GIULIO ASSANTI, Davide Cortese e la poesia di luce dettata dall’oscurità

 

In “Lettere da Eldorado”, il penultimo libro di poesie di Davide Cortese , troviamo la chiave per comprendere “DARKANA”, il nuovo, pregevole libro del poeta di Lipari, in questi versi: «La poesia di luce / è dettata dall’oscurità». Tutto il libro è un’architettura gotica che aspira alla luce e svetta verso l’alto. Il libro si apre con questi versi: «Io sono il solo gargoyle che puoi vedere / di tutta la mia invisibile cattedrale». E apprenderemo presto che quella di Cortese è una “cattedrale del diavolo”. Il solo gargoyle di una cattedrale:  «la punta di un iceberg sepolto dall’abisso». L’abisso e l’oscurità sono maschere della poetica di Cortese, che è invece irrimediabilmente solare, sfavillante. «Io sono la maschera del sole», scrive il poeta delle Eolie. Parafrasando il celebre aforisma di Oscar Wilde: «Datemi una maschera e vi dirò la verità», la poesia di Davide Cortese ci confessa: «Datemi una maschera di buio e vi dirò la luce». «Il buio mi dona», leggiamo in questa silloge colta e raffinata, e se siamo subito indotti a immaginare il poeta indossare la tenebra e dire che gli sta bene, giungiamo poi, verosimilmente, a comprendere che questo breve enunciato significa: il buio dona me, il buio mi esprime, mi porta alla luce. Il titolo di questa singolare silloge poetica, “DARKANA”, è dunque una maschera: questo libro è in realtà portatore di luce, proprio come il diavolo che spesso affiora tra le pagine di Cortese: siamo davanti a un libro lucifero, (Lux fero) portatore di luce, appunto.

Nei  versi di  Davide Cortese il diavolo simboleggia l’umanità capace del male, capace di infliggere ed infliggersi  dolore, è l’umanità impotente di fronte al proprio potenziale di sofferenza. A questo povero diavolo chiamato uomo, Cortese guarda con clemenza e grande partecipazione emotiva, vi si riconosce quanto vi si riconosce il lettore. «Sono potente quando sbaglio», scrive Davide Cortese, compiacendosi e commiserandosi a un tempo. Tutta la lettura di “DARKANA” si traduce nell’ «affondare il viso / nel petto nudo del dolore. / E sentirsene abbracciati». È una lettura a volte straniante,  dalla quale riemergiamo come dall’abbraccio di un altro tempo e – a libro chiuso – ciò su cui andremo a posare lo sguardo,  avrà ai nostri occhi una nuova misteriosa consistenza, e  in  questo vi è innegabilmente  il potere della poesia autentica:

C’è altrove un mio volto

che emerge dalle acque

e si fa isola.

È la punta di un iceberg

sepolto dall’abisso.

C’è altrove un’isola arcana

che non è che il mio volto

emerso
in un altro tempo.

 

Davide Cortese

Darkana

Prefazione di Manuel Cohen

LietoColle, Como, 2017
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