LA MUSICA È FINITA
Amo tanto la musica d’attesa
della dettatura telefonica telegrammi
( il pianoforte nel Il cigno di Saint Saëns è afrodisiaco )
che senza aver bisogno di fare nessun telegramma
compongo il 186 e mi metto in ascolto
(tanto prima di un quarto d’ora non rispondono)
Da questa trance di nouance
mi riscuote sempre una voce di lavativo
chiaramente irritato dalla mia insistenza:
“Prontooo! Dica dica !”
“Grazie buon uomo, non serve più.
La musica è finita”.
E RICOMPONGO IL NUMERO
ASSOLUZIONE ANNI ’50
Ego te absolvo
ineffabile pervicace observer Poldo
per quei tuoi zoom sulle gambe delle mamme
rapaci in technicolor al Pincio dell’estate
e per quelle fantasie sfrenate di farfalla
degne di un San Tommaso puntuale e solerte.
Non te ne voglio, caro, sta tranquillo, non te ne voglio.
E poi le gambe sono fatte per essere guardate,
ci mancherebbe altro voltarsi dall’altra parte
snobbando il talento che le ha fatte!
Piuttosto c’è da dire che fan parte di un contesto
che sempre si segnala per certe note occulte
d’incerto pentagramma
dal fascino sottile e affatto secondario:
tienle presenti; non le sottovalutare;
producon gran dissesti, provvidenziali frane
e crolli di palinsesti; poi ti mandano in bambola.
Vedi di rintracciarle allora,
di non vederle in brossura soltanto, senza leggerle.
Saresti un superficiale!
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONVOCA D’URGENZA IL SUO GABINETTO
(La pubblica decenza
si chiede insistentemente
se sia ammissibile
che l’opzione istituzionale
contempli e giustifichi
pratiche personalistiche
altrimenti inattingibili ai comuni mortali
inverosimilmente pretenziose
e indecorosamente surreali)
GRANDE STATISTA
Con il bon ton municipale
del buon padre di famiglia
ha depenalizzato il falso in bilancio.
Ma non è più creatività d’alto profilo
il fai da te quando consuona
con la questione morale arresa all’elettronica:
se un tempo si parlava con la propria coscienza
oggi ci trovi la segreteria telefonica
QUEL LADRO DEL MIO DENTISTA
La mia ortopanoramica
parte dal soggiorno e arriva in cucina
costeggiando bagno e studiolo colabrodo.
Un metro sotto terra di trincea
quattro finestrelle sull’orticello a sciarpa
due dita d’ombra per nota esantematica
Quel ladro del mio dentista
mi ricorda da una vita che devo ancora pagarlo
altrimenti mi gioco lo sconto e la dentiera
assimilata ormai dai Lari del comò
ad un altrove di primavera intempestiva
ogni volta disattesa
fuggitiva
che mi cerca
pazziando
la gengiva
TUTTO SOTTO CONTROLLO
Ho scoperto che per far imbufalire la gente
è sufficiente urtarle il gomito da tergo
quando sorseggia la tazzulella ’e cafè al bar
di prima mattina
“Ed ora scambiamoci un segno di pace
come si fa a Messa!” – ho detto con tono alla Sergio Zavoli
guardando la montatura degli occhiali
della mia prima vittima
“Ma lei l’ha fatto apposta, idiota!”
“Appunto. La posta in palio ora, per me e per lei
è proprio il self control che ci vuole
per sopportare la sua Messa in scena!”
(segue pestaggio)
ASSOLUZIONE ANNI ’2000
“Padre, sogno ragazze col seno di neve e le ciliegine”.
-E lo vieni a dire a me, figliolo?
“E a chi altri Padre?”
-Ma alla tua poesia perbacco!
Quale monitoraggio responsabile può dribblare
un disastro incoronato da una sapore colorato?
Lui certifica l’adagio
che tra scrittura e vita non c’è frattura.
Fanne tesoro, fatti coraggio!
PATOLOGIE
I poeti meno cagionevoli in angoscia
difendono la poesia giocosa
pur ammettendo che, al più
ha sempre lasciato soltanto la buona impressione
e i due punti, come nel gioco del pallone
La percepiscono vincente.
Sanno che gli spaghetti sconditi ma al dente
surclassano la dislessica melassa
blandita dal ragù
12/1967
Biografia di Leopoldo Attolico
Grato a Frequenze poetiche e a Giorgio Moio .
leopoldo –