CARLO BUGLI
Breve nota su alcuni recenti lavori di Alfonso Marino
Tra ibridismo e callida iunctura

I

Ibrido, 2021
Triangolo (part.), 2022

Nel suo In Praise of Idleness and Other Essays pubblicato nel 1935, Bertrand Russel porta avanti un’idea che dovette avere una certa diffusione in quell’epoca, ovvero che lo sviluppo delle macchine e della tecnologia, della scienza, avrebbe affrancato l’uomo, almeno per gran parte, da quella pena biblica che è il lavoro e, quindi, liberato energie e tempo per l’uso della creatività e lo sviluppo interiore.
La storia successiva, a noi nota, ci ha rivelato una situazione diversa, almeno per la grande parte di noi. Lo sviluppo delle tecnologie, che ha raggiunto livelli forse neppure immaginabili dal filosofo britannico, resta argomento controverso rispetto al suo portato, sicché si produce, pare, nella nostra cultura un’oscillazione irrisolta tra una valutazione in termini apocalittici o di integrazione.
Ci troviamo, lasciatoci alle spalle il secolo ed il millennio precedenti, in una situazione particolarissima che ha i suoi precedenti nel trauma culturale determinato dal passaggio dall’oralità alla scrittura, che travagliò per alcuni secoli il mondo greco antico, come hanno rilevato tra altri Eco e Mcluhan.
L’introduzione dell’informatica, di internet dell’intelligenza artificiale, dei robot ci immerge in una realtà problematica, come ovvio, e tutta da interpretare.

II

Se l’angoscia è dimensione connaturata alla nostra specie, e forse a tutto il regno biologico, questo nostro tempo la vive sub specie machinosa o informatica, con proprie insidie, ammiccamenti, inganni e delizie.

III

Per andare…, 2022

Io credo che proprio questa ambiguità, nelle forme di un’ironia di marca scettica, si possa rilevare in alcuni degli ultimi lavori di Alfonso Marino.

IV

Ibrido, 2021

La compresenza in un unico corpo dell’umano e dell’artificiale, dell’uomo e la macchina, è motivo ricorrente nei collages di Marino che qui sono presi in considerazione. In un colloquio informale l’autore, ha definito “ibridi” gli oggetti viventi da lui rappresentati.
L’ibrido, categoria alla quale tutti, d’altronde, apparteniamo, individualmente e collettivamente, comporterebbe una fusione, una continuità dei caratteri dei fattori, che nelle opere del nostro si declina, ora, nei termini della sagace giustapposizione o della callida iunctura (me lo conceda Orazio…), ora nelle forme di un ibridismo completo, in cui gli elementi primari sono fusi in un nuovo ordine:
Una volta, dunque, queste creature di Marino, sono affini al leotigre, un’altra, sono piuttosto prossime alla mitologica Chimera in cui consistono le nature combinate di leone capra e drago, che danno luogo più che ad una nuova specie ad un problematico assemblamento zoologico.

V

L’ironia del nostro, apparentemente delicata e nonchalant, rivela quindi, all’occhio acuto, nel suo fondo, una matrice aporetica e tragica, una sofferenza che si esplica in un’euforia, in una pratica di patafisica esuberanza, che è la porta d’accesso ad ulteriore significazione.
Anche la nitidezza formale che caratterizza le invenzioni di Marino, non pare soltanto l’ovvia conseguenza di consumata perizia manuale e visiva, quanto piuttosto, attraverso una misura apollinea che cela l’irrisolto, sembra essere coerente con quella urgenza ironica, propria al fare del nostro artista.

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Biografia di Carlo Bugli

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