CARLO DI LEGGE, Stefano Taccone: contestare anche la poesia?

Nelle ultime due raccolte di poesia di Stefano Taccone, Terrestri d’Adozione (Edizioni Progetto Cultura, 2021) e Sciogliete le rime (Campanotto Editore, 2023) vedo una scrittura che obbedisce a un disegno e mostra delle caratteristiche, anche di stile: di “poeta che non coincide con (… il) mondo”. Personalmente credo, anzi mi sembra evidente che il progetto sia variabile, che cambi di volta in volta o di parte in parte di libro: ma perché no? In effetti, leggo una contestazione continua delle cose: questo atteggiamento è evidente, tanto nei contenuti (anche quando sono assurdi, come quando non lo sono), come nelle forme e nella sintassi. Ma contestare le cose non vuol dire essere da un’altra parte, vuol dire sorvegliare il mondo con senso di responsabilità, è vita activa. La contestazione investe anche il modo di far poesia, ma almeno in poesia c’è questo tipo di libertà: la fai come vuoi, pubblichi se puoi, poi ti diranno (o ti ignoreranno, come spesso accade) gli altri.
Sembra che Taccone s’interessi nei versi ad ogni aspetto possibile del mondo, dalla politica alla scuola all’industria alla guerra, dal privato dei sentimenti al privato dell’azienda e al capitale, alle tragedie, ai fenomeni di costume. Il medio linguistico è ricercato spessissimo attraverso le assonanze, le allitterazioni, i giochi di parola con (s)cambi vocalici e sillabici, che comunque danno idea: “il bravo decente / ama il momento / della valutazione / e sa che nessuna / può mai essere oggettiva / senza striglie valutative”. Striglie per griglie a me ispira la comicità delle pretese di valutare secondo griglie. Qui “sciogliere le rime” cosa vuol dire? Lasciarle fare, come se vadano da sé, abbinandole all’assurdo (“striglie”) e dando un’idea che c’è, o ce n’è più d’una, qui come altrove: molto di assurdo nel nostro affaccendarci nel mondo. La modalità può risultare comica e gli effetti sono esilaranti, o può essere ironica, e la satira, quando c’è, non risparmia niente, non deve. Mi sembra che ci siano sensibilità e grande insofferenza, quando si presenta – quasi sempre, concordo – difficoltà ad accettare le contraddizioni, come in quella raccolta di perle che risulta essere Balle in ballo. Il nonsense in poesia rispecchia il non senso del nostro quotidiano. La modalità usata sfiora a volte, tra l’altro, i paradossi della comunicazione, che si nascondono nei consueti modi di dire, ovvero nel fare senza dire, perché sono influenti nella mente: “Obbligo / è obbligatorio / e non facoltativo… Mi sento molto vincolato / a dirti che hai sbagliato / a non sentirti vincolato / all’obbligo di non sbagliare”. Ma a volte si torna al senso, e si rivela uno stato d’animo: “meglio per me / se ciò / che ho desiderato / poteva essere / e non è stato” (in Desiderio grado zero – e suggerisco: sarà vero?).
La poesia a che serve? “Sento il peso/delle parole…tutto ritorna/in ciò che il secolo/chiama poesia”. Dunque la poesia è sentire il peso, ingoiare, digerire e metabolizzare e poi tutto ritorna. Dove, come? Non credo affatto che la poesia possa cambiare gli stati di fatto, come qualcuno sostiene: “la bellezza salverà il mondo”. Ma scherza? Non credo proprio che salverà qualcosa, la bellezza, e poi cosa è? Ma la poesia (non la bellezza) un piccolo contributo lo può dare e a me è sembrato, pur rispettando il peso e il senso del pensiero e della libera filosofia, che fare versi con leggerezza e serietà (leggera serietà?) possa aiutare ognuno a vivere un po’ meglio, quando non diventa l’opposto. Sono d’accordo con l’insofferenza, anche se piace vivere, anzi proprio per questo. Perché sopportare? Lo spettacolo della continua bestialità (con rispetto per gli animali: bestie è altra cosa) è ripugnante, s’intuisce anche quando non si dice. In un modo (quello dell’autore) o altri, far versi può servire. Certo non con la potenza delle armi e nemmeno con il potere di un capetto di provincia. Ma così va il mondo. Come dice il filosofo, crediamo di poter cambiare i nostri pensieri piuttosto che le cose.

Stefano Taccone
Terrestri d’Adozione
Edizioni Progetto Cultura, 2021, pp. 152

Sciogliete le rime
Campanotto Editore, 2023, pp. 208


Biografia di Carlo Di Legge


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