ALEJANDRA TEHERÁN, Un yo sin altare / Un io senza altare (Traduzione dallo spagnolo di Mauriccia Licari)


HASTA PARA ESTO HE TENIDO FE

Hasta para el silencio,
decrépito
las manos.
Hasta para lo que presagio.
Involuntariamente:
La muerte

 

ANCHE PER QUESTO HO AVUTO FEDE

Anche per il silenzio,
decrepito,
le mani.
Fino a ciò che presagisco.
Inavvertitamente:
La morte

 

*

 

NO SOMOS LO QUE ESCRIBIMOS

Crear es dar sentido,
la estética del sentido.
No somos
lo que escribimos.
Somos lo que devolvemos,
el trazo que cierra la línea, que perfila la curva.
La geometría.

No somos
lo que escribimos.
-Somos todo aquello que no somos-
En el no ser somos
abrazados a la criatura del espejo,
encerrados como niños.
No somos lo que escribimos.
Somos

 

NON SIAMO TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO SCRITTO

Creare è dare un senso,
l’estetica del senso.
Non siamo tutto quello
che abbiamo scritto.
Siamo quello che diamo indietro,
il tratto che chiude la linea, che profila la curva.
La geometria.

Non siamo tutto quello
che abbiamo scritto.
– Siamo ciò che non siamo –
Nel non essere siamo
abbracciati alla creatura dello specchio,
rinchiusi come bambini.
Non siamo tutto quello che abbiamo scritto.
Siamo

 

*

 

SOY VULGAR POR PURA SOFISTICACIÓN DE LA BELLEZA

Soy un talento,
un precepto.
Tengo la destreza de ser él y ella

 

SONO VOLGARE MEDIANTE PURA SOFISTICAZIONE DELLA BELLEZZA

Sono un talento,
un precetto.
Posseggo la destrezza di essere l’uno e l’altra

 

*

 

LA ETERNA ADOLESCENCIA

La caricatura del ruiseñor,
siendo nosotras.
La eterna adolescencia detrás de nosotras
Como algo que ciñe el pantalón.
La eterna mirada en el pupitre,
y una silla vacía.
El error,
la rutina.
La eterna adolescencia nosotras:
Dolientes
Doloridas
Como ua caricatura infinita hacia el terror

 

L’ETERNA ADOLESCENZA

La caricatura dell’usignolo,
essere noi (stesse).
L’eterna adolescenza dietro noi stesse
Simile a qualcosa che cinge i pantaloni.
Lo sguardo eterno sul banco,
e una sedia vuota.
L’errore,
la routine.
L’eterna adolescenza (siamo) noi stesse:
Afflitte
Sofferenti
come una caricatura infinita verso il terrore

 

*

 

TENÍA LA ENFERMEDAD DE DIOS

Aquella que le ordené,
creía haber caído en mis manos,
en las líneas que yo misma
me encargué de trazar.
Me esforcé en darle sentido al surco,
en la herida que dejas para luego.

Me esforcé sin sentido en el sentido
como un juego de niñas,
un juego de azar.

Me esforcé en las respuestas,
sin cuestionarlas:
Como lo hacen los que se esconden de la luz
porque saben que a oscuras la comprenden.

Como se entiende el amor en tinieblas
bajo unas sábanas
Y así ofendido ya el silencio;
me enfermo
dentro
de mi no querer.
La enfermedad de dios
traza como un mapa por el cuerpo,
mientras teje la ofensa de ser yo misma

 

AVEVA LA MALATTIA DI DIO

quella che gli ho ordinato,
ho creduto che fosse caduto nelle mie mani,
sulle linee che io stessa
mi sono incaricata di tracciare.
Mi sono sforzata di dare senso all’incisione,
alla ferita che lasci per dopo.

Mi sono sforzata senza senso nel senso
come un gioco da bambine,
un gioco d’azzardo.

Mi sono sforzata nelle risposte,
senza metterle in dubbio:
Come fanno quelli che si nascondono dalla luce
perché sanno che al buio la capiscono.

Come si capisce l’amore tra le tenebre
sotto il solco delle lenzuola
e così, ormai offeso, il silenzio;
mi ammalo,
messa dentro
dal mio non volere.
La malattia di Dio
tracciata come una mappa lungo il corpo,
mentre tesse l’offesa di essere me stessa

 

*

 

Y NO VERÉ A MIS PADRES REZAR

(como una oración de sentidos y el tacto de la rebelión en la boca)
como un instrumento que la cicatriz deja por dentro
Estaré en lo alto
Pequeño pitido
que desborda oídos
Estaré en lo alto
Yo no seré yo
Mi pequeño esclavo

 

… E NON VEDRÒ I MIEI GENITORI PREGARE

(una preghiera dei sensi ed il tatto della ribellione in bocca)
come uno strumento che la cicatrice lascia dentro
Starò in cima
un piccolo fischio
che trabocca l’udito
Starò in cima
ma non sarò io
Mio piccolo schiavo


Biografia di Alejandra Teherán 


 

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