CLORINDA FRINELLI, Praz di Raffaele Manica


Il lettore medio, ma non solo quello medio, alle volte si lascia affascinare dalle recensioni autorevoli. Se i critici blasonati o i giornalisti di settore ne parlano, è conseguenza naturale che si tratti di un gran testo. Dovrebbe essere così, ma le recensioni ingannano. Abitualmente non si scrive la recensione al libro, ma all’autore del libro. Seguendo un po’ la cosa, e premetto che di Raffaele Manica preferisco gli studi seri degli anni passati, un leggero sorriso mi è spuntato: la quantità di giudizi supera per ampiezza (o, se non supera, siamo poco giù di lì) il testo stesso. E Manica lo merita questo trattamento. A parte l’inciso di bassa cattiveria, non si può valutare senza aver letto.

Quando mi sono trovata tra le mani l’opuscolo mi è venuta in mente l’idea che l’autore (cioè Raffaele Manica) intendesse, ed in parte mi pare una folgorazione esatta, imitare la prosa d’arte degli elzeviri dello stesso Mario Praz ed applicare questo metodo in forma speculare al suo autore. Per questo Manica si serve di uno stile alcune volte accademico e altre volte intriso di un colloquialismo più adatto al lettore non colto, con alcune cadute di stile (qualche particella pronominale “che”, la quale andrebbe sciolta per evitare la confusione con l’omografa congiunzione, qualche anacoluto che il lettore medio non capirebbe, certi usi impropri sempre tratti dal parlato).

Dato che un libro è anche un prodotto da leggere sorge il dubbio sul tipo di destinatario adatto ad una simile lettura, al di là delle esaltazioni fatte. È inadatto allo specialista, perché affronta temi noti, pur convogliandoli nell’idea di un Praz non esclusivamente anglista e comparatista, ma è anche inadatto al lettore che vorrebbe avvicinarsi per la prima volta all’autore, perché troppi aspetti sono dati per scontati (un esempio per tutti: elenchi di opere delle quali non si dà alcun conto e delle quali si presuppone una conoscenza aprioristica). È un testo, quello di Manica, che troppo soffre della sua ideazione, occasionale e in più tempi.

Alcuni meriti di un libello del genere, però, vanno indicati. E sono almeno due. Il primo è quello di aver ridato nuovamente a Praz un pubblico più vasto rispetto ai soliti specialisti, il secondo consiste nell’idea di una critica militante che Manica ripropone da anni, e a volte con risultati molto gradevoli. Un metodo non metodo sia in Praz sia in Manica.


Biografia di Clorinda Frinelli


 

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