Poesia come ricerca di che cosa?

Discussione sul quesito “Poesia come ricerca di che cosa?” proposto da Stefano Guglielmin sulla sua pagina facebook. Il tema è interessante, sottintende ad un desiderio di uscire dai canoni stereotipati e codificati di una poesia “inesistente” o troppo assoggettata alla pacificazione di pensiero, all’indirizzo oblioso costruito ad hoc dall’industria culturale e dal potere economico e politico. È risaputo che la poesia si palesa nella continua ricerca di linguaggi contraddittori all’interno di un presente da riscoprire per buttare le basi per il futuro. Dalle risposte di questo gruppo eterogeneo di intellettuali, si evince un punto in comune: la poesia, qualunque sia il grembo che la partorisce, non deve essere fine a se stessa ma portarsi al di là, verso “l’altro da sé” per una pluralità di linguaggi e realtà da scoprire, lontana dalla ribalta e dalle luci accattivanti della società spettacolo. Insomma, come afferma Hermann Hesse nell’epistolario scelto (1904-1950) da Mondadori e pubblicato in Il gioco della vita vol. 1. La disperazione e la grazia, «la poesia cerca di rappresentare l’irrappresentabile e di chiamare alla memoria l’inesprimibile, […] rendere possibile l’impossibile, l’osare violare il sentimento della responsabilità».

Loredana Semantica – già di che cosa?

Rita Pacilio – Della verità


Stefano Guglielmin
 – Già data?

Rita Pacilio – No. È una ricerca continua… per questo si scrive sempre e ancora e poi ancora. Perché non è facile trovarla. Saperla. Soprattutto perché ci sono molte verità, molte vite e realtà da scoprire.

Stefano Guglielmin – Ma la verità è in ente o un’esperienza? È singolare o plurale?

Rita Pacilio – Esperienza. Plurale e singolare insieme. Autentica e contraddittoria. La verità è la vita. La poesia è la messa a fuoco.

Stefano Guglielmin – In tutto questo, il soggetto è il linguaggio.

Rita Pacilio – Yes, Prof!

Daniela Matronola – … e dell’autenticità.

Loredana Semantica – perché la verità esiste?

Stefano Guglielmin – Esiste nel senso che ex-siste? E se si, da dove salta fuori?

Loredana Semantica – la cerchiamo quindi, cerchiamo di tirarla fuori, “partorirla”.

Stefano Guglielmin – Con il linguaggio attraverso il linguaggio è malgrado il linguaggio.

Loredana Semantica – il nostro “dio” maiueutico.

Loredana Semantica – ma dubitiamo profondamente di riuscire. è più il tentativo che vale che non la riuscita, il miglior tentativo è la migliore poesia, la nostra condanna è il fallimento certo e quindi la ripresa della ricerca, come gli asini alla ruota.

Stefano Guglielmin – Riuscire a tratteneva nel testo malgrado il testo.

Loredana Semantica – sì.

Gianni AP Ruscio – Aletheia e veritas. Interessante la riflessione che propone la storia di questa parola.

Stefano Guglielmin – Aletheia, appunto: grecità e contemporaneità si toccano…

Amara Rossi – forse di un appagamento fugace, ma profondo, nel riscrivere, o leggere la riscrittura della vita apparentemente reale.

Stefano Guglielmin – Così però rischia di diventare impressione soggettiva.

Amara Rossi – credo che solo il piacere sia comune e ogni altra percezione, soggettiva, ma non sono una filosofa né una filosofista.

Stefano Guglielmin – Una filosomiao?

Amara Rossi – ecco, sì, mi si addice.

Giacomo Destro – Chi ha provato il potere delle parole nel toccare la mente ed il cuore delle persone non po’ astenersi dalla rara bellezza di donare parole in libertà. Il potere della parola, invita, chiama, cerca, chiede… Chi ne coglie il fascino ne rimane intrigato.

Mara Seveglievich – Di una rosa? Di una vita meno noiosa? Di un senso che si posa? che riposa? che si sposa? Di versi a iosa? Di una morosa?

Certo non della verità…

Stefano Guglielmin – Ma la rosa non è vera?

Mara Seveglievich – È reale, piú che vera. La verità è relativa, quella assoluta non la cercano neanche i filosofi, figuriamoci i poeti. Forse la poesia è, piuttosto, ricerca (disperata) di senso attraverso le parole, una sorta di coincidenza solida fra significato, significante e referente, la ricerca (la speranza) di un referente che non esiste… non so, è difficile, e io sono in piena fase di pessimismo prenatalizio…

Stefano Guglielmin – Soprattutto la realtà è relativa.

Sergio Pasquandrea –  dipende: parli di chi la scrive o di chi la legge?

Mara Seveglievich – Soprattutto di chi la scrive, ma vale anche per chi la legge.

Sergio Pasquandrea – (la domanda in realtà era per Stefano, mi riferivo alla questione posta in capo al post)

Stefano Guglielmin – Di chi la scrive.

Sergio Pasquandrea – ah, beh, allora è facile: ricerca di qualcuno che li pubblichi (gratis).

Giacomo Cerrai – oh maronna, che trip!

Antonio Fiori – della verità, filosofi e poeti cercano la stessa cosa. Gadamer: bisogna che i filosofi imparino a leggere i poeti (quelli veri).

Giacomo Cerrai – Antonio Fiori, Gadamer era un ermeneuta, mentre il poeta è per lo più un argonauta alla ricerca del vello (e non mi chiedere di che tipo) (questa è anche per Claudio Partisan Di Scalzo).

Antonio Fiori – caro Giacomo, se è per quello il poeta spesso non sa nemmeno lui cosa sta cercando, ma con la poesia si cerca sempre una verità, anche inconsapevolmente. E spesso la verità è nel non detto che riempie il testo…

Antonio Pibiri – I grandi poeti difatti sono stati spesso l’”avanguardia” della Filosofia…

Beppe Ratti – dell’arché?

Lucetta Frisa – domande da non farsi.

Gianni AP Ruscio – Della vacuità.

Maria Pia Casamassa – Di qualcosa che “ti faccia sentire come se ti scoperchiassero la testa”.

Gianni AP Ruscio – Andare in cerca della verità o vuol dire sapersi domandare cosa si cerca per davvero, o montarsi la testa. Scrissi una poesia su questa cosa. Se la trovo…

Raffaela Fazio Smith – A mio parere, nella poesia la ricerca di verità corrisponde alla ricerca di bellezza. Verità non solo come messa a fuoco di un’intuizione/visione che, esperita in prima persona, diventa universale per la sua autenticità. Ma anche e soprattutto come svelamento della dinamica che ci tiene legati al mondo, agli altri e a noi stessi: in questo senso, la verità non è un oggetto ma una relazione in perenne divenire. Una tensione che non può non riconoscere la presenza del mistero. Ecco perché la poesia non è cattedratica, ma evocativa, fatta di vuoti e di domande più che di risposte. E poi, per essere poesia, deve dar voce alla sua ricerca in una forma che le sia propria. Densità e leggerezza, allusività e precisione, suono, ritmo, segno visivo: la parola poetica ha tutto questo per mettersi in gioco. La bellezza è l’equilibrio tra forma e contenuto. Ma l’equilibrio di forma e contenuto è poesia. La poesia, dunque, è bellezza che chiama a sé verità e verità che bisbiglia (dalla buchetta del suggeritore) alla bellezza…

p.s. Credo comunque che la Poesia, essendo Poesia, non si offenderebbe in fondo se venisse definita anche in altro modo…

Stefano Avallone – La poesia sfiora l’indicibile, in un susseguirsi di tentativi vani in quanto la Verità non può essere arginata dalle parole, né contenuta entro alcun confine, ma il tentativo ci eleva in quanto ci mantiene aperti alla possibilità di essere abitati…

Andrea Sirotti – Di suono, senso e silenzio.

Angela D’Ambra – armonia, bellezza, mistero (etim.)

Stefano Guglielmin – Ma verità, ripeto, è oggetto, qualcosa di nominabile?

Angela D’Ambra – la verità? è qualcosa che senti, per un istante. E cerchi di fermarla nelle parole, ma a quel punto, è altra cosa. A parte il fatto che io non scrivo poesia … la leggo.

Alessandro Assiri – Di un bar.

Lorenzo Pinardi – Delle chiavi.

Reinhard Christanell – forse ogni “oggetto” dovrebbe essere impiegato per il suo scopo originale: le scarpe per camminare, le pentole per cucinare, la poesia, per rispondere alla domanda, per “fermare il tempo”, ossia per ricordare ciò che altrimenti sfugge…

Stefano Guglielmin – Ma se tempo e verità sono fratelli, fermare il tempo significa né carne la parte caduca, la più interessante.

Stefano Guglielmin – Negarne.

Reinhard Christanell – esatto; un tentativo vano, umano, di conservazione.

Vincenzo Di Maro – Degli occhiali.

Carla Bariffi – Dell’infinito.

Maurizio Soldini – Ricerca del senso negli orizzonti dell’umano sporcandosi le mani con la con-cretezza per mirare ai trascendentali bello bene vero.

Stefano Guglielmin – Sono ancora trascendentali (dunque a-priori)?

Maurizio Soldini – Ebbene sì. O meglio no, nella misura in cui non mi rifaccio a Kant bensì a Aristotele e Tommaso. Un qualcosa che non ci pertiene, comunque, in toto, i trascendentali, (sempre animali siamo, fatti di carne materia creta – ecco la con-cretezza -). Non per questo non possiamo tendere mirare aspirare a questi. Siamo persone (Boezio). E la poesia aiuta a ricercare il senso dell’esistenza giocandosi le carte per non approdare al niente (purtroppo oggi il nichilismo predomina).

Stefano Guglielmin – Forse il nichilismo è superato dal pensiero della differenza?

Maurizio Soldini – Anche. Tutto quanto giochi adversus idealismo e spiritualismo in assoluto ben vengano. In fondo anche l’idealismo, a mio modo di vedere, rasenta il nichilismo. La realtà è più complessa di quanto appaia e la differenza e la differance possono aiutare nell’elaborazione di una qualche ermeneutica che avvicini in primis al senso.

Stefano Guglielmin – La poesia, in questo senso, è fondante l’infondato.

Maurizio Soldini – pure… come vedi non pensio e non parlo in assoluto e soprattutto cerco di scrivere convinto che non posso farlo in assoluto. L’Assoluto è altro Altro… La mira a questo c’è, anche… Ma l’uomo è animale…

Giacomo Destro – A mio modestissimo avviso, il nichilismo, la decostruzione, l’ermeneutica ecc.. difficilmente possono aiutare ad appropinquarsi al senso… Non vogliatemene il senso lo vedrei autoevidente, autofondato ed autoreferenziale! Pura e semplice datità.

Stefano Guglielmin – Il senso ha bisogno di un soggetto.

Lella De Marchi – Di sè?

Fabio Maria Serpilli – Non sei tu a cercare la Poesia è la Poesia che ti cerca.

Stefano Guglielmin – Donna fatale (la poesia)?

Claudio Partisan Di Scalzo – POESIA A NATALE E PIÙ IN LÀ LALÀ (dadaisteria nella palazzeschiana bigiotteria) – Cosa è poesia cosa non lo è / si finisce all’arca di Noè / bestie poetiche giuste / altre cacciate con le fruste / si riformi la gerarchia valga sol tua parola e mia / W invece il poetico comunismo / tutti sian poeti con soldino d’orfismo / la Poesia novecentesca non c’è più / Anch’essa era una tresca! / W Maria Giuseppe Gesù. (Claudio Di Scalzo molto per gli amici anco umoristi come Giacomo Cerrai).

Nino Iacovella – Del poeta (se c’è).

Elena Cattaneo – Della parola ancora non detta.

Anita Tiziana Laura Napolitano – Ricerca del se!

Chiara Daino – Di ulcere.

Ambra Simeone – Poeti ricercati dalla questura.

Claudio Partisan Di Scalzo – Far poesia con la filosofia è come chiavare col doppiopetto al mare. Non funziona. Bisogna togliersi le mutande. Troppo intelletto all’argonauta va stretto.

Fabrizio Bregoli – Mah…

Stefano Guglielmin – Eppure sotto le mutande c’è l’essere che siamo.

Claudio Partisan Di Scalzo – … un neo Adamo! (rima casuale) ciao Stefano… guarda che popò di gioco simpatico hai messo in piedi!!!

Stefano Guglielmin – Già.

Claudio Partisan Di Scalzo – Bregoli non faccia il Fregoli (sindrome MAH).

Claudio Partisan – Di Scalzo Azzurra de Paola sono crudelissimo come un bimbo cattivo! Dolce serata da qui dove poesia per pochi è grata!

Azzurra de Paola – Almeno qualcuno.

Antonio Ricchi – ricerca e basta.

Clemente Condello – ricerca della f.

Lina Salvi – Naufragio, lutto… rinascita nelle parole…

Alfredo Rienzi – Qualcosa che ha che fare con il Sé.

Maura Fontana – Per dirla alla Derek Walcott, alla ricerca dell’Innocenza Essenziale!

Bianca Madeccia – Linguaggio e visione, non c’è altro. Quelli veramente bravi non hanno mai avuto bisogno di nascondersi dietro etichette: “di ricerca”, “civile”, “performativa”, “orale”, “pedestre”, ”realista”, “cucinativa”, “muratoriale”, “zappatoria”, e chi più ne ha più ne metta. Sono alibi per creatori mediocri, privi di talento vero che si ammantano di definizioni per nobilitare qualcosa che da solo non è capace di stare in piedi. Un po’ come quei cuochi che usano molte spezie e molto burro per dare sapore a pasti preparati con materiali scadenti…

Sylvia Px – Di sé.

Giovanna Frene – Sposta il “di”.

Marina Pizzi – dopo centinaia di poesie alle spalle bussano ancora le parole arci- come sempre.

Ada Crippa – Di spiegare se stessa, questo suo esserci.

Fiorella D’Errico – Di me stessa e del mondo va bene?

Stefano Guglielmin – Me stessa è sostanza o apparenza?

Fiorella D’Errico – Sostanza, Stefano. Se ricordi quel che scrivo, a parte il giudizio estetico che può essere positivo o negativo, la sostanza è manifesta come sincerità verso l’interno e l’esterno.

Gualberto Alvino – Di nuovi linguaggi (nell’accezione più ampia del termine).

Annamaria Ferramosca – Non ha senso parlare di “poesia di ricerca”. La Poesia ontologicamente è continua ricerca. Non può non muoversi come la lingua, verso innovazione di immaginario e forma, sempre.

Giorgio Moio – Guardando indietro o guardando avanti. Cioè nella modernità nella postmodernità. La ricerca ha senso se si guarda avanti, se si lascia il già dato e il già visto e incamminarsi verso un punto che mai dovrà essere raggiunto. È una questione di approccio, non di linguaggio. Un poeta può anche usare un linguaggio, diciamo, “tradizionale”, ma non deve dimenticare lo “scatto in avanti”.

Stefano Guglielmin – Eppure anche “avanti” è un’acquisizione del moderno. Discutibile dunque. Io parlerei di “scartare di lato”.

Giorgio Moio – Giusto, ma comunque scartare il già dato.

Anna Untitla – della misura.

Stefano Guglielmin – in questo caso è già una scelta di poetica.

Anna Untitla – hm sì.

Federica Novello – Di armonia.

Stefano Guglielmin – in questo caso è già una scelta di poetica.

Federica Novello – Non di stile… non intendevo di parole… ma proprio di armonia con se stessi, col mondo, con l’altro… mentre scrivo tutto si armonizza e si fa chiaro…

Stefano Guglielmin – La mistica del verso?

Federica Novello – No, niente misticismo, no, solo armonia e chiarezza. Non le capita mai di poter scrivere una cosa solo il quel modo e di sentire che va bene così… la parola che mi è venuta per esprimere quello è armonia, poteva essere completezza, ma non mi soddisfa pienamente… e non mi prenda per presuntuosa… è solo, forse, che non so spiegare bene… ma mi è venuto istintivo rispondere…

Stefano Guglielmin – Sì certo, è stata chiarissima.

Gabriela Fantato – Ma non si cerca in bel niente… si scrive PER DIRE, come il pittore usa il colore e il musicista, la musica… il poeta (se è tale, e non impiastricciatore di pensierini!!!!) può cercare di DIRE con le parole ciò che vive, pensa, sa e anche ciò che vede del mondo… conta il COME lo fa, con quale linguaggio e con che PROFONDITÀ DI SGUARDO.

Giorgio Moio – Scusa Gabriela, perché il pittore e il musicista non ricercano altre forme visive, altre melodie, altri suoni? Si limitano a quello che gli capita davanti? Ecco perché gran parte della poesia odierna è da buttare, si limita a girare intorno a se stessa, cioè intorno ad una presunzione.

Giacomo Destro – Oculi sunt in poeta duces!

Daniela Casarini – per me la poesia è la continua ricerca della semplicità e della naturalezza. poi non so, forse sto sbagliando strada.

Stefano Guglielmin – Anche questa è una strada praticabile, con i suoi pericoli ovviamente

Giorgio Moio – Visto che tu stesso, Stefano, dici che la verità, la realtà, l’ente, il soggetto, l’approdo, la strada, etc., sono molteplici, va ricercato continuamente il linguaggio per non rinchiuderlo nella sua ovvietà, un linguaggio plurimo e di rottura che, quando crede di aver raggiunto il punto terminale del discorso, ricominciare dal punto zero: si apriranno altri mondi e altre realtà da poter abitare.

Stefano Guglielmin – Mi sembra una procedura condivisibile.

Giorgio Moio – Io sono d’accordo con la tua visione, fin da quando ho avuto modo di conoscerti

Stefano Guglielmin – Grazie. Anch’io ti stimo, lo sai.

Giacomo Destro – Forse ricerca dell’universale inclusività di tutto ciò che può esprimere la poesia attraverso le penne dei suoi amati poeti.

Giovanni Ibello – La poesia si rivela nell’atto stesso dello scrivere, non è certo compito del poeta intellettualizzare il momento creativo. Non sappiamo cosa sia una poesia (la famosa salvezza del corrimano di WS), ma credo che scrivere una poesia sia “pura fisiologia”: esiste perché esistere è nel suo destino (parlando di vera poesia).

Stefano Guglielmin – Tanta traspirazione e un briciolo di ispirazione? Ci sta.

Stefano Guglielmin – 114 commenti: caspita come prende la poesia.

Raffaele Marone – C’è “chi cerca trova” e chi “io non cerco, trovo”… per trovare comunque.

Stefano Guglielmin – Questa la disse Picasso, se non erro.

Raffaele Marone – Sì certo, ma è un buon modo anche per scrivere, credo.

Martina Marti – Poggianti Empatia, pathos, ethos circoscrizione del pensiero nella parola. Ed altre cose complesse che si avviluppano nella testa e si sviluppano nelle parabole.

Marcella Cazzola – risposta semplice da maestra semplice: poesia ascoltata e letta e prodotta alla ricerca delle emozioni che abbiamo dentro di noi e che la poesia aiuta a far emergere.

Giacomo Destro – Ben detto!!! Stringente coerente cogente.

Marcella Cazzola – risposta semplice da maestra semplice: poesia ascoltata e letta e prodotta alla ricerca delle emozioni che abbiamo dentro di noi e che la poesia aiuta a far emergere.

Stefano Guglielmin – Poesia come metal-detector?

Stefano Avallone – La poesia sfiora l’indicibile, in un susseguirsi di tentativi vani in quanto la Verità non può essere arginata dalle parole, né contenuta entro alcun confine, ma il tentativo ci eleva in quanto ci mantiene aperti alla possibilità di essere abitati…

Gabriella Pison – dell’essenza…

Pasquale Vitagliano – (di senso).

Flavio Almerighi – di buona poesia, il resto fa cagare.

Stefano Guglielmin – Sei tautologico.

Flavio Almerighi – anche taumaturgico, sono come tu mi vuoi Guglielmin!

Violetta Nicolai – dell’Estasi.

Stefano Guglielmin – Forse nel medioevo.

Nina Esposito – di sé…

Ambra Simeone – sarebbe già tanto ricercare qualcosa nella poesia.

Stefano Guglielmin – È più difficile il contrario: scrivere senza cercare nulla.

Ambra Simeone – non so cosa sia più facile o difficile certo è che se non cerchi nulla nella poesia quando la scrivi o la leggi che leggi o scrivi a fare?

Amara Rossi – Mi ripassa in home questo post e rileggo i commenti e ci rifletto ancora, Quando l’ho scoperta, da piccina, era per lo più tutta poesia in metrica e io ero affascinata da questa architettura che diceva delle cose, semplici o no, in un modo che mi creava stupore, Forse è tutto lì, il suono, l’immagine, la costruzione, che affrancano la parola dal dire e basta. Mah… forse…

Stefano Guglielmin – Quando eri piccola, il verso libero già dominava da decenni il panorama italiano. Diciamo piuttosto che le scuole insegnavano (e insegnano ) una poesia di intrattenimento, che lecchi le ferite.

Amara Rossi – beh, alle elementari, sai com’è, dovendole studiare a memoria, la metrica aiutava, io, comunque intendevo lo stupore nato lì e cresciuto, poi, in ogni espressione.

 

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