AA. VV., Inismo: piccola antologia

Che cos’è l’Inismo? L’Inismo (INI – Internazionale Novatrice Infinitesimale) è un movimento artistico d’avanguardia (definizione cifrata dal catalogo dell’Arte Moderna, n. 53, Editoriale Giorgio Mondadori) fondato da Gabriel-Aldo Bertozzi nel gennaio 1980 al “Café de Flore” in Francia, alla presenza di Isidore Isou, nonostante Bertozzi (il combattente più sistematico dell’avanguardia, come lo definì Isou) si fosse dissociato dal Lettrismo, in cui aveva militato assiduamente. INI (che gli inisti considerano in stretto rapporto con il Lettrismo, non solo per lo stretto rapporto che aveva il fondatore Bertozzi con Isou), diffuso principalmente in Europa (Francia, Italia, Finlandia e Spagna) e in America (USA, Argentina e Brasile), propone una nuova estetica in tutti i campi della creatività visiva, scritta e sonora. 
L’uso di nuove scritture calligrafiche, alfabetiche, simboliche e alchemiche (spesso utilizzando i simboli della fonetica internazionale) – come riportano vari scritti sull’argomento – assume valore di creazione, non di imitazione, e di conoscenza, non di realtà fotografabile. Questi segni, chiamati “inias”, sono un’orchestrazione di sentimenti e pensieri, la visione multipla e globale che la vita ci offre. Il primo manifesto, Qu’est-ce que l’Internationale Novatrice Infinitésimale (Che cos’è l’Internazionale-Novatrice-Infinitesimale), fu redatto sia in francese che in italiano; nel 1987 (ma pubblicato due anni dopo) si dà vita al secondo manifesto, Apollinaria Signa (in omaggio a Guillaume Apollinaire e alla città di Sant’Apollinare dove fu redatto), al quale parteciparono (oltre a Gabriel-Aldo Bertozzi) Laura Aga-Rossi, Angelo Merante, Kiki Franceschi, Andrea Chiarantini, Giorgio Mattioli, Furio De Mattia, Maria Pia Iniello).
Tralasciando la parte iniziale del manifesto, dove quasi si rinnega l’avanguardia («… Dell’avanguardia resta il nome perché ci precede, delle avanguardie facciamo un pacchetto da spedire agli organizzatori delle varie sagre d’agosto, saranno consumate insieme con i nastrini fosforescenti, i pennacchi di chi, in fondo, diverso non è, di chi trova pretesto per sé»), benché esaltata (l’avanguardia) in diversi contesti, in particolare in un testo di Eugenio Giannì – come riportato più avanti –, ci piace porre l’attenzione che dal manifesto si evince sul ruolo della poesia: «Tutto è poesia se raccoglie una vasta liberissima espressione del sentire. @ La poesia non è necessariamente una pagina scritta @ la poesia può essere anche vista o sentita @ la poesia è anche profumo e gesto @ un sonetto può essere anche ipergrafico e far rima con un disegno@ il poeta può usare indifferentemente penna, pennello, computer o martello, nastro o pellicola @ il laboratorio delle immagini può essere attrezzato con carrelli da meccanico, tavoli da chimico, monitors e stampanti per l’informatica @ il martello e la penna sono destinati ad essere soppiantati nella quotidianità dal computer, ma così ritroveranno un Age d’or, perché il loro uso ricomparirà nel rito sacro e non nell’abitudine @ le parole non saranno più termini convenzionali e riacquisteranno il loro potere magico, evocativo, sacrale. All’inizio era la parola e il poeta ritroverà la parola @ la parola sarà inedita o avrà sensi inediti @ ogni parola anche la più vecchia sarà ascoltata per la prima volta @ ogni piazza, via, boulevard, anche quello di fronte a casa, saranno attraversati per la prima volta; nuovi saranno i volti, gli occhi, anche di quelli che incontriamo da sempre, così le loro voci @ ogni cosa percepiremo col massimo grado di sensazioni @ le nostre opere mostreranno sintesi cromatiche musicali @ saremo sensibilizzati alla simultaneità @ la simultaneità di visione non sarà più quel motivo di confusione che deriva da una logica imbrigliata che rende schiavi e orbi @ ancora: il vostro grado di sentirci deriva proprio da quella sensibilità, dal vostro grado di emancipazione @ comprendete il nostro discorso prima di obiettare quando l’avrete compreso non obietterete perché sarete intenti a superarci è quello che vogliamo!».
Con l’Inismo inizia la Terza Fase dell’Avanguardia (definizione derivata dagli scritti degli stessi inisti), quella che viene nominata RR, Rivoluzione Rivoluzionata, che segue prima la fase della rivolta (Futurismo e Dadaismo), poi quella della rivoluzione (Surrealismo), e investe anche i campi della filosofia (indagine sul male), della fisica ( la quarta valenza dell’Infinitesimale, la “valenza mistica”) e della semiotica (ipersegni calligrafici, alfabetici, simbolici e alchemici, come detto più sopra).
Le ragioni di questo movimento sono riportate nel volume di Eugenio Giannì, Saggio sull’Arte contemporanea d’avanguardia. L’Inismo (Valencia-Spagna, El Doctor Sax – Beat & Books, 2017): « La ragione si annida nella consapevolezza che qualora s’intenda ribaltare la cultura, la rivoluzione deve essere innovativa e permanente: non una rivoluzione come mutamento della ricerca, arte del non-senso o atteggiamento ideologico eversivo, ma rivoluzione come innovazione del sapere e l’abolizione dei settori operativi. L’Inismo è un’avanguardia che anticipando le esperienze di fine secolo, trasforma l’arte del fare in arte della vita». Inoltre, dal testo introduttivo a Inismo. 1980-1990 (Roma-Cassino, 1990) di Gabriel-Aldo Bertozzi, si evince: «Noi diamo invece al segno valore di creazione e non di imitazione, di conoscenza e non di realtà fotografabile. I segni sono un’orchestrazione di sentimenti e pensieri, la visione multipla e globale che ci presenta la vita. E colgono l’ordine supremo che nasce dal caos. Li abbiamo chiamati “inie”. […], poemi da cui sono esclusi i vocaboli convenzionali per una rappresentazione più universale dei sentimenti, [… con] parole inedite, puri fonemi, insieme o separatamente».
Nel 2005 (alla presenza di Gabriel-Aldo Bertozzi, Kiki Franceschi, Antonio Gasbarrini, Gabriella Giansante, Angelo Merante e François Proïa) fece seguito anche un manifesto della critica, la quale è inperniata sulla terza parola dell’acronimo INI, e cioè sull”Infinitesimale. Riportiamo qui un passo da Guida del Rivoluzionario di Bertozzi: «Non è sul libro sul capitolo sulla pagina sul verso o rigo che studiamo dove si è concentrato l’autore, ma sulla parola. Sul suo suono, la sua unicità nel contesto, la sua funzione esclusiva, il suo posto magico.
Per il giudizio di qualsiasi opera. Per quelle iniste si valuterà con maggior attenzione pure la lettera, il fonema, e così via fino alle forme più recondite di un infinitesimale patetico.
Scritta una parola non si deve pensare alla frase seguente, ma alla parola seguente, si deve cioè tradurre quell’attimo irrepetibile. […] Mentre la Nouvelle Critique sembrava voler suggerire di ingravidare la nonna per poter con la tradizione generare il nuovo, gli inisti, evitando l’incestuoso rapporto denunciano l’assenza di vita che ha quasi sempre caratterizzato la critica e le flaccide schiere dei suoi eunuchi, che sentenziano su ciò che non conoscono, propongono che il critico riviva nel limite del possibile (e pure della morale) le esperienze che tratta. Ciò è particolarmente praticabile nella letteratura odeporica, settore privilegiato della critica, perché Il viaggio è la componente costante di ogni opera». (G. Moio)

***

JORGE BARRETO

AMINA BEN DAMIR

GABRIEL-ALDO BERTOZZI
Di qua e di là

EUGENIO GIANNI’
Chiaro di luna di Debussy

GABRIELLA GIANSANTE
Settima allegoria

GIORGIO MATTIOLI
Inismo

ANGELO MERANTE (Angelus Novus)
Jeanne d”Arc

LAURA ORTIZ
Celestial

ANTONINO RUSSO
Lettere allo spiedo

DAVID SEAMAN
Shaman in Inisazi Highway

NELI MARIA VIERIA
Atoini

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.