ALFONSINA CATERINO, Oltrepassare il divenire

Leggendo le poesie di Marisa Papa, dal testo Passaggi di confine, naturale sorge il desiderio di lasciarsi scorrere nel magma che vi fluisce. Una pasta vorticosa e ineffabile transita nello spazio, liberando parole che, disposte a scacchiera, catturano lo sguardo e lo inducono a visionarne l’intrigante misura irregolare. La materia poetica, proiettata da squarci di realtà, affiora in superficie a trasporre un dettato che applica con visioni raffinate e a tratti irriverenti, nel taglio di smaniosa compagine, la cui energia si manifesta in luminosità diffusa tra segmenti di versi.

Aggregazioni di parole vibrano in una molteplicità d’immagini la cui densità apre varchi a scenografie pluridirezionali e le attraversa, stemperandole in profondità – a gocciole sonore / come canto di pioggia sulla pelle / si sgomitola il filo / su filari di abeti in fuga / tra poco o adesso – Lampi di senso travalicano il testo creativo e ne progrediscono l’indeterminato, sospeso tra allusioni ed invenzioni. I luoghi rappresentati appaiono colmi di futuro e al contempo familiari, tra sillabari segnici virati dall’incantamento che ne rileva in veggenza il divenire e l’oltrepassa, riflettendone altrove l’ombra di cui è sostanza – andare verso il centro / e mai varcarlo / qualcosa che resta aperto / che sposta da sé la fine – Sfondi provocatori e stimolanti sono i materiali dell’indicibile nell’opera di Marisa, la quale persegue una personale ricerca sulla traduzione in pensiero poetico dell’idea concreta. Tale costante è rilevabile nelle trame linguistiche che avviano, compiono e saldano i versi all’insegna della problematica del senso, nell’esigenza di attraversare infinite idee metamorfiche con voci elastiche, sinuose e che sempre cercano di penetrare l’imponderabile delle cose. Passaggi di confine infatti esprime la pulsione dialogica del poeta con le realtà in embrione che, dal nonluogo, acconsentono dinamiche interattive, nell’istanza di definirsi presenze di una rinnovata forma percettiva.

Efficace e liberatore risulta, quindi, lo scenario delle corrispondenze e della scrittura dei Passaggi, in cui l’autrice mitiga il conflitto tra conoscenza ed ignoto facendosi trama ordita di possibilità infinite, senza smarrire il filo della propria fisionomia, custodita nella sintesi creativa – solo un passo alla volta / Alfiere di picche / tu sottofondo in chiave / che guardo cadere / scudo sul cuore / al di là di un confine –. I versi vivono le realtà concentriche, poste in sequenzialità dinamica, tra struttura e significante, a stabilire relazioni con l’incompiuto reso in istantanee congiunte dal filo dell’appartenenza. E questa, muovendo dal nucleo che l’ha germinata, assume comportamenti che disseminano equilibri su limiti e soglie forgiate dall’onda organica delle parole – l’incompiuto è del filo / che lo narra / agile sotto le dita il ferro / dove ancora nuova / s’apre una maglia / e non finisce – I significati insorgono con linguaggi polisemici, mobili, concreti, imprendibili e soprattutto accesi dall’introspezione psichico-analitica dell’autrice, la quale rimarca le scene del solvibile quotidiano e le trascende, in immagini che prevaricano ogni convenzione.

Sono questi alcuni dei circuiti labirintici che Marisa esplora, estraendovi schegge clandestine su cui affina nuovi moduli di realtà del propositivo poetico. La tensione creativa diviene scatto iniziatico sollecitato da visioni, funzioni ed azioni che sfigurano la realtà e la ricompongono con i frammenti erranti nello spazio. I versi compiono ed annullano innumerevoli andamenti con sostituzioni, nessi, balzi logici, incisioni sul reale, alterazioni, rilevamenti di congetture figurali della psiche, accuratamente composti con parole che sfregiano il silenzio e lo abitano – pallacorda di vocali / finite fuori campo / nera criniera in fuga / per finto andamento obliquo / di zoccoli e giunture / tra roccia e grido / spigolose trame –. E in spigolose trame si annidano le significanze che lievitano in echi inesauribili, tra volumi e piani, fino a coincidere con i disegni del movimento, libero ed implacabile, della natura.

Le mete sospirate guidano la forza trasgressiva della scrittura e violano l’idea fisica e metafisica degli eventi dirigendo impeti, impulsi e dedizione nelle profondità ove, indizi di lontananza, presagiscono la polvere carnale e ne rivestono l’informe. La poesia diviene energia dipanata tra masse materiche plausibili dell’infinita esigenza indagativa esercitata per scorrere l’ignoto e, mai compierlo – qualcosa che resta aperto / che sposta da sé la fine / compiuta su ogni schermo / e forse non ha inizio / ma torna ad annunciarsi / a farsi cifrata scia / di polveri sul fiato / che sola ci appartiene / uno scorrere lento / e mai finire.

Marisa Papa Ruggiero
Passaggi di confine
interventi visivi dell'Autrice
Edizioni L'Arca Felice, 2011

Biografia di Alfonsina Caterino


 

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