Testi verbovisuali di: Monica Andreis, Doris Bellomusto, József Bíró, Angela Caporaso, Bruno Cassaglia, Mariano Ciarletta, Antonio De Marchi Gherini, Maria Grazia Galatà, Emily Joe, Oronzo Liuzzi, Gino Robair, Anna Santoro
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MONICA ANDREIS
Un giorno mi fermerò
amico mio
a guardare un albero sognante,
un pianeta luminoso.
Un giorno ringrazieremo la tristezza
per averci scaldato le dita,
per essere stata precisa
come una piccola tessera di terra
che unisce i continenti.
Avremo un sorriso per ogni cosa
e ogni cosa muterà per sempre.
Se non ci saranno più case
dove tornare,
ci saranno nuvole e lampi
come quel cielo che ci è parso
andarsene e mischiarsi
con le rocce.
Un giorno ci fermeremo, amico mio.
Centinaia sono le lettere
che ti ho scritto,
ma sono tutte sepolte
sotto le radici degli alberi
perché non si scordi
che l’amore germoglia
nel freddo e nella fatica,
nelle frasi mistiche,
nelle preghiere all’alba.
Mai ti ho dato il mio braccio
senza avvertire il calore del tuo.
Mai ti ho guardato negli occhi
senza vederne la speranza,
il giorno divenire ieri.
Le mie mani stanno cedendo
dalla materia
quello che lo spirito
può contenere
e allora non avremo più doni
l’uno per l’altra,
ma solo un’ora buona
per incontrarci.
Io sono colpevole;
di non aver raccolto la neve,
così ora la mia casa
è senza pane.
Sono colpevole;
di aver chiuso gli occhi
alla pioggia
perché i miei passi possano,
nei secoli, scomparire.
E perché non c’è pianeta
più ospitale di quello che brucia
in eterno.
Sono colpevole;
di non aver avuto un cuore di marmo
e pianto per la paura
di non vedere quello altrui.
Sono colpevole;
di aver coltivato fiori di plastica
con l’anima di ferro,
ma oggi so
che una goccia farà straripare
il mare.
E il mare non ha sogni
per chi lo attraversi,
perché ci saremo dissetati
da un torrente,
di cui non saremo testimoni.
Noi siamo colpevoli;
di aver retto il fianco
della montagna,
di aver resistito alla prepotenza
della cascata.
Noi siamo innocenti
dello sgretolarsi del tempo
e di inventarne di nuovo
e ancora
avrò il tuo braccio nel mio,
come l’eternità
che incontra se stessa.
DORIS BELLOMUSTO
La perifrastica attiva
Io del tramonto cerco
gli avanzi,
le sfumature.
La luna
mi basta dimezzata.
La lussuria della luna piena
non appartiene a me
che al cerchio preferisco la spirale,
che amo l’incompiuto,
il “quasi”, il “non ancora”,
la perifrastica attiva.
(da D. Bellomusto, A corpo libero. Esercizi di poesia, Le Pecore Nere, 2024)
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JÓZSEF BÍRÓ
Letters 3

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ANGELA CAPORASO
Mondi misteriosi

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BRUNO CASSAGLIA
C’è uno sguardo
di nuvola appena formata...
c’è un mistero
più antico dell’homo sapiens...
ci sarà ancora tempo
per altri sguardi
tra cielo e mare
che le onde laveranno
lentamente...
lentamente...
lentamente...
*
MARIANO CIARLETTA
Subalterni
una faglia può colmarsi,
che mi dici di tutti gli insetti lì sotto?
Sottoterra e vivi.
Ne ho visti di insetti
giganti con sguardi spenti
camminano ammantati di terra.
è più semplice coprire che rimandare alla luce.
(da M. Ciarletta, Trovare la parola, Terra d’ulivi Edizioni, 2023)
*
ANTONIO DE MARCHI GHERINI

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MARIA GRAZIA GALATà
s’alza leggera la nebbia dalla terra di fango
lenta- men - te
tra lo specchio d’acqua
confondi un volto specchiarsi
sicché si raccontarono gli alberi
in quel che fu melma e pianto
[la voce restò fuori dalla frattura]
metamorfosi
l’acero , il gelso , la vite
o fortuna
come la luna*
costantemente variabile,
sempre cresci
o decresci,
vita detestabile!
La Fortuna or indurisce
ed or lenisce,
per giuoco, l’acutezza della mente;
indigenza
e potenza
dissolve come ghiaccio, indifferentemente.
***
*(da Carmina Burana)
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EMILY JOE

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ORONZO LIUZZI
un poco almeno
paura rabbia giochini tutto costantemente
è distorto certo l’odio ha mangiato
il sepolcro del resto i morti non fingono
e poi quelle mostruose bombe in concerto
dentro i cimiteri per qualche ora almeno
lasciateci in pace ormai gli innocenti
non inseguono più i sogni maledettamente
come da manuale le stragi succedono
lo sguardo nessuno lo alza l’orrore aleggia
il bene ormai per terra stramazza
al potere della sbronza il male si affida
afferra corre elude e lo sdegno
ecco ciò che vedono di continuo
gli occhi allucinati dal dolore quotidiano
e osservo perplesso e mi osservo
in pace lasciateci per qualche ora almeno
*
GINO ROBAIR

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ANNA SANTORO
Mordo questa storia e
aggiungo o strappo pezzi / a
comporre il puzzle per un
disegno di eventuale verità
Non sarà chiaro come il tuo / sorella
massacrata / o il tuo / vecchia
che hai partorito quattro figli e
li hai persi tutti (il primo in guerra / il
secondo e il terzo
nel gelo delle strade / il quarto
picchiato a morte dal padrone) / e
nemmeno come quello di chi
ha spaccato muri / costruito ponti
lasciato pagine preziose e
tutto a tutte e a tutti hanno insegnato
Sarà sfuggente / poco chiaro
ambiguo / il mio / come quelli di
noi anfibie / sempre in bilico tra
purezza e disegni criminali
(da A. Santoro, Echi di slittamenti (forse) irreversibili, puntoacapo, 2025)