CRESTOMAZIA
Testi verbovisuali di: David Chirot, Giuseppe Calandriello, Alfonsina Caterino, Kiki Franceschi, Renzo Marrucci, Raffaele Piazza, Ivan Pozzoni, Emir Sokolovic, Carlos Vitale
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DAVID CHIROT
Illuminations & Reverberations
GIUSEPPE CALANDRIELLO
Pneumeno
edificio nella notte, fiotti d’uomo
(terra di gonfiore)
sulla direttrice del nuovo viso
(effetto sagittale)
Talete al timone del lobato
a braccia separate
le vite mai sognate
a un ritmo più lento, nauti oltre, a sostegno
(in acque cordate)
disàrmati, qualcosa del consiglio, la qualità del suono netto
(a giaciglio delle torbe)
respiro di erranza
gli dèi degli avanzi
vanga di mucosità
spegni le vie, sbarra le rotte, nel piano, del suono, l’esercito è rotto
ALFONSINA CATERINO
… Sul lato alto del versante
esistono, riparati da un ploro bianco
uccelli la cui anima di selce
dissolve nel canto, il bramito in terra
che risale
rorando linfa ansante
le verdezze al vento
piumate di grazia e
foglie
Ecco accadere l’ora… È
ardore d’albasia
l’aria monade rigata d’archi
d’acqua e frecce che agiscono
fuori dal tempo
generazioni d’uncinelli
sulle sillabe
mai ascoltate
Solo il versante alto, sa! … Intorno
strade inconsistenti muovono
di fiore in fiore
muti, di carne inappagata
brandelli corsari infilzati nel cuore
silente sulla realtà inventata – In cima
resta tramestio di cinciallegre
il bavaglio ibernato senso
nella fotosintesi
da generare …
KIKI FRANCESCHI
Conversazione
RENZO MARRUCCI
Senza titolo
RAFFAELE PIAZZA
Nel fulcro delle cose
Esistiamo pari agli alberi sempreverdi,
rinasciamo ogni giorno nel letto
del risveglio duale con i sogni da portare in tasca
con le fotografie: vedi è tutto sempre uguale.
Poi nella ressa delle strade
entrando e uscendo nel consumare una soglia
impressa nel tempo perenne della fragola
del nostro amore, si compie la freddezza azzurra
del giorno e camminiamo attenti
a non infrangere un silenzio, a non scalfire
il vetro delle anime.
Se si esce da un sonno meridiano per volare
lontano nelle radure della casa come nuove,
tu prendimi per mano per iniziare la storia
come una forma di gioco d’infanzia,
ridi e diventiamo noi stessi
in stupore di fiori sempre verdi,
nell’infrangere la quiete con il senso
delle nostre voci finalmente di sorgente.
IVAN POZZONI
Chi ci capisce è bravo
Se non mi chiamassi Nibbio, chi ci capisce è bravo
vorrei scrivere versi degni del Dolce Stil Novo,
nessuno si rivolti nella tomba, stile volta Gabbana,
sconvolti che alla Fata alletti assai la Durlindana.
Aletto, era una furia in un’Eneide da film porno,
sulle cime del Pornaso scrive versi d’alto bordo,
non riuscendo – come i Giuliani ‒ a batter metri in anapesto,
le riviste le rispondono: «ripassi nel 200 avanti Cristo».
Se non mi chiamassi Griso, chi ci capisce è bravo
Malena Mastromarino, eletta col Pd, recita in Uccelli di Ruvo,
la lista Forza Italia rigurgita olgettine e olgettini,
Rolling Stones millanta che a troie ci manderà Salvini.
Saviano, Edizioni Mondadori, romanziere della Mala Vita
raccoglie assegni in bianco con due svolazzi di matita,
beati i mestieranti, di essi è la repubblica dei valentuomini,
scarto sotto scorta, finge di credersi Salvemini.
Chi ci capisce è bravo, in questo mondo di fake news,
forse nel 2070 trionferà cassoeûla con cuscus,
Berlusconi avrà trent’anni, il Papa sarà marziano,
i romani, col canotto, fuggiranno a Città del Vaticano.
EMIR SOKOLOVIĆ
Sanjar kroz fugu / Il sognatore attraverso la fuga
(Paul Celan)
Čuje “a”
A um mu otjelovi vlat
I vrteška isklesa srok
I voda odbaci skok
A samo čuo je “a”
Od njemačkog maistora
Što odijelo od tifusa mu satka
Kao os što suncu mu sleti iza uha
Tražeći spokoj
Gdje kroz fugu i bademe
Čuje “a” il’ samo san
U zgaslim vodom očima
A Sena i dalje teče…
a Paul Celan
Sente l’ “a”
E la sua mente incorpora filamento
E un turbinio scolpisce la rima
E l’acqua scarta il salto
E sentì solo “a”
Dal maestro tedesco
Che vestito di tifo li avvolge
Come l’asse del sole che atterra dietro l’orecchio
In cerca di serenità
Dove attraverso la fuga e mandorle
Sente l’ “a” o solo un sogno.
Negli occhi spenti con l’acqua
E la Senna scorre ancora…
(traduzione dallo slavo di Natasa Butinar)
CARLOS VITALE
De la proximidad como sistema de desconocimiento
La habitación excede su tamaño
en la furia de su estarse quieta.
Pero es inútil la rebelión del vacío.
Urde señales
el enfermo de triste enfermedad.
Miserias de la geografía.
La mano que alimenta
encubre lo que da.
Vértigo de la luz
no me abandones.
Aún no es de día en la noche entera.
Con estos labios
besaré a la muerte.
Della prossimità come sistema di sconoscenza
La stanza eccede la sua misura
nella furia dello stare quieta.
Ma è inutile la ribellione del vuoto.
Ordisce segnali
l’infermo di triste infermità.
Miserie della geografia.
La mano che alimenta
nasconde ciò che dà.
Vertigine della luce
non mi abbandonare.
Ancora non è giorno nella notte intera.
Con queste labbra
bacerò la morte.
(Traduzione di Teresa Albasini)
RENZO MARRUCCI :” IL CITTADINO ” ARCRILICO SU TELA. MILANO, 2010.