GIORGIO MOIO, Per nulla caro politico*

per nulla caro politico ti riscrivo i primi dodici articoli della costituzione:

art. 1. non mi rompere i coglioni tu che siedi alla destra del renzi nazionale nazio-anal-popolare che già me li ha rotti il puffo il buffo il pagliaccio puttaniere in quel di arcore.

art. 2. quando entri in parlamento non pensare solo alla pelosa fica che ti danno a pagamento le tue colleghe.

art. 3. fai quello che faceva tuo padre semina patate rape ravanelli radicchio rosso di valsugana.

art. 4. se non sai maneggiare la zappa prova ai cantieri siderurgici metalmeccanici e vedrai che ti ritorna la dignità.

art. 5. una volta la settimana prenotati un encefalogramma un consulto psichiatrico alla villa demenziale a pochi passi da montecitorio dietro il portico d0ove sostano le puttane che conosci bene e non ti spaventare se il risultato sarà piatto come una acciuga norvegese c’è sempre la possibilità di ritentare.

art. 6. è la conseguenza dell’art. 5: ritentare o inserimento in una stanza bianca imbottita di materassi altrettanto bianchi.

art. 7. ogni tanto ma proprio ogni tanto senza che ti sforzi troppo però non si sa mai ti può capitare un aneurisma cerebrale ricordati che hai un potenziale fino a sei pensa un po’ ai bambini di nessuno che si fanno di colla – la droga degli ultimi – alle bambine del sudan che si danno sotto la luce di un sexshop o muojono di fame o nel mediterraneo.

art. 8. non stare troppo vicino al mare con lo spirito estroso & inquieto aspettando godot dalla pelle nera per rimandarlo indietro potresti sciupare questa faccia di cazzo che ti ritrovi sotto il sole che al sud in qualunque mese dell’anno scotta come la cotta di un adolescente hai visto mai che l’onda dello stupore dell’indignazione dovesse toccarti il cuore.

art. 9. burattinaio-puparo e bocchinaro rottoinkulo figlio di puttana dall’antica furbizia e dalla sempre attuale ruberia (se quella puttana di tua mamma t’avesse sciolto l’ombelico nella culla sarebbe stato omicidio o sollievo per tutta l’umanità?) che pensi agli italiani solo quando c’è da tirare la cinghia o quando hanno la tessera elettorale tra le mani l’italia è di tutti e tutti devono sacrificarsi è vero d’accordo non fa una piega ma perché diventa per pochi quando c’è da prendere tangenti.

art. 10. te ne esci ancora con questa storia dell’italia unita ma quale italia unita se sbavate dalle labbra assalivate di banchieri e multinazionali senza scrupoli voi che navigate il po e mangiate polenta pesce avariato e crostate d’indifferenza tra fetori di cazzimma.

art. 11. ti ricordo per nulla caro politico ma proprio per nulla neanche una puntina del mio mignolo che esiste una questione meridionale che in centocinquanta anni non sei mai stato in grado di risolvere che ti sei rubato tutte le nostre idee le nostre invenzioni senza pagare cauzioni.

art. 12. stai attento a fare comunella con salvini e calderoli vèrsali nel cesso di un autogrill e tira lo sciacquone l’hai capito o non l’hai capito che questi due “gentil omìni” vorrebbero fare a meno della costituzione per poter segare le gambe alla tua bella italia e senza gambe chi spremerai per alimentare la tua infinita sete d’avidità?

ora ti devo salutare per nulla caro politico i restanti articoli te li detterò in un’altra occasione nel frattempo stammi bene ma non troppo e ti lascio questa specie di poesia magari come preghiera prima di andare a dormire.

Accidenti a te!

   accidenti a te / mia cara Costituzione che difendi
una politica di merda! /

   grazie ai tuoi protetti / non andrò mai in pensione
/ quantunque ci andassi avrei una pensione da fame
/ spiccioli nei confronti della loro da nababbi / grazie
a te / mia dannata e amata Costituzione che te lo
sei fatto mettere in saccoccia /

   da questo branco di politici mariuoli che non
sono altro /

   mio figlio lavorerà forse tre mesi all’anno / spesso
in nero più del carbone /

   grazie all’uccisione dell’articolo 18 / quanto abbiamo
lottato per difenderlo quanto abbiamo non
lottato per perderlo / neanche mio figlio vedrà mai
la pensione / quantunque trovasse lavoro / quantunque
ti decidessi a farti rispettare /

   non sei tu cara Costituzione che dice /

   «L’Italia è una Repubblica democratica / fondata
sul lavoro» /

   quanto abbiamo lottato per difenderla ora dobbiamo
ridere o piangere / incazzati lo siamo già /

   ma per tua fortuna non al punto giusto /

   il giusto punto è che non c’è limite agli spropositi
/ forse il 27 dicembre del ’47 /

   avevi trascurato / l’avarizia e l’indecenza / di una
politica che ti ha mancato di rispetto dandoti in pasto
allo straniero /

   è il lavaggio del cervello /

   che fa il potere / che fanno i soldi /

   senza versare neanche una goccia di sudore / e
allora dillo che di noi ti frega /

   solo nelle prossimità delle elezioni / però è lì che
ti voglio /

   è lì che ti aspetto /

   è lì che mi devi dire /

   «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale / e
sono eguali davanti alla legge» /

   alla legge del più forte alla legge del taglione /
poi vedrai che ti faccio /

   se non la smetti di leccare / il kulo ai potenti /
dove l’avete nascosto quel fondo perequativo per le
aree svantaggiate /

   eliminando qualsiasi riferimento specifico al
Mezzogiorno e alle Isole /

   a chi sarà destinato l’aiuto per allontanare la povertà /

   da te non vogliamo elemosina / vogliamo la dignità
del lavoro /

   quindi sbrigati a darci un lavoro che non sia di
mariuolo come il tuo /

   all’invalido e al pensionato dobbiamo pensarci
noi / con la miseria che ci dai / con quei quattro
pidocchi dopati di carità /

   e allora dillo che ti piace vederci con le spalle al
muro /

   noi coglioni che non abbiamo più le palle per reagire!

* da Tra sogno e finzione, Robin Edizioni, 2020

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.