STEFANO TACCONE, Bambino strozzino


Quanto è reale quello che vedo? Quanto è reale quello che fai? Avrai tre anni e un fisico di un micro-atleta per strozzare un’oca sotto gli occhi di chi? Possibile che i tuoi genitori non ti abbiano detto che è pericoloso? Che un’oca può farti molto male col suo becco aguzzo e che non ha pietà più di quanto tu non abbia pietà di lei? O forse i tuoi genitori non si curano di te, o ancora ti hanno lasciato dalla nonna?

Ma tale nonna, tale nipote! Eccola lì la vecchia ebbra: occhi al cielo in una pseudo-estasi e fiasco tra le braccia manco fosse un pargoletto! Sarà un oggetto transizionale? Sarà che il bimbo vero sfugge ormai come un anguilla e la nonna non riesce, suo malgrado, ad entrare in empatia o che la nonna preferisce direttamente baloccarsi con un contenitore inanimato che pure conserva un contenuto che anima prima di stordire. Come il nipote agisce da adulto, così lei ritorna ragazzina.

Potevi desiderare di essere diverso, con la tua acconciatura elegante e presumibilmente bionda assumere la posa del bravo bambino. Senza sviluppare quell’aggressività selvaggia potevi stare nella bambagia e saltare sulle montagne profumate di panni come Coccolino. Hai ancora l’età! Il tuo peso muscolare si sarebbe alleggerito come vapore! Saresti stato meno tonico ma più morbido! E avresti ricevuto baci e carezze da ogni latitudine.

Oppure forse non potevi. Hai imparato a camminare in mezzo alle oche e alle galline, incurante di virus e batteri che colpiscono noi moderni igienizzati. I tuoi anticorpi sono vigorosi quanto lo stritolio delle tue braccia, mentre i nostri sono flaccidi assai più delle carni della sua dimissionaria tutrice brilla senza luce. Ma perché allora le maltratti, se hai vissuto in mezzo a loro?

La verità è che sei un maschio proto-patriarcale! Che già raddoppia l’oppressione sulla quale si basa il rapporto tra i tuoi genitori. Come tuo padre ti senti in diritto di vessare e vedi le donne come oche! Frivole nel loro atteggiarsi, produttrici di sonori post-sillabici, e quindi per te di per sé illogici, perché non intendi la comunicazione senza linguaggio codificato. Hai il muscoli talmente sviluppati, compreso il cervello – che è un muscolo tra i muscoli ‒, da non riuscire a regredire verso l’informe!

Non sei in grado di comprendere le altezze della kenosi perché sei  troppo pieno, ma il tuo pieno è simile ad un vuoto riempito a forza! Non sei tanto dissimile, in questo, da un bambolotto gonfiabile o da un peluche ripieno di polistirolo!

Sei un paradosso vivente se sei vissuto tra gli animali ed uccidi degli animali comportandoti da animale, almeno quanto un orsacchiotto si comporta da bambino immaginario nelle pubblicità degli anni ottanta. Tu e Coccolino siete antipolari e complementari! Non credere di essere più verosimile di lui! Semplicemente tu appartieni ad uno stucchevole cattivista e lui ad uno stucchevole buonista!

O forse non stai facendo altro che sacrificare un’oca in favore di un’altra oca che però per te è più o meno oca, per così dire. Nel senso che ti piace oca e quindi la vedi meno oca oppure vuoi farla sentire meno oca trovando nella tua vittima un’oca espiatoria da additare come autentica oca.

Ecco che il tuo gesto crudele trova compimento. Le braccia si stringono e l’oca si addormenta di un sonno ignoto. Ora puoi anche lasciare la presa e contemplare la tua decreazione. Sei riuscito a bloccare i circoli che la tenevano in vita. Basta un piccolo blackout in una vita sensitiva che subito il suo ritmo biologico si interrompe per sempre. Forse non è così per le piante. Le piante sembrano più resistenti. Talvolta le tieni giorni senz’acqua per dimenticanza o vacanza e poi basta una blanda annaffiata per resuscitarle.

Che ne fai ora? La brandisci come un trofeo? Davanti a chi? Ad una bimba che si compiace della tua baby-fatica erculea? Potresti rimanere molto deluso! Potresti, con tua grande sorpresa, disgustarla. Potrebbe persino richiederti la condicio sine qua non di riportarla in vita e questo non potresti farlo, perché sarai pure un piccolo Ercole ma non sei Dio!


Biografia di Stefano Taccone


 

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