DANIEL FERMANI, Poema

Poema

(introduzione e traduzione dallo spagnolo di Grazia Fresu)

 

Daniel Fermani, è un poeta argentino, romanziere, drammaturgo, regista, che ha la capacità di fondere due culture, la europea, in specifico italiana e la latino americana, in un universo poetico di straordinaria ricchezza concettuale e linguistica, dove l’eco di molte letterature, mitologie, esperienze si tocca e si contamina.

Nato a Mendoza, una città oasi in mezzo al deserto e ai piedi delle Ande e vissuto in Italia per molti anni, Fermani ci regala versi profondamente radicati nelle realtà in cui ha vissuto e nello stesso tempo può essere considerato un apolide dell’ispirazione e dell’anima.

La sua è una poesia colta che scava nella mitologia greca cercando gli archetipi junghiani che ci definiscono, che reinventa il mito alla luce del suo vissuto, che cerca nella sapienza filosofica il suo modo di fare domande all’universo, alla vita, al mistero che ci circonda, che attinge alla storia della sua città e della sua gente percorrendo strade, piazze, vicende umane come un Dante contemporaneo, con disillusioni tutte nostre e mete senza certezze, un poeta partecipe  e rigoroso che sa raccontare il nostro odierno Inferno e lo abita con lucidità e pietà umana.

I suoi versi hanno una forza metaforica straordinaria, dove si odono, in un linguaggio che supera la dimensione della distanza, gli echi suggestivi di un Borges che ha vissuto un’altra vita in altri tempi. In lui la poesia  si muove tra la lirica e l’epica, scandagliando l’anima ferita, la durezza dell’esperienza, il baratro del nulla che ci assedia, raccontando in poesia storie con la stessa intensità con cui le racconta nei suoi romanzi o a teatro, costruendo, come narratore, drammaturgo e regista, personaggi di una intensità sconvolgente che sempre si trovano al bordo di un abisso e cercano disperatamente e coraggiosamente di comprenderlo.

La raffinatezza della sua cultura e della sua scrittura si accompagnano nel poeta all’impegno civile per i diritti delle minoranze etniche, delle donne, di chiunque soffra angherie e discriminazioni e qui la sua poesia si vena del canto popolare dei popoli originari, della loro sofferta storia, qui si ergono le sue eroine, da Cassandra a Medea alle donne combattenti della sua terra, in una sorta di pantheon della femminilità consapevole e coraggiosa che si assume nel mito e nella storia la totale responsabilità dei propri atti.

Non ci sono risposte consolatorie nella sua poesia ma c’è un culto della bellezza, una sensibilità nel percepire gli altri, un impulso appassionato verso la vita, una volontà d’amore che finiscono per farci coltivare, al bordo di quell’abisso, di quel Nulla pronto a inghiottirci, il segreto giardino dei nostri sogni e della nostra speranza di uomini, le ragioni di un impegno culturale, umano e sociale che non fa di Fermani una turris eburnea, un poeta ascetico e isolato, ma un poeta della vita calato totalmente nella nostra storia d’uomini e nelle violente contraddizioni del mondo in cui viviamo.

***

 

El hombre

 

Bajo el peso incontable de los días

se inclinará tu vida como un árbol,

inviernos y veranos han dejado

cicatrices muy hondas, ramas muertas.

Mas no ha de ser un viento inesperado

ni el ardiente sol de un mediodía

el rayo que derribe tu alma pura,

porque tantas tormentas han pasado

y tantas primaveras florecidas.

Vas a ser hombre hasta el último aliento

que la existencia otorgue a tu destino.

Conocerás la piel del desencanto,

y vas a comprender que la palabra

es nada más que sombra sin sentido;

que el amor es espejo fracturado

y la ilusión un sueño una neblina,

el laberinto en que se pierde el alma.

Si vas a persistir en la porfía

de querer soñar y no ser soñado,

como aquel demente que vio gigantes

en las curiosas aspas de un molino,

entonces prepará escudo y lanza,

pues será el tuyo un viaje sin retorno,

un verso una pregunta el desatino

de jugar con la muerte estando vivo.

 

 

L’uomo

Sotto il peso incontabile dei giorni

s’inclinerà la tua vita come un albero,

inverni e estati han lasciato

cicatrici assai profonde, rami morti.

Ma non dovrà essere un vento insperato

né l’ardente sole di un  mezzogiorno

il fulmine che distrugga la tua anima pura,

perché tante tormente sono passate

e tante primavere fiorite.

Sarai uomo fino all’ultimo fiato

che la esistenza conceda al tuo destino.

Conoscerai la pelle del disincanto,

e comprenderai che la parola

è niente più che ombra senza senso;

che l’ amore è specchio frantumato

e l’illusione un sogno una nebbiolina,

il labirinto dove si perde l’anima.

Se persisterai nell’ostinazione

di voler sognare e non essere sognato,

come quel demente que vide giganti

nelle curiose pale di un mulino,

allora prepara scudo e lancia,

dunque sarà il tuo un viaggio senza ritorno,

un verso una domanda la follia

di giocare con la morte stando vivo.

***

 

 

Icaro

 

Si hubieras visto que en el fuego fatuo

que reflejaba el sol en tu pupila

se encontraba la clave de tu suerte,

la cifra, la razón, el paradigma

que escinde lo mortal de lo divino.

Quizá si te sedujo la hermosura

de las alas abiertas y atrevidas,

quizá fue tu inhumana desmesura.

Necio fue creer que siendo Ícaro,

únicamente un hombre y su delirio,

tu destino sería diferente

del mismo azar que a todos acomuna.

Qué enorme presunción querer dos alas

y transformar tu cuerpo en otra cosa

que nunca podrá ser lo que no ha sido.

Y al emprender el vuelo tal vez sueñes

que en el azul se esconden los secretos

del tiempo, la existencia y el mañana.

En el pálido aire flota el nombre,

la palabra, el signo que han dejado

los dioses invisibles y la muerte.

 

 

Icaro

Magari avessi visto che nel fuoco fatuo

che  rifletteva il sole nella tua pupilla

si trovava la chiave della tua sorte,

la cifra, la ragione, il paradigma

che scinde il mortale dal divino.

Chissà se ti sedusse la bellezza

delle ali aperte e audaci,

chissà fu il tuo inumano eccesso.

Stolto fu credere che essendo Icaro,

unicamente un uomo e il suo delirio,

il  tuo destino sarebbe differente

dallo stesso caso che tutti accomuna.

Che enorme presunzione volere due ali

e trasformare il tuo corpo in altra cosa

che mai potrà essere ciò che non è stato.

E al cominciare il volo forse  sogni

che nell’azzurro si nascondono i segreti

del tempo, l’esistenza e il domani.

Nell’aria pallida galleggia il nome,

la parola, il segno che hanno lasciato

gli dei invisibili e la morte.

***

 

 

La última noche

 

En esta soledad de fin del mundo,

cuando se abren las bocas del silencio

y agonizan las últimas estrellas,

vuelven a erguirse las mismas preguntas,

la coloreada insensatez del cuerpo.

Si hubiera una palabra, el misterio

que arrojase al abismo a esta Esfinge.

Es uno solo y múltiple este cielo,

son tantos y lejanos los planetas;

detrás de cada cuerpo hay otra cosa

y es otro y es el mismo el anatema.

Pero está sola el alma en esta tierra,

ajenos son las voces y los rostros,

y vano tu vano remordimiento.

Porque ser hombre es la sola respuesta

a todos los enigmas, que son uno.

Cerrar los ojos en la noche ciega,

tragar la sombra, llamar al olvido,

aceptar la palabra que te entrega.

 

 

L’ultima notte

In questa solitudine da fine del mondo,

quando si aprono le bocche del silenzio

e agonizzano le ultime stelle,

tornano a sollevarsi le stesse domande,

la colorata stoltezza del corpo.

Se ci fosse una parola, il mistero

che gettasse nell’abisso questa Sfinge.

È uno solo e molteplice questo cielo,

sono tanti e lontani i pianeti;

dietro ogni corpo c’è un’altra cosa

ed è altro ed è lo stesso l’anatema.

Però sta  sola l’anima in questa terra,

estranei sono le voci e i volti,

e vano il tuo vano rimorso.

Perché essere uomo è la sola risposta

a tutti gli enigmi, che sono uno.

Chiudere gli occhi nella notte cieca,

inghiottire l’ombra, chiamare l’oblio,

accettare la parola che ti consegna.

***

 

 

La memoria

 

Dicen que es monstruosa la memoria

que camina vacía de recuerdos.

Como aquel ser creado por un loco

con trozos de otros hombres olvidados.

Entretenida en vanos pensamientos

cae la mirada como cae el ala

de algún sueño que ha sido mutilado.

¿Si la historia no existe sin el tiempo,

qué sería del tiempo no contado?

(Cómo apartar la mano enamorada

que buscaba consuelo entre hojas muertas).

No volverá el perfume de esas rosas,

ni ha de nombrarte una voz embriagada;

ya no verás aquel rubor extraño,

ni el breve temblor, el signo seguro.

Porque ahora la noche es más incierta,

y regresan a vos todas las cosas

que jamás se fueron, y que esperaban

tras el espejo en el azogue oscuro,

o en el claro cristal de la ventana.

 

 

La memoria

Dicono che è mostruosa la memoria

che cammina vuota di ricordi.

Come quell’essere creato  da un  un folle

con pezzi di altri uomini dimenticati.

Assorta in vani pensieri

cade lo sguardo come cade l’ ala

di qualche sogno che è stato mutilato.

Se la storia non esiste senza il tempo,

che sarebbe del tempo non contato.

(Come allontanare la mano innamorata

che cercava conforto tra foglie morte).

Non tornerà il profumo di queste rose,

né deve nominarti una voce ubriaca;

già non vedrai quel rossore strano,

né il breve tremore, il segno sicuro.

Perché adesso la notte è più incerta,

e ritornano a te tutte le cose

che mai se ne andarono, e che aspettavano

dietro lo specchio nella lamina  oscura,

o nel chiaro cristallo della finestra.

 

***

 

 

Anima mundi

 

Un hombre sueña que conquista el mundo

Y despierta en el medio de un desierto.

Una mujer concibe nueva vida

y mil soldados mueren en la guerra.

Un niño abandonado es el funesto

mañana, que será hoy para siempre.

Un tirano persigue a los artistas,

los libros son quemados en la hoguera.

Nadie se burla del ominoso azar

que cifra en el caos la humana suerte.

Vanos son los oráculos y dioses,

vana la plegaria y vano el cálculo

que la vana razón confió a la mente.

Cuantos hombres nacieron ya murieron,

cuantos niños crecieron ya son viejos.

¿Es la vida tal vez este milagro,

o quizás un error del universo?

Quien sueña que no muere ya está muerto,

no es el sueño la vida, mas su huella;

y quien vela a la sombra del insomnio

consume inútilmente su pabilo.

Contemplar las atónitas estrellas,

amar lo que jamás será tenido,

o llorar de tristeza o de alegría

mientras se cuenta el agua de algún río.

Humanas consecuencias de lo humano

para el tiempo la nada significan.

El único destino es esa nada

semejante a la noche y desolada.

 

 

Anima mundi

Un uomo sogna che conquista il mondo

e si sveglia nel mezzo di un deserto.

Una donna concepisce una nuova vita

e mille soldati muoiono in guerra.

Un bambino abbandonado è il funesto

domani, che sarà oggi per sempre.

Un tiranno perseguita gli artisti,

si bruciano i libri sul rogo.

Nessuno si burla  dell’ ominoso caso

che  codifica nel caos l’umana sorte.

Vani sono gli oracoli e gli dei,

vana la preghiera e vano il calcolo

che la vana ragione confidò alla mente.

Quanti uomini nacquero tanti morirono,

quanti bambini crebbero già son vecchi.

È la vita per caso questo miracolo,

o forse un errore dell’ universo?

Chi sogna che non muore è già morto,

non è il sogno la vita, ma la sua orma;

e chi veglia all’ombra dell’insonnia

consuma inutilmente il suo lucignolo.

Contemplare le  attonite stelle,

amare ciò che non avremo mai,

o piangere di tristezza o di allegria

mentre si conta l’acqua di qualche fiume.

Umane conseguenze dell’umano

per il tempo significano il nulla.

L’unico destino è questo nulla

somigliante alla notte e desolato.

***

 

 

La noche eterna

 

Dicen que jamás muere el universo.

Lo creyeron los místicos egipcios

que escrutaban el Sol y las estrellas.

Los griegos intuyeron que la razón

era el centro del Cosmos, y el reverso

del error humano, que es la quimera

de pensarse inmortales y perfectos.

Al terminar su obra Miguel Ángel

insultó la piedra esculpida y muda,

porque era vida, pero estaba muerta.

¿Para qué luchar contra lo efímero

si es lo efímero la humana existencia?

El árbol que es arquetipo y símbolo

sabe que el pájaro canta un verano

y que el aire que hoy toca su follaje

seguirá siendo el mismo cuando leña

sean su augusto tronco y su ramaje.

Mientras sola en la noche y en silencio

piensa el alma en la suerte que le espera,

y a los dioses invoca vanamente,

en desigual batalla el pecho anhela

regresar a los sitios de la infancia,

la sencilla tarde, el patio encalado,

y la voz de la madre que nos llama.

 

 

La notte  eterna

Dicono che mai muore l’universo.

Lo credettero i mistici egizi

che scrutavano il Sole e le stelle.

I greci intuirono che la ragione

era il centro del Cosmo, e il rovescio

dell’ errore umano, che è la chimera

di pensarsi immortali e perfetti.

Al terminare la sua opera Michelangelo

insultó la pietra scolpita e muta,

perché  era vita, però era morta.

Perché lottare contro l’effimero

se è l’effimero l’umana esistenza?

L’albero che è archetipo e simbolo

sa che l’uccello canta un’estate

e che l’aria che oggi tocca il suo fogliame

seguirà essendo la stessa quando legna

siano il suo  augusto tronco e la sua chioma.

Mentre sola nella notte e in silenzio

pensa l’anima nella sorte che la attende,

e invoca vanamente gli dei,

in disuguale  battaglia il petto anela

ritornare ai luoghi dell’infanzia,

la semplice sera, il patio imbiancato,

e la voce della madre che ci  chiama.

***

 

 

El deseo, el otro

 

Si es la noche la meta de la Luna

y el horizonte el fin de la mirada

si es la rosa el perfume de la rosa

o la sed es el capricho del agua

si por cada palabra es el silencio

la verdad que se esconde en la palabra

¿adónde está lo otro, lo invisible,

lo que no se pronuncia y que se anhela?

Contemplando su belleza en un lago

cuentan que de hambre sucumbió Narciso,

¿es acaso el deseo ese reflejo

que se deshace mientras más se acerca?

La felicidad siempre es un pasado

y el amor esa flor inalcanzable,

el momento ideal vendrá mañana

y no hay peor falacia que un espejo.

Cuando harta de pesares el alma

se pregunta el porqué de cada cosa

responde Eco desde la caverna

y se quiebra su imagen en el agua.

 

 

Il desiderio, l’altro

Se è la notte la meta della Luna

e l’orizzonte il fine dello sguardo

se è la rosa il profumo  della rosa

o la sete è il capriccio dell’acqua

se per ogni parola è il silenzio

la verità che si nasconde nella parola

dove sta l’altro, l’ invisibile,

quello che  non si pronuncia e che si anela?

Contemplando la sua bellezza in un lago

raccontano che morì di fame  Narciso,

è per caso il desiderio questo riflesso

che si disfa quanto più si avvicina?

La felicità sempre è un passato

e l’amore quel fiore irragiungibile,

il momento ideale verrà domani

e non c’è peggior frode che uno specchio.

Quando stanca di oppressioni l’anima

si chiede il perché di ogni cosa

risponde Eco dalla caverna

e si spezza la sua immagine nell’acqua.

 

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.