FEDERICO PREZIOSI, Note a margine di Stive

Stive un titolo “ampio”, apparentemente di connotazione esistenziale o forse politica per gli interessati alle cronache recenti. Sarebbe banale cavarsene fuori con un “questo ed altro ancora in questo libro”, ma il ritorno di Costanzo Ioni coincide con qualcosa di estremamente fresco e innovativo nel panorama della poesia italiana. La parola Stive rappresenta già di per sé un caleidoscopio di significati ed intenzioni di una versatilità e fluidità notevole, un dinamismo sul quale è opportuno fare le dovute considerazioni. Stive, come plurale di stiva, ma allo stesso tempo seconda persona singolare del verbo stare in napoletano, da pronunciare anche come Steve, il nome angloamericano. Nell’impostazione di un testo fluttuante a livello percettivo si innesta una poetica arguta, caratterizzata da un pastiche di lingue romanze, dialettismi (in particolare il napoletano), latinismi, invenzioni oppure traslitterazioni, tutti espedienti in grado di assecondare una verve vulcanica e conferire grande varietà alle parole, disposte sia in versi sia in prose poetiche.

La scrittura elude le norme ortografiche con il gusto della dissonanza, si piega alle impalcature sonore che complessivamente richiamano un melos arcaico, spesso irriverente e a volte pregno di invettive. Perché nonostante tutto la scrittura di Costanzo Ioni non scade mai nella provocazione fine a se stessa, assume anzi forti connotati politici. Il poeta, uomo del proprio tempo, vive una realtà di grandi frammentazioni ideologiche, sociali e morali, che esprimono disagi e ingiustizie a cui bisognerebbe dare attenzioni e risposte. In questo vi è la consapevole frustrazione di non essere preso sul serio, di essere inutile alle cause perorate e non appartenere ad un’epoca dove grandi le coscienze riescono ad emergere. Ma il poeta è anche uomo d’azione, e in questa presa d’atto avviene la mutazione della poesia: la ricerca sonora affonda in una tradizione che ammicca a padri nobili come Dante Alighieri e Ugo Foscolo, simboli della solidità culturale nostrana, si interseca coi flussi di coscienza, con gli onomatopeismi alla Aldo Palazzeschi condita con una buona dose di folclore, da quello di stampo tradizionalista fino al macchiettismo da talk show.

Voilà, si materializza l’opera di Costanzo Ioni, come un Carnevale dove il contenuto si maschera e viaggia tra follie e deliri quotidiani, tra le righe e i fogli, sbeffeggia con classe il presente e schernisce il linguaggio standard, vero cuore del potere odierno, il quale trova in una sterile comunicazione di stampo aziendalista il fulcro del proprio consenso e del sociale appiattimento. La parola è cimelio e composto, gli incastri sono cianfrusaglie, il ritmo non disdegna rumori o improvvisi troncamenti, a volte si spinge fino a produrre una lucida cacofonia che racchiude il limite del tutto ed il suo degrado, ma sempre accompagnato da un’ironia coinvolgente. Quella di Costanzo Ioni è una poesia che si dilata, si attorciglia, si stravolge ed, infine, ci somiglia materializzando la trasfigurazione del nostro specchio di inquietudini.

Costanzo Ioni
Stive
Guida Editori, 2017, pp. 112


Biografia di Federico Preziosi

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