MARCO DE GIORGIO, Il Paese Incantato della Parola Limitata

IL PAESE INCANTATO DELLA PAROLA LIMITATA

(Brevissima fiaba economico-ecologica sul risparmio sia di voce sia di “a capo”)

C’era una volta un paese incantato in cui ogni cosa funzionava alla meraviglia, ogni essere dal più minuto al più gigantesco, dal più debole al più forte si rispettava e si amava nel modo più caloroso e disinteressato. Nessun incantesimo aveva cagionato una sì idilliaca atmosfera, una sì pacifica e serena convivenza.

In cotale paese incantato, tuttavia, vigeva una legge di natura che tutto presiedeva e governava, ed era la seguente: ogni creatura, d’ogni sorta e specie, che veniva al mondo, era fornita d’un patrimonio limitato di parole. Ogni creatura, così, ben sapeva, era ben conscia che il suo patrimonio di parole non era un pozzo senza fondo, e prestava somma cura a ciò che diceva, e come e quando lo faceva. Ogni parola era trattata come un soldo, e, ben si sa, come con i soldi si stia attenti e circospetti. E così ognuno era ben attento a ogni alito sonoro che usciva dalla bocca, ben sapendo che giammai sarebbe ritornato indietro, e che il suo patrimonio di parole sarebbe con esso -pufff!- diminuito. E conscio di tutto ciò, consapevole della possibil conseguenza di poter restare un giorno muto, ognuno diceva sol quel che serviva e sentiva realmente.

Questa e questa sola era la legge che governava il Paese Incantato della Parola Limitata, in cui ogni cosa funzionava alla meraviglia, ogni essere dal più minuto al più gigantesco, dal più debole al più forte si rispettava e si amava nel modo più caloroso e disinteressato.

E vivevano felici e contenti. E vissero felici e contenti.

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