FILOMENA CIAVARELLA, Pensieri su “Case Sepolte” di Pietro Romano

Case Sepolte si apre con una scultura di versi cesellata nel mistero.

«Svaniamo quando i nostri visi si sottraggono al buio per non diventare luce».

È un verso profondo come il mare. La soglia manca al poeta, assalito in un crescendo da domande esistenziali che sono il suo cibo, la sua linfa.

“Un tubare di colombe” dimora nella sua anima-essenza, sono la presenza di una assenza che le parole non possono descrivere.

Nel giardino della vita il poeta può dare “solo acqua e potatura”. Il vento si moltiplica, ma la sua voce chiede leggerezza e bellezza, in questo assedio  dove sulla soglia la parola trema.

La percezione dell’invisibile è il cuore del suo universo ampio, sconfinato, che rompe i limiti del visibile.

L’erranza è la sua verità mai paga di sé. Dal crepaccio dell’ignoto affiorano i morti, nei loro letti disfatti, con “vestaglie consunte”, fra “finestre divelte”. Loro incedono e invadono i nostri spazi. Li respiriamo nell’aria, perché è impossibile chiudere i crepacci. In modo profondo il poeta seppellisce i morti con i versi, la penna sembra quasi una vanga per scavare fino a dentro l’invisibile. Il poeta come Emily Dickinson li tiene nel cuore su cave note fonde. La voce è un canto che aleggia sul disamore, sull’ombra che prende per mano la luce. La folgore tinge a colpi di fuoco la sua alba e poi dilegua, svanisce. La sua voce sa delineare a filo di fuoco il dramma delle altezze che acceca. Ma la terra ha i suoi tempi e ogni traccia ha un suo solco. La sua penna intinta nella luce scava gli abissi oceanici. È uno scavo forte, potente, che osa sfidare con lucidità essenziale la soglia. Sorprendente è il coraggio del poeta nell’esplorare lande diafane, sfatte, rarefatte ma che sempre risorgono come farfalle nel Battello Ebbro di Rimbaud. Il suo essere gravido di mancanza ci consegna una pienezza di note musicali. Il poeta possiede la leggerezza di sfiorare le brune viole. Ma il canto non basta, siamo lavati via dalla luce. Non vediamo oltre le trasparenze, siamo nebbia che svanisce. La sua  ricerca esistenziale è come una talpa che è mai stanca di scavare nel mistero. Siamo palpebre nel vento, ma sacro è il convergere dell’iride nell’alone del sole.

Ma la Candida Rosa affiora e poi svanisce in un infinito canto che scava fino all’amore più fondo.

Splendido è il cuore del poeta cucito sull’orlo del silenzio.


Pietro Romano

Case Sepolte

a cura di Stefano Donno

I Quaderni del Bardo, 2020, pp. 118


Biografia di Filomena Ciavarella


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