Dichiarazione di poetica
Cosa penso della poesia, oggi
La poesia è un momento della ricerca umana del senso.
Di continuo, ricominciando sempre, dò un senso al mondo. Se tutto va bene.
La poesia è un momento di creazione del nuovo, e lo si può anche fare dialogando con il passato.
Perché quel cielo stellato sopra di me abbia calore, perché le cose e gli animali, gli uomini e la vita mi parlino in modo significativo, non ostile o estraneo.
Dal mondo, le immagini.
Ogni immagine viene dotata di senso, un senso che per me è importante in proporzione all’emozione che vi si accompagna.
Il mondo dei sensi è sfuggente (intendo, in questo caso: il mondo dei significati), fuggitivo, ogni senso viene raggiunto da un altro e passa in altri.
Per dire questo, abbiamo nel tempo inventato la parola “simbolo”. Non credo che sia entità metafisica, credo che abbiamo chiamato così il manifestarsi del divenire molteplice delle immagini e dei significati. Simbolo è un nome non un nume: un nome per un fatto, anche i numi sono immagini, potevano essere carichi di senso, mondo delle emozioni, erano o sono fatti.
Posso così descrivere il processo, che comunque è tale anche in un punto del tempo, del sensemaking, del costituirsi dei significati del mio mondo, del mio conferimento di senso al mondo assurdo: l’immagine (di qualunque tipo essa sia: anche acustica, tattile, … mentale, sensibile, per quanto si possa separarle) perviene a me, vi si accompagna un’emozione, o un sentimento più o meno forte; vi attribuisco un significato.
L’immagine può essere verbale, di parola, o anche espressa in parola.
La poesia, tanto più autentica quanto più pregna di emozioni e di significati, ha a che fare con il dare senso al mondo.
La poesia cerca il senso, o secondo alcuni anche, in modo più ambizioso, la verità. Lo trova, anche ogni volta diverso, perché i sensi-significati divengono.
M’impegno per la verità, a patto di vedere che ognuno ne abbia una, ovvero ognuno ha proprio mondo, suo singolare modo di dar senso alle cose.
Se Benjamin, in modo invero molto immaginifico e poetico, afferma nella IX tesi sulla storia che l’angelo della storia, guardando impotente il passato colmo di rovine, procede camminando a ritroso verso il futuro sospinto da un vento irresistibile, questo è in quel momento il senso che Benjamin attribuisce alla storia e questa è la sua verità.
La poesia ha tutti questi caratteri, li ricerca con il rigore della filosofia, dell’arte, della scienza.
Ma, come ogni aspetto dello spirito, così la poesia ha un proprio modo che è quello del pensiero poetante, in cui hanno più forte rilievo le immagini, e la cura estrema e raffinata della parola, il suono della parola, il modo di dirla, anche in pubblico.
Il modo del pensiero poetante è modalità del pensiero nella parola, e nel suono, come musica della parola.
La vera parola poetica lascia traccia, come una stella cadente nel cielo della sera.
Pesa: può pesare come un maglio.
Ricca eppure essenziale e incisiva, seria ma anche leggera, non lascia il tempo che trova.
È seria per via del lavoro o travaglio mosso dal desiderio d’essenza, volto alla scarnificazione della parola, alla ricerca d’un senso netto e anche multiverso.
Leggera: il senso infine è nulla, perché tutto è nulla. La parola poetica ha leggerezza d’un nulla.
Pervenire a nulla è un percorso oppure una immediatezza, che può sembrare qualcosa, e incontrare qualcosa sulle vie del nulla è trovare senso al nulla.
Che possano esservi beghe e intrallazzi per un nulla, è tutt’al più degno di compassione.
Infine, secondo antiche insistite immagini, il fondo è nulla.
Come scrive un amico poeta, i poeti giocano col nulla (c. d. l.).
* * *
Inverno
Inverno, nulla è detto,
tutto si svuota, è tempo,
tutto è compiuto.
Quel che attraversi distratto
tra compimenti e nuovi inizi
è il continuo prodigio
di non sai quale dio.
Leggere
Non è così semplice
con un libro,
non so se
sùbito
separarmene:
lo tengo accanto.
Lascio decidere a lui.
Se tace,
con qualche devozione
lo ripongo,
so che un giorno potrebbe
rifarsi vivo.
Parola
Ti svegli. Curi
L’indispensabile del corpo.
Cibo, acqua.
Vivi.
Il dovuto a chi devi, o così credi.
La manutenzione dell’auto.
Qualche distrazione di troppo.
Forse.
La posizione di quell’oggetto (non
manca la cura del dettaglio,
è che hai bisogno di tempo).
Non che tu sieda, e scriva.
Insomma, non così,
non così spesso.
Più facile che legga.
Nella macchia dei giorni,
d’improvviso s’affaccia una sonante
parola,
sole nuvola terra,
così chiara che illumina l’inverno.
Nov./dic., 2018
Sul balcone
Minuscole piante di rosa
mai piantate,
fogliame verde lucente,
forse ti nutre lo sguardo?
Rosso boccio di vita,
passaggio, senso
d’un seme
disperso sulla terra.
Febbraio, 2019
Le scarpe
Quel venerdì
lei lo chiamò due volte,
prima discorsi di vicinanza,
poi lo disse.
Finalmente.
L’evidenza fu evidente.
Quella notte lui stentò a dormire, d’accordo,
s’affollarono, le immagini,
ma il mattino fu bello risvegliarsi.
Aveva visto tutto dall’inizio.
Triste soddisfazione.
Adesso,
altro che rabbia.
Conseguenze
già vissute, e viste,
ma più segni di vita bussavano alla porta.
Saperli riconoscere.
Uscì, comprò le scarpe nuove.
Quelle sì,
le sorvegliava da giorni.
Gennaio
Mi sento un po’ curvo,
dev’essere il freddo.
Pensieri intirizziti,
la notte li congela.
M’avventuro nel tempo
che non torna,
delle cose che sono come devono.
E per la maggior parte siedo
nella stanza in mezzo al Borgo
come in un’antica chiesa,
la mia finestra guarda l’Oriente.
Oh vita fervida come una preghiera.
29.1.2019
Grazie a Giorgio Moio e a “Frequenze poetiche” per avermi dato modo di esportare la mia poesia dalla mia stanza in mezzo al Borgo.