CRESTOMAZIA 1


Testi verbovisuali di: Alfonsina Caterino, Carlo Bugli, George Nina Elian, Anna Boschi, Izabella Teresa Kostka, Anna Maria Scopa, Alfonso Lentini, Antonio Spagnuolo, Ettore Le Donne, Laia López Manrique.

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ALFONSINA CATERINO
… Non è mercanzia

il rombo della lontananza
Sfora esistenza diseguale l’erba
che possa seccare le rovine
accanto al mare
ubriaco d’acquavite
bagnato di tormente e
cadaveri da acquietare

Esistere traccia del tramonto
sdenta i fossi a ginestre e tamerici
svagando mancanza il
nero di seppia sfollato
passeggero per certificare scintilla
ebbra
i grumi della polvere
rivoltati sull’acqua

Nessuna menzogna scolora il cielo
nessuna mercanzia stupisce la solitudine
Solo le stelle
oltre lo specchio dell’istante
abitano un volo
che non finirà mai…

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Alfonsina Caterino insegna a Roma. Ha pubblicato nel 2006 la raccolta poetica Come una farfalla (ed. Il Filo, Roma) e preso parte alle manifestazioni organizzate dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici presso la libreria “Evaluna”. Ha partecipato alle rassegne “Una Piazza per la Poesia” (organizzata, nel 2007 dalla libreria “Treves”) e il Silenzio e le Parole nel 2009 (organizzata da “Forumtarsia”). Nello stesso anno ha pubblicato il racconto La casa di zucchero sul periodico «Narrazioni» e nel 2011 la silloge poetica Nel tempo della guardia (Ed. Dante Alighieri, Napoli. Suoi testi sono presenti nelle antologie Accenti, pubblicata dalla Soc. D.A. e nei Quaderni Democratici  “L’Arrivista”  (Ed. Limina Mentis). Nel 2014, il suo racconto La luce sovversiva è stato segnalato al concorso internazionale di poesia e prosa indetto dalla casa editrice  Puntoacapo e pubblicato dalla stessa.

 

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CARLO BUGLI
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Carlo Bugli è nato a Napoli nel 1965 dove vive. Con G. Moio ha ideato e cura una rivista murale, manifesto di scritture anark-off. È stato redattore di «Risvolti». Ha pubblicato: Noemata (1988); Organon (1990); L’uomo dagli occhi rosa, con Giorgio Moio (Edizioni Riccardi, 2000); Locus solus. La babele capovolta, con Pasquale Della Ragione, G. Moio e Marisa Papa Ruggiero (id., 2001); Anatomical table one (Edizioni Kataboliche, s.d.); Anatomical table two (id., s.d.); Super Frizz (L’asimmetrico) e il graphopithecus(id., s.d.); Updowntranstropie (id., s.d.). Alcune sue tavole grafiche sono uscite sulle riviste «Levania» e «Patapart». Nel 2018 ha tenuto la sua prima mostra personale prezzo la galleria “Movimento Aperto” di Napoli.

 

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GEORGE NINA ELIAN
Dormi

Anche il tuo sonno ha lo stesso sapore
Come il tuo bacio (sapore di mela
Cotto alla luce della neve degli innocenti)

E non ho nemmeno bisogno di scrivere
In particolare per te
Perché a un certo punto la poesia sei tu
Come una mappa segreta del cielo o del mare
In cui chi sogna di averti
Annega volontariamente
Sorridendo parlottare ridacchiare
Come se in questo momento non stesse per morire ma per le sue teste e il suo corpo
E respiro in nome della poesia

E sarà giorno
E sarà notte
E anche

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George Nina Elian (Costel Drejoi) è nato il 13 novembre 1964, a Slatina (Romania). Poeta, saggista, traduttore, giornalista, come poeta esordisce nel 1985 sulla rivista «Cronica» di Iaşi (Jassy). Tra gli ultimi volumi pubblicati: Lumina ca singurătate. Secvențial 2: Ninsoarea se întorsese în cer… / La luce come solitudine. Sequenziale 2: La neve era tornata in cielo… (poesie – 2016); Toamna, când vine sfârșitul lumii… / Nell’autunno, quando arriva la fine del mondo… (microsaggi poetici – seconda edizione, riveduta e aggiunta – 2017); Lumina ca singurătate. Secvențial 3: Fericirea din vecinătatea morţii / La luce come solitudine. Sequenziale 3: La felicità nella vicinanza della morte (poesie – 2018).

 

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ANNA BOSCHI
Scombinati

 

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Anna Boschi è poetessa visuale. Attiva anche come mailartista anche in qualità di organizzatrice di mostre. Incentra la sua ricerca sul rapporto parola-immagine, espone dal 1974 ed ha al suo attivo oltre quaranta personali e numerose mostre collettive in Italia e all’estero: Triennale di Bologna, Biennale del Libro d’Artista di Cassino, 50ª Biennale di Venezia, London Biennale, Contemporary Art Center Pyramida di Haifa (Israele), etc.

 

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IZABELLA TERESA KOSTKA
Post mortem (vendetta)

Verrò a te
coi seni tinti di sangue vermiglio
versato di notte su un bianco lenzuolo,
distesa accanto al tuo “corpo – sposo”
come una bambola smembrata da crudeli  forbici.

Verrò a te
in ogni notte oscura
tagliando il buio con l’ultimo grido,
sarò una croce del tuo cammino,
l’asfissiante profumo del gelsomino.

Tornerò a te
e non conoscerai mai la pace eterna.
(da Le schegge, 2017)

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Izabella Teresa Kostka è nata a Poznań (Polonia) ed è laureata in pianoforte di cui è insegnante. Vive e lavora a Milano. Appassionata di teatro, scrittura, fotografia e arte, è giornalista freelance per «WordPress» e corrispondente ufficiale della sezione arte e cultura sul portale internazionale giornalistico «Polacchi in Italia». Vincitrice di diversi premi letterari e organizzatrice di eventi culturali come “Verseggiando sotto gli astri di Milano” presso il Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos di Milano, sue liriche compaiono su varie antologie. Di poesia, ha pubblicato: Granelli di sabbia (2014); Gli scatti (2014); Caleidoscopio (2015); A spasso con la Chimera (2015); Incompiuto (2015); Peccati (2015); Gli espulsi dall’eden (Roma, 2016); Le schegge (2017); Si dissolvono le orme su qualsiasi terra (2017 – e-book). Ha partecipato a numerose mostre di arti visive e fotografia; ha pubblicato alcuni scatti fotografici sull’antologia 16° Incontro di Autori e Amici, a cura di Marzia Carocci (2016).

 

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ANNA MARIA SCOPA

Se mi cerchi
sono nelle parole che scrivo
Lì scarabocchio l’anima
impressioni
di luna
anemoni di stelle
Sono nei lividi
di carne
sull’altare
dei santi
che prego
quando
allungo
le ali in questo
amniotico cielo

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Anna Maria Scopa nasce a Vasto (CH) il 9 marzo 1967. Vive e risiede a Roma. Lavora come Education trainer per Coty professional Italia. Dopo gli studi superiori, si iscrive al conservatorio di Pescara, dove studia canto lirico. L’amore per il canto, la musica, e l’arte in genere, fanno parte del suo modo di sentire. Una passione che ancora coltiva. Attualmente canta nel coro lirico “Giuseppe Verdi” di Roma. Scopre la poesia solo qualche anno fa per un bisogno impellente di esprimere i suoi stati d’animo e per una necessità che è per lei cura dell’anima. Ha pubblicato un solo volume di poesia: Dove nevicano le viole (Letteratura Alternativa, 2017). Ha partecipato a reading e a poetry slam.

 

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AALFONSO LENTINI
Pagina 67

 

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Alfonso Lentini è nato a Favara (AG) nel 1951. Vive a Belluno dalla fine degli anni Settanta. Laureato in filosofia, opera nel campo della scrittura e delle arti visive sconfinando a volte anche nei territori della poesia. Fra i suoi libri: L’arrivo dello spirito, con Carola Susani (Perap, 1991); il romanzo-saggio La chiave dell’incanto (Pungitopo, 1997); Mio minimo oceano di croci (Anterem, 2000, opera finalista alla IX edizione del premio Montano); Piccolo inventario degli specchi (Stampa Alternativa, 2003); Un bellunese di Patagonia (id., 2004); Cento madri (Foschi, 2009); Luminosa signora. Lettera veneziana d’amore e d’eresia (Mauro Pagliai Editore, 2011); Il morso delle cose (e-book, “La recherche”, 2012); Illegali vene (Edizioni Eureka, 2104); Tre lune in attesa (opera vincitrice del premio Formebrevi, Formebrevi edizioni, 2018). Ha pubblicato inoltre numerosi libri d’artista in edizione autoprodotta o con editori specializzati come Pulcinoelefante o Laboratorio Dadodue (a volte anche in collaborazione con altri artisti e poeti) e partecipato a mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero.

 

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Antonio Spagnuolo
Palpebre

Ho gli occhi di mio padre , le palpebre socchiuse
nel crepuscolo grigio che si increspa,
un’opaca dolcezza che a volte seduce
a volte bruscamente cancella una carezza.
Superato i suoi anni ora conosco la cenere
che annulla i profili e fuori dell’ora
rende inaudibili le sillabe a fior di labbra.
Tranne i colpi che a tanto caro sangue
segnava nei suoi tratti nulla rimane
e ancora la candela consumata
rifiuta le preghiere indiscrete.
Cerchio perpetuo che non riesce a fermarsi,
segnato dall’avvicendarsi del ricordo,
e rompe nel mio petto ad una ad una le costole
con i silenzi cuciti alle pareti.

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Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli, dove vive. Da Ore del tempo perduto (Intelisano, 1953), ha pubblicato numerosi volumi di poesia, di cui gli ultimi: Per lembi (Manni, 2004); Fugacità del tempo (Lietocolle, 2007); Ultime chimere (L’Arca Felice, 2008); Fratture da comporre (Kairòs, 2009); Misure del timore – 1985-2010 (Kairòs, 2011); Il senso della possibilità (Kairòs, 2013); Oltre lo smeriglio (Kairos, 2014); Non ritorni (Robin, 2016); Canzoniere dell’assenza (Kairos, 2018); i volumi di prosa: Monica ed altri (racconti, SEN, 1980); Pausa di sghembo (romanzo, Ripostes, 1994); Un sogno nel bagaglio (romanzo, Manni, 2006); La mia amica Morèl (racconti, Kairòs, 2008); il volume di teatro Il cofanetto – due atti (L’assedio della poesia, 1995). Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna on line “poetrydream”.

 

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ETTORE LE DONNE
Bunker per gli amici di Ferdinando Imposimato

 

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Ettore Le Donne è nato nel 1950 a Rivisondoli, vive a Loreto Aprutino  (Pescara). Pittore, mailartista, ha pubblicato un volume di poesie, Stanze dell’ascolto per Angela (Edizioni Tracce) e partecipato a numerose mostre. Ha realizzato un ciclo sui “Bunker”, vere “dimore inossidabili dello spirito”, per Enzo Pagani, Giordano Bruno, Carlo Rubbia, Isaach Asimov, Stephen Hawking, Margherita Hack, ma anche per Beuys, Licini, Burri, Barisani, Dorazio, Cucchi, Mastroianni, Vedova, Afro, Man Ray, Calder, Janco. È tra i fondatori della corrente iperspazialista e cura un foglio, «L’Oracolo», di arte e di politica.

 

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LAIA LÓPEZ MANRIQUE
Lo
(Traduzione dallo spagnolo di Massimo Barilla)

Estar dentro del grito. No traspasarlo. No ir hacia él. No abrirlo en canal:
estar ya dentro. Como una criatura minúscula y febril. Un demiurgo. Agitar
las voces dentro del grito. Cambiar la dirección del sonido. Que no entre en
el cuerpo, que no entre: que salga del tímpano, que lo abandone. A veces.
Que el grito a veces salga, sin garganta, del tímpano. Que el grito resuene
entonces hacia el cuerpo como una pequeña onda desventrada. Que entre
así en la garganta. Que desde dentro la captación del grito sea, al menos,
triple. Que se sienta, cuerpo abajo, cómo el grito sufre, cómo es enroscado
sobre sí, cómo cada pliegue ruge, choca y se desborda entre los órganos.
Ser (lo). Criatura impenitente, cubierta por el vello leve de un polluelo.
Animal aterido y múltiple como el plancton. Sin unidad, sin composición, sin
lazos de familia. Apenas. Ser lo (que está dentro del grito.) Lo (que no tiene
un solo nombre), lo (que no tiene, porque tener no es su posibilidad ni su
atributo.) Criatura que no llena un sintagma, que solo araña sus esquinas.
Criatura seca y virgen. Desdibujada para sí. Ausente para otros.
Observada por el grito como su asesino. Observada por el grito como su
parásito. Observada por el grito jamás como su núcleo: como una parda
extremidad, un antebrazo, el enigma planteado por la esfinge. El gran
desgarramiento.

 

Esso

Essere dentro l’urlo. Non oltrepassarlo. Non andargli incontro. Per non
lasciarlo aperto: restargli dentro. Come una creatura minuscola e febbrile.
Un demiurgo. Agitare le voci dentro l’urlo. Mutare la direzione del suono.
Che non entri nel corpo, che non entri: esca dal timpano, lo abbandoni. A
volte. Che l’urlo esca talvolta, senza laringe, dal timpano. Che l’urlo risuoni
poi verso il corpo come una piccola onda sventrata. Che entri così nella
gola. Che dall’interno la percezione del grido sia, almeno, triplicata. Che si
senta, bocconi, come soffre l’urlo, come si arriccia su se stesso, come
ruggisce in ogni piega, si scontra e trabocca tra gli organi.
Essere (esso). Creatura impenitente, coperta dalla lanugine chiara di un
pulcino. Animale irrigidito e multiplo come il plancton. Senza unità, senza
composizione, senza vincoli di famiglia. Solo questo. Essere quello (che sta
dentro il grido) quello (che non ha un solo nome), quello (che non ha,
perché avere non è tra le sue attitudini o i suoi attributi). Creatura che non
riempie un sintagma, ne graffia solo gli angoli. Creatura secca e vergine.
Sfocata ai propri stessi occhi. Assente per gli altri. Che l’urlo riconosce
come il suo assassino. Che l’urlo riconosce come il proprio parassita. Che
l’urlo non riconosce mai come il proprio nucleo: come un’estremità opaca,
un avambraccio, l’enigma sollevato dalla sfinge. Il grande strappo.
(dal libro La mujer cíclica, La Garúa, Barcelona, 2014)

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Laia López Manrique (Barcellona, 1982) è laureata in Filosofia e Teoria della Letteratura e Letteratura comparata all’Università di Barcellona. Ha pubblicato i libri di poesia: Transfusas (Ediciones del 4 de Agosto, 2018); Desbordamientos (Tigres de Papel Ediciones, 2015); La mujer cíclica (La Garúa, 2014); Deriva (Prensas Universitarias de Zaragoza, 2012). È stata antologizzata e tradotta in diverse compilation e riviste nazionali e internazionali. È co-editor della rivista digitale di creazione letteraria e sperimentale «Kokoro» (www.revistakokoro.com) e di «Kokoro Libros». Il suo prossimo libro, Periférica interior, sarà pubblicato da Stendhal Books nel 2019.


 

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