LUCIANA GRAVINA, “Malatempora” di Salvatore Rondello

Non sembri fuori luogo, anzi fuori tempo questo mio sguardo retrogrado verso l’ultimo (?) nemico dell’umanità, il Covid. E mi sospinge un interessante libretto poetico scritto, per così dire, dall’interno del dramma, allorché la fragilità dell’essere umano aveva il nervo scoperto, molto scoperto.
Si tratta di Malatempora, una silloge di Salvatore Rondello, poeta non nuovo alla versificazione riflettuta, pensata, se non proprio audace. Perché infatti il poemetto è condotto per acrostici, una forma retorica della poesia molto laboriosa e anche pericolosa per facilità di scivoloni meramente cervellotici. La qualcosa non si addice alla leggerezza combinatoria dell’acrostico di Malatempora, che scorre spedito e non si lascia affaticare dalla complessità dolorante della situazione di cui tratta.
È il tempo dell’incertezza, dell’inquietudine, del dramma delle numerose inarrestabili morti, una specie di apocalisse punitiva, ma anche immeritata, crudele, perfida, decisamente esagerata, a cui il poeta reagisce con una narrazione serrata, stretta dentro il rigore dell’acrostico, che gli offre lo strumento per rispondere a tono e, pur nella paura, non lasciare spazio al sentimentalismo e al languore. Qui il gioco poeta-poesia è biunivoco perché non è dato sapere (ma alla fine che importa?) se è lo strumento linguistico che tiene il filo al poeta, o se è il poeta che presta il fianco alla performatività della forma espressiva. Si direbbe un itinerario simbiotico di effetto e di chiarezza che emoziona il cervello e lo smuove e lo interroga. Ed è un itinerario a climax ascendente, se è vero ciò che sostiene la triade dell’exergo appoggiata a Cicerone, Virgilio e Turi Sottile che, partendo da una condizione disforica (Malatempora currunt, sed peiora parantur) e, passando attraverso la funzione salvifica dell’amore (Amor vicit omnia, et nos cedamus amori) approda all’euforia del riso (Sorridere è necessario, ma ridere è indispensabile) dove forse, il ridere, così distante dal sorriso estatico degli dei, come quello dell’Apollo di Vejo, è l’unica immediata difesa che l’uomo moderno riesce a opporre alla banalità del male. Non a caso il primo testo della raccolta titola Andrà tutto bene, secondo cui l’uomo in casi disperati innanzitutto si attacca all’ultima sponda (spes ultima dea).
C’è in questa prima proposta tutto il territorio su cui la fatica poetica combatte la sua battaglia: ignoranza, resilienza, destino, timore, untori, sospetti, nemici. Il nostro prossimo nella tradizionale dimensione amicale non esiste più, i nostri vicini sono untori, nemici, tenuti a distanza, sospettati.
Eppure, Animiamo la speranza.

Temiamo i nostri simili, / Tenuti distanti, / Terribili sospetti,/ Oscurano il volto (da Andrà tutto bene, p. 13, vv. 6-10).

A partire dalla premessa illuminante si snodano tutte le peculiarità della condizione e della situazione: il pericolo degli asintomatici contagiosi, l’analisi del nemico (Coronavirus), i casi positivi, la clausura in casa, le crisi di paura, e via via leggendo, scopriamo un coraggio, quasi involontario, ma reale e consapevole.

Cammino nel dolore / Oltraggioso della vita / Reagendo impulsivamente / Armato di buone intenzioni / Germoglia l’animo / Generoso nel cuore, / Improvvisando atti / Operosi di umanità. (p. 16).

Nel verso stretto dal respiro corto, controllato dalla sorveglianza dell’acrostico prende corpo una serie di enunciati limpidi nella loro definizione autonoma, grazie ad una connessione sintagmatica pressoché inesistente ma incisi in un paradigma che non ammette scampo. Cosicché dal contesto linguistico rarefatto emerge l’uomo braccato da un nemico-evento da temere, da cui difendersi, ma anche da interrogare, perché è necessario cercare le cause di ciò che accade nella propria vita e perché è così che esiste un intellettuale, con la ragione e con la superstizione, con la cultura, con l’emozione, con la pietà, con la rabbia, con la speranza. Esiste con tutto ciò che appartiene a un uomo che vive con consapevolezza. In questo contesto la poesia svolge una funzione non di mera comunicazione, bensì di conoscenza pura. La buona poesia forse serve a qualcosa e Salvatore Rondello ne ha preso coscienza attraverso un esercizio lungo e concreto, svolto attraverso i numerosi volumi di poesia pubblicati nel suo notevole percorso di intellettuale e di poeta.

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Salvatore Rondello
Malatempora
Edda Edizioni, 2021, pp. 56

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Biografia di Luciana Gravina

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