MARIO M. GABRIELE, Da «Documento-Sud» a «Oltranza» di Giorgio Moio


Pubblicato da Oèdipus, 2019, con il titolo Da «Documento-Sud» a «Oltranza». Tendenze  di alcune tra Riviste e poeti a Napoli – 1958-1995, Giorgio Moio apporta un notevole contributo di conoscenza della poesia campana attraverso le riviste, i Movimenti di Arte Nucleare, e I manifesti del Gruppo 58, presentando opere e autori che hanno determinato rinnovamenti estetici, proponendo documenti verbovisivi e verboiconici, fino allo sperimentalismo trasgressivo. È un po’ la storia delle Riviste e degli autori che hanno urbanizzato la cultura partenopea distaccandola dalla stagnazione emotiva ed ermetica.

Una guida per entrare dettagliatamente nel cuore di quest’opera, la si trova nel Sommario che è un ampio reportage su temi e proposizioni linguistiche di opposizione alle tranquille elegie dei poeti degli anni ’50, e della civiltà contadina antagonizzati da:

«Documento-Sud» a «Linea Sud»: un nuovo modo di fare cultura, seguiti in modo progressivo da:

– «Uomini e Idee» e il “gesto poi/etico”;
– «Continuum» tra avanguardia e “disoccupazione mentale”;
– «Altri Termini»: complessità e mutamento;
– «Colibrì», una rivista di poesia verbovisuale;
– La terza fase di «Altri Termini»;
– L’ultima serie di «Altri Termini»;
– Gli anni Ottanta: ovvero del qualunquismo;
– «ES.» e la riscoperta del futurismo;
– Campi Flegrei: una terra di poeti;
– Dai festivals alla scrittura materialistica;
– Dalla nascita di «Terra del Fuoco» a «Prospettive Culturali»;
– Gli anni Novanta: ovvero dell’appiattimento;
-Le riviste nascono e muoiono per mancanza di autenticità.

Trattasi di uno excursus che cerca di organizzare i tempi poetici tra affermazione e fuga in avanti della lingua, con inevitabili periodi di stagnazione, e pausa del sistema, per intromissione  del capitalismo moderno. «Altri Termini» ha idealizzato una poesia e teoria critica con il supporto di autorevoli firme per il ri-ammodernamento della poesia visto come contraccolpo al potere ideologico e politico: un vero e proprio mercato delle lettere che non ha rinnegato lo sperimentalismo rivoluzionario innescando una coesione con il movimento di lotta.

È qui che «Altri Termini» inizia a farsi promotrice, pur tra tante difficoltà, di un apparato contestativo, come battaglia culturale, che non avrà mai la bandiera della vittoria, così come non la troveranno «Nuovo Impegno», «I Quaderni Piacentini», «La Fiera Letteraria», ecc., con effetti di deriva a causa e della cosiddetta – morte dell’arte ‒, a partire dal ’68, anni di crisi economica e politica in cui prevalgono le tesi heideggeriane dell’Essere come Nulla e del disordine culturale. La Rivista fu un bacino raccoglitore di nomi importanti della letteratura italiana e straniera, come G. Bisinger, G. Conte, C. Viviani, M. D’Ambrosio, M. Carlino, F. Capasso, A. Carandente, F. Cavallo, J.P.Faye, F. Piemontese, R. Perrotta, J. Rothenberg,  C. Vitiello ed altri ancora.

A innovare l’estetica linguistica concorrono l’edizione delle Riviste «UNO» e «Colibrì», leggibili nella immissione e prospettiva estetica della poesia visuale e tipografica, per una improbabile dialettica con le classi operaie  subordinate al Potere, senza tuttavia concorrere ad una plastificazione e diffusione masssiva del pensiero poetante. Forse la giustificazione di queste tendenze innovative la si trova in Franco Cavallo che, nell’Affermazione negata (Guida Editore 1984, pp. 161), così dichiara: «Non rientra nei fini di questa Rivista perseguire obiettivi di “coerenza”, né ‒ tanto meno ‒ di questa epoca, in quanto essa si addice agli ortodossi, ai dogmatici, agli uomini di provata fede, ai burocrati dello status quo»,

È un po’ il campanello di allarme che mise in trincea tutte le maggiori Riviste in Campania, per una solidarietà verso un comune progetto di identificazione stilistica, lo stesso progetto operato da Giorgio Moio con la sua Rivista «Risvolti», tenace nella sua elaborazione estetica rispetto a quella dominante, e da Luciano Caruso, uno sperimentatore in versi «poeta visivo che animò la stagione culturale degli anni Sessanta a Napoli con la sua Vis polemica, le sue creazioni: i libri-oggetto» (E. Puntillo, in «Corriere del Mezzogiorno», 17 dicembre 2002, p. 11).

Ora, se questi sono i percorsi di evoluzione storica della poesia e degli stili, proposti e realizzati, non si può non riconoscere che il Repertorio che Giorgio Moio ha elaborato,  sia  una via maestra per chi voglia introdursi nella poesia campana, perché nasce da una attenta visione della letteratura, come operazione conoscitiva degli autori, che qui sono accolti con una misura critica mai asservitrice.

Che sia questo un carteggio storico di documenti poetici evolutivi non lo si può negare. Il fatto è che Giorgio Moio, pur essendo dentro la letteratura, ne ha seguito passo dopo passo, le trasformazioni linguistiche ed editoriali, evitando omissioni e autarchie.

Ci sono poeti che hanno operato nel campo della innovazione verbale e figurativa, come Stelio Maria Martini, fautore di una interazione complementare tra l’elemento visivo con quello verbale, o come Franco Cavallo, che con la Rivista «Altri Termini» rimosse il vuoto culturale venutosi a creare dopo la Neoavanguardia, «perseguendo un programma di indagine e di intervento militante su più direttrici» (M. D’Ambrosio), mentre Giorgio Moio si è sempre mosso nell’ambito della contaminazione tra scrittura e immagine a quell’arte plurisensoriale di cui Lamberto Pignotti è stato uno degli iniziatori con Eugenio Miccini, Emilio Isgrò, Adriano Spatola, Luciano Caruso, Claudio Parmiggiani ed altri.

In una Intervista a cura di Maria Papa Ruggiero, apparsa su «Risvolti», il primo ottobre 1998, Franco Cavallo rispondendo alla domanda postagli dalla intervistatrice, così chiarisce i termini del nonsense in poesia che, «se praticato da persone dotate, vedi Palazzeschi, vedi Toti Scialoia, non invecchia, in quanto è uno degli elementi costitutivi della poesia, sia esso  inteso in senso spaziale, che temporale».

Qui opera Giorgio Moio col suo volume «Documento-Sud» a «Oltranza» e via via con le altre proposte editoriali, che hanno fatto della poesia campana non una necropoli dello stato linguistico, ma una civiltà lessicografica e visiva, di cui ancora oggi si ammirano le forme  e i risultati conseguiti.

Non c’è dubbio che con questo volume  l’Autore abbia ricostituito le pagine sparse di opere che se non catalogate dal suo acuto senso critico, si sarebbero perse nell’oblio  e  invece qui trovano verità e giustizia.

Un libro di certosina informazione, e calibratura, conclusivo, mai arbitrario, storico nei riferimenti e nei punti nevralgici delle forme strutturali. Un vero documento di analisi critica che si aggiunge tra i pochi, non più repertabili.

 

Giorgio Moio
Da «Documento-Sud» a «Oltranza». 
Tendenze  di alcune tra Riviste e poeti a Napoli - 1958-1995
Oèdipus Edizioni, Salerno/Milano, 2019, pp. 195

Biografia di Mario M. Gabriele


 

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