CRESTOMAZIA 7


Testi verbovisuali di: Carla Bertola, Franco Cipriano, Daniela Mastandrea, Giorgio Moio, Carmen Moscariello, Franco Panella, Raffaele Piazza, David Ru, Michela Zanarella

*

CARLA BERTOLA

Lettere 2

 

FRANCO CIPRIANO

Bibliotheca Kataphysica

 

DANIELA MASTANDREA

La letra chica

 

GIORGIO MOIO

ho navigato nei tuoi sogni
come si naviga sul mare
tra tempeste e mareggiate
scene duplicate che si muovono
nel grido trivellato

ma non siamo fatti per respirare veleni
che si sprigionano dall’immondizia
incendiata da mondragone ad acerra
da caivano a terzigno
da sant’antimo a casandrino
da giugliano a marcianise

rompere il silenzio di parole onomatopeiche
non sarà l’anabasi antagonista della poesia
allora ci versiamo un ditalino di varechina
un piscio di pipistrello na cresommola
n’aglio aglialluto nu suono ’e buattelle

ma non siamo fatti per mangiare verdura
malata dalle sulfuree esalazioni della terra
ferita a morte dalle scorie industriali
da casapesenna a casale
da gricignano a carinaro
da pianura a cardito

e allora lasciamoci cullare dalle onde del mare
dal ritmo di una tarantella che non sia sempre quella

 

CARMEN MOSCARIELLO

Sogni sempre sogni*

l’auto procedeva in pensieri
quando apparve improvvisa
una giovane gru: si proiettò sui vetri e fu un abbraccio.

Le sue ali ampie si aprirono immense.
Spiriti dell’aria spirito consacrato
messaggera di Dio cogli  racconti
nutriti di rugiada, nelle ali
avvolgi cartoline d’amore. Misterioso
folletto augure di vita
insegui il sole su nuovi orizzonti
prorompi straniera nello spazio di cielo
che non ti appartiene. Il tuo volo ti porta
alle albe rosa dell’Africa e il sogno
agguanta la speranza per una nuova vita.

si andava in landò sì in landò
e m’era caduto di mente, un po’ me n’ero scordata,

il Montagnone del mio paese
là piantato tetragono guardiano del luogo
un bestione che al risveglio
faceva sparire quatti quatti nelle tane
lepri e lupi talpe e cinghiali si andava
si andava in landò
nella plenitudine meridiana
come un’arancia dolce di umori maturi
fra una prateria di luce
io il nipotino sua madre Giuseppe certo così si chiama
per un lancio di dadi del destino
rideva nel sonno a sigillo perfetto di gioia
ecco dalla cima dell’arcobaleno
d’un balzo staccarsi una gru un ibis un non so che di tal fatta
ad ali aperte piombarci incontro a dirci dal cielo di fuori
sì sì ci siamo all’appuntamento
con quell’idea proprio con quell’idea
tale e quale d’amore-uccello d’amore-cosa
cosa d’aria trepidante di esporsi fuori all’aria
che fa tuttavia nido nell’aria senza occupare spazio di cielo
quale sogno nel sogno o quasi un sogno presago
un flatus, un presagio anche codesto landò
tu mi spieghi tra un battito e l’altro di ali contro il vetro
che si fa anch’esso impalpabile meno che un velo di cielo
come lo sguardo di mio padre che si sottraeva alla vista
anch’esso un augurio che non chiedeva
traduzioni e glosse di àuguri etruschi
presagio anche la nostra arancia matura
piena di due mamme col bimbo che ride ride nel sonno
e dice sì all’angelo compagnuccio calatogli accanto nel sole
per viaggiare insieme di presagio in presagio.
(Da C. Moscariello, L’Orologio smarrito, Guida Editori, 2014)

* Spartito a quattro mani di Ugo Piscopo e Carmen Moscariello per il piccolo Giuseppe, appena nato (una gru si riversò ad ali piene sul vetro della macchina di mia figlia Lara, a Sabaudia, l’uccello fu presago di una vita nuova).

 

FRANCO PANELLA

Mai più
(Contro la violenza sulle donne, 2019)

 

RAFFAELE PIAZZA

Tesse una musica

Tesse una musica il marino
fluire senza tempo, l’onda verde
che trasparente vola nella forma
di donna, di conchiglia che scolora
sulla spiaggia dalle felici trame
dove nella tua notte posi l’ombra
tra la sabbia dei passi che riveli
un moto precedente di parole
presunto tra l’argento che ti sfiora
di una luna a pochi tiri
di sasso levigato dall’attesa.

 

DAVID RU

 

MICHELA ZANARELLA

È sorto poco più in là del sole
il nostro destino
giunto dagli occhi del vento.
Respirami accanto
dopo l’aurora ogni giorno
finché la vita compare tra i vigneti
e porta un miraggio
un silenzio un riflesso tra le campagne
come se i grappoli d’uva
fossero figli che spingono sul ventre
pronti a giurare tutto l’amore
che siamo ancora.


 

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