La lettura di Ritratti in/versi di Silvana Leonardi mi ha indotto a qualche riflessione, che mi piace condividere.

I – Mi domando, in primis, se possa avere senso il parlare di una poesia al femminile e al maschile, al di fuori di ambiti culturali, che prevedano una gerarchizzazione dei generi sessuali….
II – Masha Kaleko in una sua poesia afferma: «Da piccola fu “no” la mia parola più frequente…», una vocazione alla contraddizione, che l’autrice non abbandonerà più in seguito e che ritroviamo, come un’istanza ideologica e un moto del sentimento forte, ad animare la vita e la produzione letteraria delle poetesse della Leonardi.
Una opposizione all’esistente, un rigetto, come organico, dei sistemi e dei ruoli trasmessi dalla tradizione sia esistenziale che letteraria; si pensa, ma solo per fare un esempio, a Colette o a Elsa von Freytag, che fin col loro corpo, hanno disegnato modalità alternative di esistenza, in implicita ed esplicita opposizione a una millenaria storia patriarcale, di cui ancora patiamo l’oppressione.
Si, perché l’oblio e la messa in margine di poetesse, spesso notevoli, sarà magari banale il dirlo, non è certo estranea ad una storiografia declinata prevalentemente al maschile. In una cultura realmente paritaria, queste poetesse avrebbero ottenuto il giusto rilievo e in questa ipotetica società, forse, non avrebbe senso il parlare di poesia al maschile o al femminile.
III – Non sarà, invece, androgina la natura della poesia e, infine, della creazione in generale?
Quanto riferiamo al maschile e al femminile, informato per buona parte da dettami culturali, è piuttosto probabile sia da ricondursi a categorie, che agiscono con grande libertà all’interno di uomini e donne, senza riguardo per il genere o l’orientamento sessuale.
Questo è per dire che, là dove si affermasse una reale parità dei generi, non dovrebbe esistere una poesia delle donne o per donne, ma un fenomeno di scrittura, cui diamo nome poesia e che è praticata da donne e uomini.
Sembra, d’altronde, improbabile stabilire il sesso di una poesia… (per inciso, Il monologo di Molly, che occupa per intero l’ultimo capitolo dell’Ulysses, che ci presenta una figura di donna, descritta dall’interno e così intrigantemente femminile, è stata scritta da un uomo, e, pare, non si possa escludere del tutto, che la Fontana di Duchamp, sia venuta fuori dall’estro creativo di Elsa fon Freytag.).
IV – Ora al di là di quanto già detto, reso necessario dall’operazione stessa dell’autrice del libro, c’è da credere che questa si specchi, si proietti, nelle sue sorelle, si serva di loro per descrivere un suo mondo, contiguo, in qualche maniera, al loro.
Così l’abisso, il baratro, l’ombra di un’ombra, il sogno-mondo (tutte parole chiave) infliggono una ferita che comunica con il caos e l’assurdo, la realtà che ne risulta è una tensione ossimorica, sul cui derma, come su quello del poeta, si è prodotta un’ulcera, che la poesia non può cancellare, ma può rendere possibile porre sotto osservazione cosciente, facendone fenomeno estetico. Permette, difatti, come suggerito dal verso della Stampa citato dall’autrice, di vivere ardendo e non sentire il male.
V – I technopaegna, i carmina figurata mostrano spesso, come i calligrammi di Apollinaire, un rimando di significato tra parola e immagine (costituita di parole); apparentemente tra la porzione verbale e quella figurale dei componimenti calligrafici contenuti in questo libro, sembrerebbe non esservi proporzione.
Io credo, piuttosto, che quasi per pareidolia, le forme geometriche in cui si dispongono i versi suggeriscano il corpo umano, un corpo d’ombra, una decantazione geometrica della nostra figura, il profilo stilizzato di un uomo/ombra.
Silvana Leonardi
Ritratti in/versi
Bertoni Editore, 2024, pp. 84
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Trovo veramente calzante il testo di Carlo Bugli che procede con rara sensibilità in un’analisi capace di evocare il mondo poetico di Silvana Leonardi , le sue figure femminili all’interno delle quali lei stessa si indovina, l’inquietitudine che le divora. Del resto la scrittura di Carlo Bugli ha il fascino di un testo poetico ed una rara capacità di leggere le immagini.