POESIA CONTEMPORANEA ITALIANA
& (e commerciale)
& poi non lo puoi scrivere
irriverenza poetico-etica
la e commerciale
al verso fa assai male
sa di artificioso o di
simbolo e non lettera piuttosto logogramma
legatura congiunzione (non astrale)
et labora et similia
ma anche
& Figli & Fratelli
(ci tiene alla famiglia)
ma corpo & anima
forma & sostanza
essere & avere
non è concesso se non ai grandi vati
vati che vaticinate a voi chiedo scusa
non era uno scherzo e neppure un’offesa
la e commerciale coniuga e congiunge
soltanto
& così sia.
(inedito, aprile 2017)
Corpo & anima
I
gioco con le parole impunemente e non mi pento
anche se il gioco, a volte, si fa tragico
malinconica commedia senza commedianti, farsa truccata di biacca e cenere
la ricerca affannata della brezza, non necessariamente marina
chiarore acceso di evanescenza e turgore, timida incrostazione
e senza annunci né proclami ritorna il poeta con la faccia sporca
fingitore pessoano, cacciatore di frodo di immagini
bestemmiatore incallito timorato di Dio
misantropo osservatore dei voli delle cavallette
II
si dipana il filo rosso dell’esistenza
il non-filosofo ritiene inopportuno esprimere il proprio parere
il giocoliere amministra con destrezza birilli e cerchi infuocati
si susseguono fumose detonazioni di salti nel vuoto
colpi di tosse nel teatro silenzioso e sguardi da evitare
occhiali scuri e sciarpa davanti alla bocca
mani tese nel vuoto per afferrare un raggio obliquo di sole
ed ecco la polvere farsi di nuovo pietra lucente
la parola rovesciarsi come ruscello, dall’alto
verso profondità conosciute e ritrovate
III
la macchia scura del cuore percorre contorni lievi
l’intreccio nascosto dei fili circonda corpo & anima
si alternano grovigli di emozioni e di pensieri
nell’irrisolto campionario delle ombre silenziose
il fondo da cui risalire è ormai raggiunto
sia fatta ora la volontà della corteccia malata
le si dia spazio per continuare il gioco dei rimandi
per riscoprire le perdute verità della coscienza
nel fuoco invernale e nel vento primaverile
sempre e soltanto pallida voce inascoltata.
2008/2010
eppure
eppure mi ritrovo
spossato e muto
in terre di crisalidi
ignorando il volo
la tempesta di luce
lo schianto azzurro
cado sulla pietra
mi rialzo incolume
colmo di piaghe
poi a stento riparto
invocando le stelle
differite ferite
colano in tumulto
riabbraccio il mondo
sulla rampa di lancio
consapevole ora
di non andare lontano.
Gennaio 2011
Pamphlet n° 5
Piove sulla baraccopoli
si apre come un fungo
la Bomba di Gregory Corso
immortalata sul National Geographic.
Corruzione malata e tollerata
la multinazionale dell’odio cerca adepti
per sdoganare il nuovo business
del commercio di armi per corrispondenza.
La luce della sera scioglie l’asfalto
ai bordi dei campi di lattuga
le auto sfiorano i gatti ubriachi
sulla statale numero sessantaquattro.
Necessario tenere un diario della schizofrenia
catalogare le differenze
per rimuoverle prima della fine.
Raccogliere le prove per inchiodare i colpevoli
al muro del pianto
per vederli versare lacrime
dentro i loro Martini.
Scrivere un pamphlet
atto d’accusa per le tartarughe marine
il cerchio di fuoco tra le sequoie
la sudorazione può evaporare
con due gocce di Chanel n° 5.
(da Incroci obbligati, Arcipelago Itaca, 2019)
pioggia di rane
e della virtù poi che ne faremo
dei ricordi avvolti nel cellophane
di tutti i fulmini caduti dal
cielo durante i temporali estivi
che ne faremo della sabbia
nelle clessidre dell’intonaco
che cade a pezzi e dei chiodi
arrugginiti che rimangono su
attaccati a un’idea da nulla
che ne facciamo ora poi
di questa nostra insipienza
degli ululati notturni della neve
così poco rassicurante e del sole
nascosto che cosa ne possiamo fare
dei segnali di pericolo degli allarmi
delle dottrine rinnegate possiamo
attendere impassibili o sgomenti
la pioggia di rane o l’ultima eclissi
che verrà
(da Coleoptera, Puntoacapo Editrice, 2020)
spazio 1999-2018
che cosa rimane di quelle catastrofi
in bianco e nero di noi di quel tempo
di ieri astronavi sparate dritte verso
il domani che non è mai arrivato
di quello spazio quei numeri il 9
in special modo pronto a trasformarsi
in uno zero canto finale di un’
epoca che cosa rimane di noi
che forse eravamo migliori di
adesso delle speranze frantumate
quei sogni evaporati nelle galassie
lontane che cosa ne rimane che cosa
rimarrà di noi se siamo ancora umani
che non lo sappiamo che cosa sarà
se diverremo noi stessi una catastrofe
che cosa di noi ma siamo ancora umani
?
(da Coleoptera, Puntoacapo Editrice, 2020)