*
ANTONINO CONTILIANO
zocanpoem
ferma il cuore spara nel buco
salta l’anima un cane in canna
tocca il vuoto danza il respiro
sbatti
della terra il ritmo dei piedi
il quid no un cazos co-spiro s-mafìa
impiccato dalle nuvole il padron
no è canzone di pizzo zoo spezzato
quantistico esplosivo uno sguardo
a guado
solvente floscia il bianco-lupara
ubique così sia ad hoc patchwork
scenopoietes uccello canta un mondo
zoccola ca(z)zon e scenopoietes zocan
nato dove il mare entra nella terra
in-sonori un cielo si fa acidi fotoni
né giorno né notti agguati allerta
è soviet
la fratellanza senza i pastori dell’ora
i sem terra rap spoken di ieri e oggi
voici luce veloce voci pas de luop
ferma il cuore spara nel buco
salta l’anima un cane in canna
tocca il vuoto danza il respiro
sbatti
della terra il ritmo dei piedi
il quid no un cazos co-spiro s-mafìa
zoccola ca(z)zon e scenopoietes zocan
ora il tutto è niente di podere e
potere è non averne e a Sacco e
Vanzetti ingrandiscine il lutto
sbolla più che fiume il desiderio
deriva e delira fabbrica l’ilarità
l’ira sa dove è la mira e la mora
dei capelli al vento cogli le lingue
d’altre volte avvolte i bordi ai fiordi
orde a guizzo di tordi giardino guizza
i patti
che vortici cantano azioni-sottrazioni
e stalloni scalpitano cafoni i talloni
lega di odio e sodio e addio di gelo
ferma il cuore spara nel buco
salta l’anima un cane in canna
tocca il vuoto danza il respiro
sbatti
della terra il ritmo dei piedi
il quid no un cazos co-spiro s-mafìa
zoccola ca(z)zon e scenopoietes zocan
l’eccedenza l’indecenza la giacenza
di caos canaglia si sventaglia e sveglia
dello s-quid la potenza in partenza
soviet
sbatti l’incidenza per via e lenza ezian-
dio di io un dì un dio un hoì di evoè
e rivoluzione diurna sputa insurgenza
zoccola ca(z)zon e scenopoietes zocan!
29 ag- ’23
*
LEONARDO COSMAI
Omaggio a Pasquale Della Ragione
Partire. pulsando parole...
punto per punto
poetico pensiero
Agonizzante autunnale agosto
appare arte
arrapata anima
Sciamano svela stracci
sequenziale sillabario
scivola sangue
scava silenzi
Quaternari quadri quantificano
qualità quotata
quindi quintessenza
Urgenti urla urticanti
utile unguento
ubriaca utopia
Arruolare abissi aggrovigliati
alone arrossato
agitata avventura
Lineare logica livella
ligie liriche
lungimirante lava
Essenziali emozioni espresse
echeggiante eleganza
eternante eco
Duri desideri deposti
disponibile deserto
dilazionato destino
Energia esperienza espansa
esportabile epilogo
eppure equilibrio
Largo laboratorio licenza
lingua lievitata
legante libero
Lussuriosa libagione lotta
limbo lusinghiero
lessico localizzato
Anima alleggerita annusa
aritmetiche altezze
azzardato approdo
Rullanti religiosi ricordi
radicate rime
raggianti Risvolti
Assediato albeggiare avanza
agitata abnegazione
appigli arati
Guace giocosa germoglia
graffi giustificati
gestazione giuliva
Irriducibile inarrestabile interprete
introduce inclinazioni
illumina itinerari
Oltraggiosa omologazione ondeggia
ossute ombre
ostruiti occhi
Nato necessitando neologismi
navigare notificando
notti nutrienti
Esclamative ernie emozionali
elaborazioni estetiche
epocali esigenze
*
DARIO ROBERTO DIOLI
Esterni
dis- logo -fobici
-triti
-famelici
lampeggi negano accessi
traduzioni impossibili
in memorie levigate
usurate
impotenti
fino al gesto poetico poietico poi-etico
digerito male muto
depotenziato
inserito in
campionari di
che cosa ?
forse unione arrosto forse laico divisivo napalm
meglio coprirsi
senza co-scienza
-noscere
-rrelazione
mancano misure e sensi che ci aiutino a rientrare
dove ci aspettate a braccia conserte
seri
*
ALEQS GARRIGOZ
Calamidad
Todos tenemos algo que defender:
una palabra absurda, una flor en las manos, un puñado
de tierra; algo que hacer para ocuparnos de la vida:
esperar, fingir que olvidamos, dormir a solas.
Cuando en la alta fiesta alguien llama nuestro
nombre no sabemos si queremos responder.
Cuánta atrocidad se yergue sobre nuestro destino.
Mañana es jamás.
Y, aunque como niños cerremos los ojos al miedo, al peligro,
el enemigo continuará de pie en la habitación contigua.
Basta para contentarnos estar aquí,
pensar que no morimos.
[Calamità](Traduzione di Edgar Reza)
Tutti abbiamo qualcosa da difendere:
una parola assurda, un fiore nelle mani, una manciata di terra;
qualcosa da fare per occuparci della vita: aspettare, fingere di
dimenticare, dormire da
solo.
Quando all’alta festa qualcuno chiama il nostro nome
non sappiamo se vogliamo rispondere.
Quanta atrocità sovrasta il nostro destino.
Domani non è mai.
E, anche se da bambini chiudiamo gli occhi alla paura, al pericolo,
il nemico continuerà a stare nella stanza accanto.
È abbastanza per renderci felici di essere qui,
pensare che non moriremo.
*
NICOLA FRANGIONE
*
SERSE LUIGETTI
Lettre
*
ROSARIA RAGNI LICINIO
Tre inediti per Frequenze Poetiche
Un filamento si è staccato,
balza la mano sull’antro
grembo senza mutamento,
lenzuolo e nido,
come una bocca grande
la casa di qualcun altro
la trasparenza delle viscere,
i corpi abitati.
*
È votata alla nascita questa chiarezza
primitiva di stelle, la resistenza
di un fronte comune - essere spinti – fuori
un mucchio di cenere viva senza più immagine,
prestati al mondo ma rilucenti,
sortilegio di cellule sullo sfondo.
Ancora in piedi, per nome una sillaba
o un coraggio diverso
spezzati all’interno e tutto il resto in fila.
*
Rimanere sull’orlo, controvento,
cento notti a venire, luce piena.
La luna volge lo sguardo sul corpo,
mole trascinata di padre in figlio,
morbida pesantezza che resta
come un Cristo insediato
presiedere la specie con una forza misteriosa,
un doppio rimpianto intravisto dalla finestra
la sera, ancora insieme, così traditi
scorgere in lontananza tutta la giovinezza.
*
ALBERTO RIZZI
Giace nella sua immobilità l’orizzonte
ordinato in toni di verde
rari i movimenti alla distanza
il getto ricurvo di un irrigatore
un pioppo che fa vela al vento
e se ne mostra felice
Manca visibilità
però
dei suoni al movimento
al rimbalzare ordinato creato dal motore
mentre si va
ben lo sa quell’unico
casuale girasole
che mi segue con lo sguardo
mentre che l’autostrada mi corre via
(dalla raccolta inedita Fisse immagini)
*
LUCIO ZANIBONI
Sangue
Non basta il sangue di un bambino
a scomporre l’orrore di questa folle guerra.
Sangue, sangue per le strade,
nelle case,
sui balconi dove rosse fiorivano le rose,
sui prati a prendere il posto dei papaveri
mentre intorno tutto è ridotto a deserto.
Potessi, in qualche modo,
alzare la voce oltre le bombe,
oltre il grido strozzato dei morenti
e il lamento disperato dei feriti...
L’estate sta perdendo ore di sole,
l’autunno piano piano avanza,
la vigna si adagia nelle botti,
ma il vino non sostituisce il sangue.
Il cielo non si muove,
non scaglia saette sui guerrieri,
non imprigiona armi
e tutto dovunque è morte.
No, non basta il sangue di un bambino
a cancellare dalla terra
questa iniqua guerra.
L’approccio
Non è stato facile avvicinarti,
avevi come spine al primo impatto,
forse era una forma di difesa.
Sapevi col cipiglio mettere a disagio,
raffrenare moti di accostamento.
Non mi fu facile accettare
questo tuo volere e insieme negare.
Ma come a sera si calma il vento
e nel silenzio tutto si adagia,
uscivi dal tuo guscio come la chiocciola
che cerca l’erba rorida nel prato.
Mi sono abituato a superare
il gradino della soglia
e ho conosciuto a fondo la tua anima
che non vuole cadute delle ali,
ma libertà di volo nell’azzurro cielo
e nella gioia l’esternazione del volo.
Ci siamo amati a primavera.
Le viole erano I tuoi fiori
e le abbiamo colte con l’amore.
Il dolore
Quando, quando un dolore,
fisico o morale, è tale
che la notte diviene un incubo per te,
quando ti rigiri nel letto e vorresti urlare,
ti contieni per pudore o strozzi il grido,
quando il male ti fa spasimare,
sonno e sogno ti appaiono
come un lido all’orizzonte
a un naufrago in balia delle onde
o a un viandante sperduto fra le dune
dell’immenso deserto, l’arsura in gola,
a un sole che non perdona,
l’ombra delle palme
e l’acqua dell’antico pozzo.
Nel sonno ritrovi ristoro-,
il sogno avvolge, ovatta il reale,
aiuta a dimenticare.