SOFÍA GAMBOA DUARTE, Loretto Rafanelli, i recinti del suo sguardo

LETTURE – RILETTURE


È sufficiente leggere una singola poesia di Loretto Rafanelli, inserita nell’antologia edita in Messico da Valparaiso col titolo  (Dire Alba e crepuscolo), per percepire immediatamente la sua intensa sensibilità, in un mondo in cui le persone si sono abituate alla violenza e passano i loro giorni indifferenti verso l’altro, verso il diverso, verso lo straniero, verso le tante sofferenze di moltitudini di uomini, donne e bambini. Le notizie di attacchi terroristici, sequestri, omicidi, invasioni e guerre divengono sempre di più resoconti estranei, fastidiosi, cronache da allontanare, preferendo rimanere passivamente immersi nella propria tranquilla vita quotidiana. Rafanelli invece sente il dolore delle vittime di quelle notizie, vive le tragedie nella sua stessa carne e davanti ai suoi occhi, ed è in grado di muoversi verso ciascuna di queste vittime della violenza della storia, esprimendo una profonda empatia con i condannati a tali miserie, e ciò lo porta davanti al suo foglio per scrivere e fare di ogni vicenda un dono, un atto caritativo e di giustizia e anche una preghiera.

Loretto Rafanelli consegna il suo pianto senza lacrime agli studenti di Ayotzinapa, località del Messico dove furono uccisi 43 studenti, attraverso una tesa poesia, perché il suo sangue si è diffuso nell’infinito massacro di fronte alla tremenda impunità garantita da un governo, da un potere politico, a una lacerante devastante criminalità organizzata.

E ancora il poeta canta la voce del deserto, evocando il pane del tempo, in quel labirinto di terra e sterpi, tra Saltillo e Torreón, nella immaginazione travolgente di un transito di luce su oceani e continenti.

Un poeta che ci pare sappia cos’è il dolore, la morte, l’assenza e la distanza. Rafanelli grida in singhiozzi di poesia, che divengono note strazianti di un violoncello, che è poi il grido dell’umanità. Dolore universale menzionato e sottinteso, che ci riporta al grido di altri poeti italiani, come Leopardi o Ungaretti.

Ma non tutto il lavoro poetico di Rafanelli riguarda la tragedia o il dolore del mondo, non tutto è scena nera, ci sono anche momenti, ricorrenti, di speranza, di vita e di candore; soprattutto quando scrive poesie ispirate ai suoi genitori, a suo figlio, alla casa coniugale, alla bellezza femminile e agli amori. Poesie tenere e dolci, a volte malinconiche, legate alla memoria, agli affetti del tempo, al tempo che scorre rapido e insidioso.

Poesie varie, non solo legate a un tema quindi. Pur tuttavia emerge sempre una sensibilità profonda sia che si tratti di poesie civili, sia che si tratti di poesie intime, personali.

Le immagini letterarie, le metafore e la bellezza lirica, sono i modi in cui il poeta rivela gli angoli del mondo dove si ferma il suo sguardo, recinti di sublimità concentrati in un evento, o in una storia o in un concetto astratto che diventano lode nelle parole di Rafanelli.

Egli trova il colore bianco in un battito cardiaco e nel mistero dell’alba: gli abiti nevosi delle madri, delle spose e degli angeli sono fissi nella sua memoria.

L’estate e il calore sono i momenti più apprezzati dal poeta, affrontati in modi originali: contemplando o sentendo l’umidità nei campi o nei bagnati lastricati delle città antiche, o nella natura che pullula di stupore.

Poi c’è Il mare. Quell’incommensurabile universo blu che in Rafanelli diviene il rifugio dell’anima, il luogo dove fuggire, per potere indossare un vestito di luce, per essere nutrito dal colore. Quel mare che è nella sua poesia non solo natura e bellezza ma anche memoria, idea del viaggio, mistero, labirinto, vita e morte, fascino e tremenda visione. Ancora, luogo di passaggi di anni, presenza di molteplici visi, sospiri di donne e di uomini, di bambini e di infinite storie.


Biografia di Sofía Gamboa Duarte


 

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