CRESTOMAZIA 20

MIRKO BONCALDO

per ogni lacerto latrato
che la storia non racconta
raccolgo ogni memoria.

è la scorta di scarti accumulata
rimossa
blinde
che più non si dice.

scancellata
logorata
massacrata

è l’ultima non l’ultima rivolta parola
quella che si perde
quella che non si ritrova.
apolide.

(da M. Boncaldo, Senza titoli. Sovversivi, Transeuropa, 2022)



CARLO BUGLI

da quale aberrata lente ficcasti un tuo sguardo opaco
di pesce vipera, di opalescente murena, alla brezza del mattino?
rododendra e rododattila ambascia
che svirgolavi coi denti
che refrenavi un abisso col carma.

2024



ENRICO BUGLI

Ali di morte
Accodate nel sonno
Lontano la morte accesa
Ore cantanti valvole urlanti
Percosse, sui sentieri di notte
Riti lontani sarò qui alle 17 di sangue
Castrato notturno ululato
Uccelli volanti
Nel mare stagnante
Membrane primose
Asce accidiose crani
Succhi melmosi marmi
Lontani pantani
Nel buio animo del passegger
Stanco dedicato
Alle puttane del marciavelo
A Lina a Tina a Gianna
A un critico di sinistra
Urla la materia commista
Al sangue inculcato nel sego
Da mani incestuose
Nel sogno lontano
Nel cuore
Strano così mani nevose
Cuori adolescenti
Anime putrescenti
Lontano la rossa ala
Elettrizzato decubito
Del piacere sensuoso
In nubi lontane
Morte di sangue
Fruste di piacere
Urla di morte
Pianti vicini
Di mura lontane
Riti al pene pagano
Urla notturne urla diurne
Pantani melmosi
Di rospi riposo do morte
Lontana Jo Lake
Curve schiene lontane
Lontana dos colores
Amarillo dos siepi
J Viento blqncos
I calaveras lontano
Nel bianco stagno della morte.


Diario

Schiacciano mille bottoni
Violenti tasti nell’incubo della notte
M’abbraccia la nera macchina in blu
Ori e dolore piacere macchine rotte
Paura di bielle veloci
Bracci di morte scintille
Fuga di pelaghi inseguiti
Ombre rotte segreto di notte
Aria forte urta il metallo
Consuma i cristalli
Grida il concerto di spugne
Sono come le prugne
Gli assi dei nuovi motor!
Non vibrano ancor.
vene 4
Portano il sangue all’eletror
Vibra il sonno di morte Piange il valvolor
hacca + b


MARIO M. GABRIELE

Mi scrivi da Norfolk
che ogni stagione è un riflusso
di contaminazioni esistenziali.

Temi le arcate ombrose,
le fratture del Tempo,
i distici privi di luce.

Ho provato a darti un passaggio
come consolazione temporanea
verso le stazioni più ospitali
cancellando dalla mente
gli ossidanti molecolari,
le insonnie devastanti,
chiamali come vuoi:
indagine sui punti cardinali
mai risolti con Fede e Ragione.

Nessuno sa che sei nel Minibook
con i nomi di Wanda e Shirley,
Sissy e Alejandra,
nemmeno tu che chiedi chi sono queste girl.

Il full up resta nel digital marketing
dopo i capitoli di Psicostasia di Max.

Dovrò rivedere gli appunti del dottor Mill
per ridurre la fibromialgia.

Penso a Lilian Blok
e al Gran Galà d’Orleans.

In questi giorni di frattura
resto con Instagram e le polveri dal cielo.

Brutta serata col heavy metal.
Non ho nulla da inserire nel Work Diary
se non i tuoi viaggi in Medio Oriente
dopo le frane in Valtellina.



GRANT GUY




NADIA LISANTI

Dattilografando i segni
Studio la Luce
Lo spazio non neutro è il volto
coinvolto 
stravolto
La Luna in ascolto

Un segno è la radice grafica di un libro
La gratitudine prima di un dito
Indice, lo stesso al pollice
omaggia la Scrittura 
di una nota
il là su cui si accorda
all’improvvisazione 
la trascrizione
 di un Sol in
 Sacks
sfogliando un forte piano
all’espressività 
l’inchino
alla mia man ricorda 
gli inverni nella brina 

E non vi è verso originale
che non profili un corso
al fiume sempre aperto
il “silla -labiar” di un grazie
aperto alle intenzioni
al lento veloce darsi,
l’orecchio che traduce 
memorie al parafrasarsi.

Nei sincroni gli asincroni
nei sogni son bisogni
Nei piccoli nèi che segni
fotografie e silenzi
che attendono atmosfere
e gesti, nei disegni.

9 Agosto 2024



CARLA MALERBA
Due inediti


Trascorre rapida

Trascorre rapida
la stella dei natali
in questo effimero vissuto d’ombre
finiscono quelli dell’uomo
in bianchi, sfocati paesaggi.
Uomo di pena scriveva il poeta
in noi fatica credere
fatica scorgere il senso
di una notte dispersa nel tempo:
paglia e mirra
incenso e oro
su una piccola forma di uomo
forse un sussulto.


Chiedere all’affocato pomeriggio

Chiedere all’affocato pomeriggio
il senso degli amori
che ci percorrono
nella vicenda nostra umana
e senza i quali nulla avrebbe senso
sentire il vuoto dell’indifferenza
verso passate stagioni
di cui l’unica certezza
è l’incerta memoria
che abbandona
è quanto resta
ai margini dell’ombra
nella scialba luce
che ci investe.



GIORGIO MOIO

se usi vocaboli irrevocabili
asserviti al gioco del vieto mercato
delle anguille del Volturno
tra volti stravolti nell’attesa
del 21 sulla ruota di Napoli –
credi che il giorno si colori di luce
nelle pastoie di teoremi cervellotici
asserviti alle corolle di diademi allunati
stralunati dai richiami refrattari
delle certezze –
e chissà se è meglio
sentirsi stupidi
inutili e soggiogati
dalle false promesse consolatorie
o correre come un treno senza stazioni



FILIPPO PARODI
Oceano di pace

Più profondo del mio senso di colpa per esistere
perfino più sconfinato di tutte le insicurezze
così limpido che fa paura provare a guardarci attraverso
faticoso tanto quanto non compiere alcuno sforzo.


Peace ocean

Deeper than my guilt for existing
even more boundless than all insecurities
so clear that it’s scary to try and look through it
tiring as much as making no effort.

(da F. Parodi, I Am a Dream That Is Dreaming of Me, Polimnia Digital Editions, 2024)



FRANCESCO PASCA

Co’ dieci il doppio
e
‘l due in somma
d’estate è il Giorno
al volo
al soffio
al tempo stravagante
al mio filo avvolto.
In un me cerco
lo fermo
e
d’abbraccio lo scorro.
Geometria ha regole applicate
e
di vento è lo sogno
In bianco lino è avvolto
e
ascolto in quel ch’è luce
pe’ fa’ lume in misura
pe’ fa’ de l’ombra il bello
pe’ lumeggiar lo scuro
pe’ modi a colorire ‘l due
pe’ dieci co’ ‘l suo doppio
credere
pensare
pe’ da’ somma in pensiero
pe’ da’ ‘l novo al bello
pe’ il difficile a sommare.
Luna di già primavera
Notte in pari sei al Giorno.
Luna in pensiero
e
gonfie vele in lino l’è ricordo.
Luna! Sia mio e tuo quel sogno.
Dirò di te
che son di ventidue Luce
sarò primo Giorno.



GIOVANNA SANDRI
creazione illimitata

attraversando
il come
per discontinuità e
fluttuazione


:
né puro inizio
né pura fine ma
eterno
(irreversibile)
mutare
nel
suo avanzare
la freccia
del
Tempo
com
pensa
quel
che
la
scia
cader
e

(da G. Sandri, Clessidra: il ritmo delle tracce, 1992)



TAKAHIRO SAWAMURA
Architecture of Words



STEPHAN WAGNER

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