FEDERICO PREZIOSI, Nota a margine de L’ignoranza della polvere di Luca Crastolla


L’ignoranza della polvere è un’altra silloge affidata alla curatela di Giuseppe Cerbino, un talent scout della poesia che a poco a poco sta raccogliendo e lanciando autori di varia natura, con l’intento di far emergere nuove e interessanti proposte nell’ambito del panorama poetico nostrano. Considerata questa premessa, non poteva di certo mancare un poeta come Luca Crastolla nella collana speciale da lui diretta edita da Controluna. Crastolla, figlio della scuola inversionista di Max Chirio e punta di diamante della comunità poetica Versipelle, sembra essere la conseguenza di un incrocio di culture territoriali nazionali, culture ai margini, lontano dal mainstream e dalle luci delle ribalta. Artigiano della parola, autore di una poesia non facile e nemmeno immediata, di versi che scavano nel profondo e densi di simbologia, il nostro frequenta una dimensione poco avvezza al fruitore medio di poesia. Bisognerebbe prendere in considerazione l’immaginario di uno Jodorowsky in strade sterrate, cammini infiniti, oggetti abbandonati e riutilizzati, portati a nuova vita, infatuazioni carnali, arte povera al servizio delle parole per farsi un’idea della poetica. Non aiuta neppure affrettarsi in paragoni avventati (e banali) con il fratello, Cristiano, autore di una poesia volta allo scomponimento dell’oggetto contemplato; al contrario Luca si muove e, non da ora, con le proprie gambe, percorrendo una strada autonoma, personale, pregna di impressioni autobiografiche e sensibilità individuale. Questo è bene chiarirlo subito, non solo per rendere giustizia alla creatività di entrambi, ma anche per evitare false attese.

Il quadro che ne emerge è ben cementato nei contrasti di una ribellione spirituale che, in parte, sfocia in un singolare meridionalismo non espresso per via linguistica ma simbolica, temporale, spaziale. L’esistenza appare come un vestito stretto, inadatto a contenere un corpo mutevole e pertanto infedele alle rigidità e alle convenzioni. In questa ribellione non vi sono toni guerreschi: qui è l’anima ad occupare perentoria il proprio spazio vitale delineando i contorni tra il reale e l’irreale, giocando col surreale e denigrando il pressappochismo dimorante fino ad arrivare a sfidare la comune percezione. Luca Crastolla è un grande camminatore attraverso le idee e le immagini, varca limiti per conoscere la casa, spalanca le altrui porte per accogliere l’estraneo, condivide e vive con esso rituali sacri e patti di sangue, traccia limiti invalicabili, riconosce e umanizza le violazioni del gioco. In questa poetica si percepisce una sorta di cristianesimo ateo nell’affermazione dei propri principi: essi vedono nel peccato un bisogno di pietà per l’Io dilaniato dalle intemperie storico-esistenziali, un tentativo estremo di ricomposizione dell’Essere.

“potrei iniziare col dire:
non è una danza per i morti nella mia carne
E tu non devi credere a quello che ti dico:
c’è troppa fede in giro.

Siedi sull’intrecciarsi indocile dei vimini
e prova a sperarlo con me.

Giuriamolo sulla memoria
ingermogliata della quinoa:
Avrà la sua diaspora
piena di grazia
quando la Sentinella della disposizione
le bacerà la fronte propizia.

La fertilità
bagnata da due fiumi
è una Babilonia in fiamme”.

Il conflitto è sempre dietro l’angolo, in qualunque atto, oggetto o persona, in ogni cosa in quanto tale, come ricorda lo scultore Jannis Kounellis: «Nell’arte e nell’amore non si può essere turisti. Santi, rivoluzionari, mai turisti». Non c’è esplorazione che porti il piacere in sé: il piacere si controbilancia al senso di colpa, la colpa al desiderio, il desiderio all’aspirazione personale e spirituale, la pace con gli altri a una spietata guerra interiore. Sono questi i preambula fidei di Luca Crastolla, un vortice continuo in cui l’imperativo categorico è toccare con mano, per scoprire, per scoprirsi, per appartenere al genere umano nella sua perpetua imperfezione e dannazione, andando incontro al proprio destino che non può essere Dio, sebbene la mancanza del divino rappresenti una costante ricerca nel tentativo disperato di portarsi fuori dal caos. La via non è mai tracciata e perdersi rientra nel naturale ordine delle cose.

Luca Crastolla
L’ignoranza della polvere 
Controluna, 2018, pp. 80

Biografia di Federico Preziosi


 

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