FEDERICO PREZIOSI Nota a margine a Cambio di stagione e altre mutazioni poetiche di Floriana Coppola


«Nel mezzo del cammin di nostra vita» disse qualcuno, un cammino un tempo ben più breve che secoli di conquiste tecnologiche e scientifiche hanno portato ad un prolungamento notevole, senza tuttavia eliminare le tensioni esistenziali di chi, sentendo il proprio essere inoltrarsi in una nuova stagione, avverte il bisogno di fare il punto della situazione sul proprio percorso e non solo. Floriana Coppola, poeta multiforme e navigata, con Cambio di stagione e altre mutazioni poetiche mette in scena una sorta di rituale sciamanico affidandosi a versi lunghissimi, tendenti alla prosa: una scelta che la pone in controtendenza, non perché il panorama attuale sia carente di esempi poetici tendenzialmente prosastici e lontani dalla tradizione lirica nostrana, beninteso, quanto per l’approccio utilizzato dalla poeta all’interno di un’epoca in cui la brevità viene vissuta come atto coercitivo della semplificazione. Ergo banalizzazione. Alla fretta si contrasta con la meditazione, alle urla con la riflessione, alla rabbia cieca con la determinazione. Così si spiega la “predica” e la necessità di una dilatazione, un impellente bisogno di unire le schegge impazzite del presente, come una novella Whitman esistenziale che non rinuncia a sprazzi musicali all’interno di brucianti incursioni intimiste.

Quella di Floriana Coppola rappresenta una sorta di coscienza che emerge sotto forma di rituale sacrale, una forma tragica eppure non disperata, in cui si descrivono gli argini e l’oltre confine del limite attraverso un rito che la “Sciamana” inscena all’interno di ogni componimento attraverso una breve introduzione, ognuna dal sapore poeticamente prosastico:

sono altre le mancanze, non ti sono gemella
nemmeno nel sogno, sono lo specchio tuo
dolce/amaro, un ricordo diseguale discorde
la trama oscura dove affogare
sono la nota stonata della tua orchestra
fermati un attimo appena, in tempo per guardarmi
accarezzami
prima di affondare la lama, l’invettiva più atroce/la spada
mi lasci sola ma cerco nel sonno la tua pelle
mi scrollo da dosso come un panno vecchio
l’illusione barocca di fondermi in te
contro tutto contro l’altro

Ed è il conflitto della trasformazione che si materializza agli occhi del lettore, un passaggio che di certo coglieranno i più accorti nel bisogno di una estremismo impellente eppure mite, seppure nell’insofferenza generale. Ne emerge un radicalismo dell’anima in cerca di purezza e di pietà, ma sempre in grado di infondere una forza coriacea: Floriana Coppola non ha mai perduto, neppure per un verso, la propria natura di guerriera gentile. Ogni interrogazione è un sasso lanciato, ogni ipotesi un afflato primigenio, ogni ammonimento possiede la schiettezza della lama e l’intensità dell’abbraccio che ha il sapore della svolta e del lascito insieme. Tutto il resto è esperienza di sangue e cicatrici, un coagulo dell’amore tradito, ma mai arreso.

Floriana Coppola
Cambio di stagione e altre mutazioni poetiche
Oèdipus Edizioni, Salerno, 2017, pp. 98

Biografia di Federico Preziosi


 

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.