Assenza
Il tempo non si allenta per l’assenza
che ha un suono suo nel buio,
come punto distorto dal respiro,
o quando gli occhi vorrebbero rincorrere
accenti ed aliti di antiche presenze.
Batte la bianca meridiana al galoppo
per una stagione che grugnisce,
oltre spensieratezze giovanili,
oltre i monotoni affanni
rivolti a rimembrare le scosse
di ogni ora che passa.
Inutile conchiglia la sfida delle attese
nel passo felpato della nostalgia,
nella provvisoria prudenza
delle ceneri, quando il fuoco
di una lunga agonia ha sfigurato
l’incerto sembiante.
Crepe
Leggiadra o singolare o repentina
s’adduce una sfrenata voglia
per qualche orma, nel rapido mutare
del sospiro, che torna a promesse
ormai illeggibili e sfalda le intenzioni.
Ecco le crepe da sanare riaffiorare
in vertigini malvage fra i gradini
che un tempo furono abbaglio.
Ad uno ad uno rinnovano ora calmi
i cento passi che provammo insieme
nella mappa illusoria dell’abbraccio,
ad aspettare il cancello che preciso
apre al delirio.
Asteroide
Come sfrusciare di un canto
o come il frantoio che macina chiodi
giochiamo a riflessi,
mentre rapida si accresce meraviglia.
Come il fulmine che in un attimo sparisce
nel desiderio rimane l’addio dell’aria,
battito d’ali improvviso senza ritmo.
Ho inghiottito un asteroide
in somiglianza di orribile bicchiere
spruzzato di quel nettare dolce agli dei
ed ho lasciato le orme sulla sabbia
come immagini di un percorso inutile.
Ora le cartilagini a membrane
hanno coscienza del tracciato variegato
e annodano il tessuto a tentativi
quasi tutti falliti.
Intarsio
Breve pietà per quattro versi
quando rammento abbracci
di un amore smarrito in penombre.
Altrove lettera sbiadita è la novella
che muta come nebbia nel dubbio
per chi non riconosce lo sguardo
ormai agguantato con un balzo del cuore.
Lasciamo le tue braccia in abbandono
disarmate nell’ultimo argento.
Le mie unghie scalfiscono l’immagine
a mala pena intarsiata nei colori
implorante l’abisso del tempo,
nocciolo dagli anelli spezzati.
Questi i miei nastri sotto le ceneri
per non avvistare la morte.
Dono
Come l’abbraccio tenero parla in tinture
che avviluppano membra incise al tarlo,
così le tue sembianze scolpiscono
una tregua ad esistenze avverse.
Proporre un’offerta variegata
decifrando proiezioni fantasiose
nella solitudine di uno stralcio
è una fascia che si posa leggera.
Le palpebre al tocco,
che gioca ancora nel mistero o nel delirio,
distaccano l’incedere tra bulbi e baccelli
per il dono di un’abile parola.
Una mia tela stemperata d’amore
sarà il fedele ricordo di questo dono,
luce e torrente di piumaggi fantasiosi
che affrontano un morbo irriducibile.
Ed è subito un passo che sfiorisce
nella tua improvvisa dipartita.
aprile 2024
Biografia di Antonio Spagnuolo