma ed esuberanza; capogiro ed equilibrio; illusione e dolore; privazione sogno e redenzione. Questa mistione concentra forme; sa guardare la luce e le sue deviazioni; sa rappresentare l’universo e fermarne i colori.
Scrittura e pittura, entrambe con occhio interiore, riescono a dosare ed esaltare storie e immagini.
Moscariello/Modigliani è tensione pathos inquietudine che divora. È fascino e ieraticità; misura febbre e sudore, poveri di gloria e denaro. È ritrovarsi, come in proiezione, «donna amata, felice e disperata con Dedo». È poter riscrivere e leggere pagine e poesie d’amore, tenere intense disperatamente innamorate di Anna Achmatova, sussurrate ai Giardini del Luxembourg. Pochi versi valgono ‒ in sapienza – confessione fascino voglia di protezione giuramento: «al posto di una pacifica gioia / volevamo un dolore che mordesse / No, non lascerò il mio compagno / dissoluto e tenero» (La corsa del tempo).
Come le donne, modelle amiche icone di sensualità, non restano mai inosservate, così sbocciano gli amori tempestosi e passionali, «spesso incomparabili tra loro, ogni amore, ogni donna ebbe la sua emblematica unicità».
Moscariello delinea con partecipe trasporto i «Tre i grandi amori della vita di Modigliani: Anna Achmatova (l’amore-sogno, giovane e delicato), quello assoluto e dolce per Jeanne Hebuterne (Noix de Coco, la sua opera d’arte) e l’amore tempestoso e passionale per Beatrice Hastings».
L’artista per loro si spende, ma sono le donne, in genere, ad alimentare la sua ricerca estetica di stile e di geometrie del corpo, colli allungati ed occhi senza pupille. C’è da dire che se la donna scandisce il segno dei tempi con l’arte, Modigliani, a sua volta, ne è lo straordinario interprete e profeta. Donne e bagordi, significazione di trasgressione, tempo di vita avventurosa e creativa mai banale. Ma-donne, esempio di eleganza e delicatezza. Donne ed amori, le une e gli altri fautori di seduzione turbamento ed abbandono.
Tutte queste prerogative permettono ad Adolphe Basler, storico dell’arte franco-polacco, di apostrofare Modì «Botticelli negro». Vi è di più. Modigliani amalgama una combinazione di stile di vita e di stile di pittura con risultati sbalorditivi, disarmanti incresciosi: «noi artisti abbiamo dei diritti diversi dagli altri… non dobbiamo consumarci nel sacrificio, il dovere reale è di salvare il sogno». Ecco la verità onirica trasformarsi in verità oggettuale: «i primi ad amare e capire la grandezza di Modigliani furono i poeti». Un travaglio nel travaglio. Anche nella scultura l’artista prova a risvegliare la pietra e a darle un’anima.
Modigliani è uomo della notte; «in essa cercava il suo Dio, attraversava Parigi a piedi con un ombrellone nero, lacero e incerto, ubriaco attraversava la notte, né l’alba lo convinceva al riposo. Nelle notti insonni egli disegnava una topografia dell’arte e della poesia». Tanto fino alla morte, sempre nascosta dietro l’angolo perché «La morte, visitatrice degli abissi, lo ha sempre affascinato». E convulsa forsennata liberatoria gli restituisce quanto fino ad allora gli ha trattenuto e nascosto: il successo delle sue opere. Tra sorsate e sbronzate di artemisia, che incalzano ed affrettano consolatorie morte e rinascita, riluce a specchio il suo concetto di arte, epifania del divino: «Sopra di me soltanto il cielo».
Oggi, con poca fatica e senza volgere gli occhi altrove, la voce/scrittura di Carmen Moscariello risulta compagna salvifica. Il suo canto/incanto amplifica echi e sonorità d’aria, infinità di tinte e colori, varietà e riflessi degli occhi e dell’anima.
* L’opera è dedicata al prof. Aldo Masullo
Carmen Moscariello Modigliani. L’Anima dipinta Gangemi Editore, 2020, pp. 96
Biografia di Carmen Moscariello