ROSA FRULLO, Canzoniere dell’assenza

Quando ho letto l’ultimo libro di Antonio Spagnuolo la prima cosa che ho pensato è tema della “rimembranza”, e della trasfigurazione. Un tema molto ricorrente nella poesia contemporanea da Marcel Proust, a Nicolas Bouvier. Che cos’è un uomo senza i ricordi? Niente. Non esistono poeti senza ricordi. Come i ricordi poetici assomigliano ad altri, poi si dissolvono, ma lasciano il medesimo dolore: «Ne fixe cette image / dans ma tête / en attente / Je suis dans un temps / oú les choses ont cessé d’être / proches / intelligibles / compatisantes» (Nicolas Bouvier, Genvéve, 1985).

Quando il ricordo riemerge dalle acque dell’anima, bisogna stare attenti, il passato è una memoria fragile e noi siamo fragili; e poco a poco, il tempo, e tutto muta (la dimensione mentale, sensoriale soprattutto, fisica, emotiva), è la sua poesia, medita anche per capire il senso il “destino” del nostro essere. Perché l’uomo non può fare a meno dei ricordi. Il nostro tempo confuso, bisogna sapere discerne, allargare la visuale del dolore e cercare di attutire il colpo dell’assenza con nuovi ricordi:

La maligna brezza delle notti confonde i miei sonni
nel dubbio del silenzio che mi ottunde,
mettendo insieme i pezzi di parole
diverse nel segno , sempre più difficile
nell’alchimia dell’eterno.
Brucia ogni menzogna il rimorso
nel moltiplicare gli sguardi della malinconia
quasi immobile immagine del niente.
Briciole nel luccichio degli ammiccamenti
le pupille non hanno più riflessi.

La visione “dell’assenza” del tempo visto con la coda dell’occhio, un sesto senso naturale, elemento fondamentale per la comprensione di quello che Proust chiamava “il tempo interiore”. Nella poesia di Antonio Spagnuolo “l’io lirico” si sdoppia, diventa pensante e pensieroso ciò ch’è essenzialmente in noi, nella vita quotidiana e nel mondo; lui agisce e crea, trasforma e trasfigura anche nell’atto dolce d’amare, il viso i gesti i sorrisi lo sguardo si confonde con quello della donna amata come nei pensieri del poeta sufi Rumi: «Io sono diventato colui che amo, e colui che amo è diventato me, siamo due spiriti fusi in un solo corpo»:

Non è più il tempo di magnolie,
di moine preziose e furtive,
intrappolato nei nodi delle aritmie,
nella vertigine ingorda dei ricordi.
Non riconosco il profilo ormai sfocato
e sospeso in colori di cristalli,
rovesciato dalle foto che nascondo timoroso
per non cadere in angoscia.
Eri il candore, e non lo sapevi,
il motivo segreto del riflesso in pastelli
per raggi dal riverbero violento,
malinconica conferma di qualche promessa
agganciata all’illusione.
Gocciano i rintocchi dell’assenza
nel calendario che resta.

Antonio Spagnuolo
Canzoniere dell’assenza
Edizioni Kairòs, 2018, pp. 91

 

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